Non ci sono molte parole per definire l’ossessione del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, nei confronti delle ong impegnate in questi anni nelle operazioni di salvataggio di migranti nel Mediterraneo (almeno fino a quando la stretta politica e giudiziaria non ne ha limitato o fermato l’azione). Usciamo subito da qualsiasi ipocrisia, da frasi di circostanza e anche dalla rabbia per lo sciacallaggio scontato da parte del ministro delle Interiora. L’inchiesta della procura di Catania che accusa Medici Senza Frontiere e Sos Méditerranée di smaltimento illecito di rifiuti è una forzatura inaccettabile, l’ennesima puntata di quello che somiglia tanto a un accanimento persecutorio nei confronti di chi ha salvato decine di migliaia di vite umane dall’annegamento.
Un atto giudiziario che nasce dalla frustrazione acida ed evidente di un magistrato che, dopo quasi due anni di dichiarazioni pubbliche eccessive e di indagini inutili, prive di qualsiasi evidenza e riscontri (e pertanto cadute nel vuoto), tenta ancora di colpire le ong con una trovata che è a dir poco grottesca, se non fosse terribilmente irritante e grave. L’ultima trovata della procura etnea riguarda una storia di rifiuti. O meglio di abiti che hanno dato riparo a dei disperati, abiti che nel linguaggio terribile e disumano della legge vengono etichettati come potenzialmente infetti. Rifiuti da smaltire in maniera speciale. Come fossero tossici. Come se tossica, a leggere le parole dei magistrati catanesi, fosse l’umanità che arriva, stremata e violentata, nei nostri porti. O meglio arrivava, quando erano ancora aperti.
Ci sarebbe da far tremare i muri di fronte a certe squallide e feroci definizioni, ci sarebbe da chiedere conto di dati, gaffe imbarazzanti ed elementi farseschi che vengono usati per giustificare inchieste che odorano di vendetta, di frustrazione, di odio. Nel Paese delle discariche abusive, delle varie “terre dei fuochi”, nella provincia, nell’isola e nella nazione dei traffici illeciti, degli interessi affaristici e criminali sulla gestione dei rifiuti, delle discariche approvate saltando procedure, violando leggi e deturpando l’ambiente, abbiamo una procura che se ne infischia e si tuffa in una ridicola e spietata guerra alle ong.
Non si rassegna, Zuccaro, all’idea che le ong abbiano semplicemente svolto il loro lavoro umanitario, quello che l’Italia ha smesso di fare, portando avanti una missione, con Minniti prima e Salvini poi, finalizzata a distruggere qualsiasi forma di solidarietà. L’unica cosa che rendeva ancora un briciolo di onore al nostro Paese. Questo procuratore in cerca di notorietà, nonostante le sue indagini pietosamente fallite e nonostante la lente di ingrandimento posta sulle attività e sui bilanci delle ong non abbia scovato nemmeno la più minuscola delle anomalie, continua ad attaccare. Irrefrenabile. In modo insensato.
Si dice sempre che bisogna rispettare il lavoro della magistratura e attendere, ma bisognerebbe aggiungere anche che la magistratura dovrebbe mostrarsi affidabile ed equidistante. E Zuccaro non lo è e non si è mai preoccupato nemmeno di apparirlo. La sua crociata contro le organizzazioni umanitarie è scioccante, dovrebbe accendere la spia del Csm e spingere qualche forza politica a reagire ed esprimere preoccupazione per una azione sfacciatamente politica della procura contro chi, con trasparenza, ha operato in quel mare in cui si specchia la vergogna dell’Italia, della sua classe dirigente recente e attuale e di buona parte del suo popolo.
In questa indagine della procura catanese, inoltre, non c’è solo un atteggiamento persecutorio, ma ci sono anche un linguaggio e una maniera di affrontare il tema della migrazione che producono falsità e razzismo. Presentare i migranti come un popolo di potenziali infetti, utilizzare i dati sanitari con tale ignoranza (come quando si afferma che la Tbc o l’Aids possano essere trasmesse per via tessile…), prefigurare allarmi che non esistono, perché smentiti da qualsiasi istituzione medica nazionale, per convalidare la propria tesi sul rischio di contaminazione degli abiti e dei materiali consegnati in porto, è ancora più grave della stessa accusa mossa alle ong sullo smaltimento. Le conseguenze sono già visibili nell’odio fomentato sui social, nel clamore della notizia in un Paese crudele, razzista, nel quale per di più pesa il silenzio di chi dovrebbe reagire, combattere politicamente questo soffocante sistema di propaganda incrociata.
Ci siamo già passati poche settimane fa con Mimmo Lucano, con quell’ordinanza di arresto imbarazzante, con una indagine misera e grossolana sulla quale il procuratore di Locri, altro habitué dell’esposizione mediatica con giudizi inadeguati al proprio ruolo, ha basato il suo contributo al sistema di smontaggio del modello Riace. Azioni giudiziarie che si incastrano perfettamente e funzionalmente con un certo orientamento politico, con una narrazione allucinante e bugiarda del mondo della solidarietà che è già piena di fake news, allusioni, dicerie, accuse infamanti sputate senza uno straccio di prova. Azioni che inquinano l’immaginario collettivo e che poi, anche se smentite, ottengono comunque l’obiettivo di aver lasciato macchie che la coscienza della gente vedrà sempre, anche davanti alla smentita.
I rifiuti sono così diventati il nuovo grimaldello che qualcuno sta usando per scardinare la solidarietà. Ridicola l’accusa a Lucano e ancora più ridicola quella a MSF. Uno scenario politico e giudiziario inquietante, nel quale il centrosinistra tace. Silenzio strategico e vergognosa codardia. Un atteggiamento che ha una duplice ragione: la prima è che, in nome della ricerca di un consenso sporco, si preferisce continuare a sacrificare le ong (contro le quali, peraltro, è stato il governo precedente ad avviare la guerra); la seconda è che non ci si vuole distaccare dalla posizione ormai radicata di solidarietà con la magistratura.
Quest’ultima è la più grande anomalia del centrosinistra ma soprattutto degli eredi della sinistra, i quali, ai tempi di Berlusconi, per combattere il nemico si sono schierati tout court con la magistratura. Sempre e comunque, con tanto di liste aperte per la candidatura di ex magistrati tra le proprie fila. Uno spostamento culturale per una sinistra per la quale la responsabilità dei giudici e il rifiuto del giustizialismo un tempo erano principi fondanti della propria linea politica.
Ecco i motivi del silenzio sulla vicenda Riace prima e su quella delle ong poi. Un silenzio maleodorante, esattamente quanto la logorrea di Salvini e la parzialità evidente e pericolosa di Zuccaro, sul quale qualcuno dovrebbe iniziare a vigilare.