Elezioni: sbarramenti & blindature

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 07/02/2009
Storia di una classe politica senza qualità

In questi giorni si fa un gran parlare del nuovo ritocco alla legge elettorale, in vista delle prossime Elezioni Europee, con l’introduzione – concordata fra PD e PdL – di uno sbarramento alla rappresentanza del 4%. Cioè a dire in soldoni, che il partito che non raggiunge il 4% non avrà parlamentari. Uno sbarramento assurdo, visto che al Parlamento europeo non serve una “stabilità” per governare. Un atto assolutamente arbitrario e antidemocratico, che vanifica la volontà elettorale di molti cittadini e che falsifica la “mappa delle rappresentanze politiche” di questo paese e della stessa Europa.

Ma siamo sicuri che la gente capisca di cosa stiamo discutendo? Io ho i miei dubbi. Oggi più che informazione si fa gossip e anche morboso spesso, ma le notizie politiche importanti quasi sempre sono espresse con linguaggi tecnici volutamente difficili e spesso inacessibili alle persone meno informate e colte. Così la vera informazione è ormai monopolio di pochi: di quelli che sono in grado di capire, o che hanno la possibilità di attingere a fonti di informazione alternativa, internet compresa. Siamo molto distanti, insomma, da quello che mi diceva- allora avevo solo 18 anni - il mio vecchio capo redattore, tanti, troppi anni fa “ricordati: deve capire quello che scrivi anche la signora Cogodda che vende le uova al mercato.”. Beh, devo dire che la ormai mitica signora è più di quarant’anni che mi fa compagnia quando scrivo e credo che in questo caso mi direbbe che non ha capito niente. E non posso darle torto. Non ha capito niente né degli sbarramenti, né delle varie leggi elettorali, né del sistema proporzionale, né di quello maggioritario, ma soprattutto non ha capito la necessità di tanti cambiamenti e quello che c’è dietro. Forse perché sui giornali queste cose non ci sono, perché chi controlla l’informazione non vuole che si sappiano e/o forse non le sanno nemmeno i giornalisti che ne scrivono, chissà. E tanto meno la signora verrà informata da una classe politica sempre più indifferente al proprio elettorato e che la preferisce ignara e manovrabile. L’argomento elezioni poi è di per sé davvero ostico: le assegnazioni dei seggi sono ormai diventate così complicate, che ci vuole una laurea in matematica per capire come si calcolano i quozienti e si attribuiscono i resti…E così la suddetta signora non avendo capito in cosa consistono queste nuove norme non è in grado neppure di comprenderne le conseguenze e difendersene. Già: perché sapere è potere…. E allora per capire meglio anche noi come siamo arrivati a questo punto, dobbiamo tornare un po’ indietro nel tempo e vedere dove incomincia la frana istituzionale e legislativa, che è diventata una “porcata” di valanga.

E partiamo sempre dalla Grande Madre, dalla nostra amata Costituzione. Vediamo cosa dice sulle elezioni, alla Parte II, Titolo I, art. 55 e seguenti. Ma è la stessa che scrissero i Padri costituenti? Eh, no… quella che abbiamo è quella che è stata modificata e che comunque all’articolo 56 recita “ La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto” . Non mi pare che l’ultima riforma elettorale del 2005 risponda a questo requisito. Se io non posso eleggere col mio voto la persona perbene che è nella lista che ho scelto e il cui nome si trova in fondo ad essa, ma col mio voto - che la legge mi obbliga a dare alla coalizione o al partito - eleggo il corrotto in prima posizione, non è più di voto diretto che si sta parlando. E così se il mio voto viene buttato via perché il mio partito non raggiunge una certa percentuale (stabilita da leggi fatte da partiti concorrenti!), beh, anche in questo caso l’articolo 56 viene disatteso. E anche l’articolo 1 che dice “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. La sovranità appartiene a NOI, non ai partiti. Invece mi viene impedito di esprimere col voto il mio diritto-dovere di cittadino, sancito dall’articolo 48. Di più: mi viene tolto il diritto di censura, cioè di esprimere una critica nei confronti della classe dirigente che io stesso ho votato e di rimandare a casa coloro che mi hanno deluso. In questo modo io cittadino che vota sono ridotto solo a un utile idiota, che col mio voto ratifico solo decisioni prese da altri, in sedi alle quali non ho nemmeno diritto di accesso. E non serve che ci sia un articolo 50 che dice “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità” perché sarebbe come chiedere di smetterla di fare i loro interessi: se ne fregherebbero nel modo più assoluto. Ci ignorerebbero, così come non hanno mai messo all’ordine del giorno per discuterla nessuna legge di iniziativa popolare. Hanno perfino vanificato i risultati dei referendum!! Come siamo finiti ostaggio di questa gente? E come soprattutto possiamo uscirne? Vi dico subito che la vedo in salita….

