APARTHEID ALL’ITALIANA

di Massimiliano Perna –ilmegafono.org - 11/02/2009
La nostra democrazia ha toccato il fondo: le misure disumane adottate dal governo e dalla maggioranza parlamentare riflettono il rigurgito nazifascista che trabocca dallo stomaco di un popolo che sfrutta e brucia gli stranieri

Un attacco frontale, deciso, violento, diffuso: un attacco che ha come bersaglio gli immigrati, lo “straniero”, il “diverso”. A sferrarlo è l’Italia, le sue istituzioni, i suoi mezzi di informazione, la gente comune. Una politica irresponsabile, guidata dai capi del putrido verminaio leghista-padano, con l’avallo consapevole dei mass media, ha creato un clima di odio e di violenza che, complice la sottocultura imperante nel nostro Paese, sta già partorendo vittime e carnefici. La terribile vicenda del cittadino indiano bruciato vivo alla stazione di Nettuno è solo l’ultimo episodio di una serie infinita di atti di ignobile crudeltà a sfondo razziale che si consumano quotidianamente in tutta Italia. I tre balordi laziali protagonisti del rogo umano non possono essere considerati tre ragazzi qualunque “condizionati” dall’alcol, dalla droga e dalla noia, come una raffinata logica giustificazionista vuole farci credere. Sono tre criminali, sono lo specchio di una società sempre più degradata e degradante, in cui la totale assenza di valori e di significati veri comincia a pesare sempre di più, producendo antichi mostri come l’odio per ogni forma di diversità, di differenziazione.

Il razzismo è l’unica parola che può fungere da didascalia per atti come quelli di Nettuno. Non c’entra la droga, nemmeno l’alcool, nemmeno la noia. Quelli sono solo motivi addotti da chi spera di far passare il tentato omicidio a sfondo razziale per una semplice bravata di tre giovani (29, 19 e 16 anni), in modo da ottenere sostanziali sconti di pena. Ma è evidente che non è una bravata, se si considera la premeditazione o il fatto che, dopo aver dato fuoco all’indiano, i tre ragazzi si sono scambiati sms in cui si mostravano fieri e orgogliosi di aver “fatto la festa” al malcapitato. Eppure in Italia, oggi, si usa così. Si parla di mancanza di educazione, di valori, ma lo si fa cercando di utilizzare questa lacuna come mezzo per deresponsabilizzare i giovani, per eliminare in loro qualsiasi logica di colpevolezza: sono vittime di una società che altri hanno costruito, non loro.

È la stessa identica logica delle famiglie che continuano a proteggere questi potenziali assassini, ben capaci di pensare, ragionare, decidere delle loro azioni. Come il giovane che a Roma, a Capodanno, durante il Rave party organizzato dal Comune di Roma ha stuprato una ragazza, per poi ottenere gli arresti domiciliari. Anche qui, si adduce la giustificazione della droga e dei suoi devastanti effetti. Ad altri criminali, i rumeni che hanno violentato la ragazza di Guidonia, invece si assegna un trattamento differente, come se ci fosse differenza tra chi commette uno degli atti più ignobili e crudeli che l’uomo possa compiere. Una logica aberrante, che in televisione passa in maniera subliminale. Nessuno può essere legittimato ad usare violenza su qualcun altro, sia che si tratti di un italiano sia che si tratti di uno straniero, allo stesso modo non si possono accettare logiche di impunità basate sulla nazionalità.

