La gigantesca migrazione incrociata dei soprintendenti italiani, che è
in corso in queste ore, assomiglia più ad un massacro delle competenze
che non ad un vero rinnovamento. La Uil parla di «palesi scorrettezze e arbitri»:
e se forse è presto per dare un giudizio complessivo, colpiscono
(negativamente) scelte come quella di rimuovere da Napoli Giorgio
Cozzolino (colpevole forse di essersi opposto alla commercializzazione
delle piazze di Napoli), e più in generale di gettare al vento
comprovate esperienze virtuose.
Ma la scelta più incomprensibile appare quella di affidare la
Soprintendenza più importante d'Italia – quella di Roma – a Renata
Codello, fino a ieri soprintendente ai monumenti di Venezia.
Con questa decisione il Ministero sembra aver voluto «onorare e riconoscere ai livelli più alti» – come ha subito notato, elegantemente, l'interessata – il lavoro veneziano della Codello.
Un lavoro, in questi anni, al centro di pesantissime e fondatissime
critiche da parte dell'opinione pubblica veneziana, delle associazioni
di tutela, del migliore giornalismo italiano: che hanno rimproverato
alla Codello nientemeno che i «silenzi
sul raddoppio dell’hotel Santa Chiara (vetro, cemento e acciaio: sul
Canal Grande) e sulle immense navi da crociera che sfilano davanti a San
Marco». Italia Nostra ha messo in file le prove della Soprintendente
Codello: la «distruttiva lottizzazione di Ca’ Roman», lo «scandaloso
progetto di “restauro” del Fontego dei Tedeschi», il raddoppio del Santa
Chiara, «i progetti al Lido che hanno ridotto l’isola a spettro di se
stessa».
Per tutta risposta, la Codello ha querelato Italia Nostra e Gian Antonio
Stella. Scelta che non certifica esattamente un attitudine ad un aperto
e franco confronto con i cittadini.
Ma non basta, e qua lascio la parola allo stesso Stella: «Per
dar battaglia in tribunale la Codello ha scelto l’avv. Adriano Vanzetti
di Milano. Cioè il legale del Consorzio Venezia Nuova nella causa
(persa) contro Vincenzo Di Tella, Paolo Vielmo e Giovanni Sebastiani,
tre ingegneri rei di aver criticato il costosissimo progetto del Mose,
sempre contestato dagli ambientalisti. ... Ora, fermo restando il
diritto di ciascuno di scegliersi l’avvocato che vuole, è opportuno che
chi è delegato a tutelare Venezia scelga contro Italia Nostra proprio un
legale di fiducia di quel Consorzio tanto contestato dagli
ambientalisti? Lecito è lecito, ovvio. Ma opportuno? Di più: sapete chi
firmò nel 2012 il ricorso di «Terminal Passeggeri» contro il decreto
(«penalizzante») del ministro dell’Ambiente sui rifiuti dei traghetti e
delle navi da crociera? L’avvocato Francesco Curato. Marito della
soprintendente che rivendica il diritto di non esprimersi su quelle navi
perché, alla romana, 'nun je spetta'».
Insomma, proprio ciò di cui ha bisogno la già provatissima Capitale. E
uno si chiede: ma il ministro Dario Franceschini, il Segretario Generale
del Ministero e il Direttore delle Belle arti lo leggono il «Corriere
della sera»? La scelta di premiare la Codello con la Soprintendenza di
Roma sembra così incredibilmente inopportuna da far quasi pensare che lo
leggano eccome, e che l'abbiano fatto apposta. Il Presidente del
Consiglio ha scritto - come è noto - che «sovrintendente è una delle
parole più brutte di tutto il vocabolario della burocrazia». Si sa,
Matteo Renzi non ama che i fatti lo contraddicano: ed eccolo
accontentato.
La scelta più incomprensibile appare quella di affidare la Soprintendenza più importante d'Italia – quella di Roma – a Renata Codello, fino a ieri soprintendente ai monumenti di Venezia