Lo stupratore è semplicemente un maschio, nella peggiore accezione del termine, portatore di una logica patriarcale e machista che produce la totale assenza di rispetto nei confronti delle donne. Per tale ragione merita punizioni durissime, senza che si accetti alcuna giustificazione. Perché niente giustifica l’orrore. Ma in Italia ci si indigna di più se a commettere dei reati sono dei criminali stranieri e la magistratura spesso segue questo principio. Anche lo Stato fa altrettanto. Prendendo come pretesto l’orribile fatto di Guidonia (e altri fatti su cui la stampa ha immediatamente e scrupolosamente informato), il ministro Maroni, in rappresentanza del governo e del popolo leghista, ha immediatamente annunciato l’inasprimento della lotta ai clandestini, ignorando che gli autori dei crimini clandestini non erano: “Per contrastare l’immigrazione clandestina non bisogna essere buonisti ma cattivi, determinati, per affermare il rigore della legge”. Con queste parole da Fuhrer, il ministro ha vomitato tutto il suo odio, la sua bestiale fame xenofoba, facendo esultare il volgo padano.

Così come se non bastasse, in pochi giorni si assumono misure ulteriori che si aggiungono ad una legge sull’immigrazione che già mostra tutta la sua disumanità nei confronti di chi viene in questo maledetto Paese, in quanto è una legge illegale che umilia i diritti umani e che aumenta e favorisce la clandestinità, così da consegnare alle imprese italiane (soprattutto nel nord e nel nord-est leghista) nuovi schiavi da sfruttare a costi minimi e con un potere di ricatto immenso. I numeri delle espulsioni sono finti, si basano solo sui fogli di via, mentre poi in realtà nessuno lascia l’Italia e continua a vivere nello sfruttamento e nel silenzio più assoluto. E chi vuole mettersi in regola deve fare i conti con gli Uffici Immigrazione delle questure italiane, che spesso si rendono protagonisti di soprusi e di violazioni di legge gravissime.

A rimetterci sono sempre loro, gli immigrati, che adesso vengono sottoposti ad un sistema meschino di delazione, che ne mette a rischio anche il diritto alla salute, riconosciuto dalla Costituzione a tutti, anche ai non cittadini. Si tratta della norma nel decreto sicurezza appena passato al Senato che prevede che il medico, nel caso in cui un clandestino si presenti per delle cure, non rispetti più l’anonimato (come è previsto dalla legge), bensì, una volta curato il paziente, lo denunci all’autorità giudiziaria. Un provvedimento che mette a repentaglio la salute di migliaia di persone, costrette a soffrire e a privarsi delle cure mediche. A ciò si aggiungano la tassa sul permesso di soggiorno (da 80 a 200 euro) e l’istituzionalizzazione delle “ronde padane”, ossia eserciti di stolti e bifolchi, animati solo da logiche di caccia e da sentimenti di odio con cui si fregeranno del titolo di giustizieri della notte.

Accanto a queste ultime raccapriccianti misure di rimembranza nazista, anche a livello locale c’è chi ha individuato nella delazione un nuovo strumento di lotta all’immigrato: nel comune di Turate (Milano), la giunta leghista ha predisposto un ufficio per le delazioni (aperto per due ore, un giorno a settimana) in cui i cittadini possono denunciare un presunto clandestino, sulla base anche del semplice sospetto circa la clandestinità di un immigrato. Non c’è più limite alla decenza. Siamo di fronte ad un degrado razzista che attraversa l’intero territorio nazionale, ad ogni suo livello.

C’è solo una parte della società italiana che si batte, protesta, combatte (spesso in silenzio) per fronteggiare il pugno di ferro di chi vuole riportare indietro la storia del mondo, con tutti i suoi orrori, con il carico di violenze e di umiliazioni che le sue vittime, gli ultimi di ogni epoca, hanno vissuto. Bisogna fermarli, bisogna fare vedere che in questa nazione di stolti c’è anche una faccia sana, colta, solidale e aperta. Come quella degli abitanti di Lampedusa che, con parole semplici e genuine, hanno manifestato solidarietà ai migranti imprigionati dentro il Cpt, denunciando ciò che avviene lì dentro, i soprusi, le privazioni, le umiliazioni a cui sono sottoposti. Una voce di speranza che viene dal Sud, dal centro di quel Mediterraneo, che da fonte di vita si è trasformato in luogo di morte, sotto il tramonto dei sogni di migliaia di anime venute da lontano.

 

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