Ma non è stato sempre così. Cominciamo dal principio: con il decreto legislativo luogotenenziale n°74 del 10 marzo 1946 fu introdotta la legge elettorale proporzionale. “ Concepita per gestire le elezioni dell’Assemblea Costituente previste per il successivo 2 giugno, fu poi recepita come normativa elettorale per la Camera dei Deputati con la legge n°6 del 20 gennaio 1948”. Per quanto riguarda il Senato della Repubblica, i suoi criteri di elezione vennero stabiliti con la legge n°29 del 6 febbraio 1948 la quale, rispetto a quella per la Camera, conteneva alcuni piccoli correttivi in senso maggioritario, pur mantenendosi anch'essa in un quadro larghissimamente proporzionale.

Cosa voglia dire sistema proporzionale è presto detto ed è intuitivo: ciascun partito otteneva il numero di seggi in proporzione ai voti presi. L'assegnazione di seggi alle liste circoscrizionali avveniva con un sistema proporzionale: determinato il numero di seggi guadagnati da ciascuna lista, venivano proclamati eletti i candidati che, all'interno della stessa, avessero ottenuto il maggior numero di preferenze da parte degli elettori, i quali potevano esprimere il loro voto per un massimo di quattro candidati. Il meccanismo per eleggere il senato era un tantino più complesso:” la legge elettorale del Senato si articolava su base regionale, seguendo il dettato costituzionale (art.57). Ogni Regione era suddivisa in tanti collegi uninominali quanti erano i seggi ad essa assegnati. All'interno di ciascun collegio, veniva eletto il candidato che avesse raggiunto il quorum del 65% delle preferenze: tale soglia, oggettivamente di difficilissimo conseguimento, tradiva l'impianto proporzionale su cui era concepito anche il sistema elettorale della Camera Alta”. Qualora, come normalmente avveniva, nessun candidato avesse conseguito l'elezione, i voti di tutti i candidati venivano raggruppati in liste di partito a livello regionale e quindi, all'interno di ciascuna lista, venivano dichiarati eletti i candidati con le migliori percentuali di preferenza. Un sistema un po’ macchinoso, ma ancora perfettamente comprensibile. Si capisce inoltre benissimo qual era il fine e la motivazione: garantire una reciproca vigilanza fra le due camere e dare la massima rappresentanza sia delle formazioni politiche che delle espressioni territoriali. Si usciva da un lungo periodo di dittatura e garantire la massima libertà di espressione, la rappresentanza e la democrazia e porle in salvo in ogni modo possibile, era il primo obiettivo dei Padri costituenti.

Gli “attentati” alla formula proporzionale, tuttavia, cominciarono subito: il governo De Gasperi, con la legge n° 148 del 1953, tentò di introdurre un premio di maggioranza per la coalizione che avesse raggiunto la maggioranza assoluta dei voti, ma le opposizioni osteggiarono fermamente quella che chiamarono “Legge Truffa”, che tuttavia fu egualmente approvata, nonostante proteste e dimissioni di ben due presidenti del Senato consecutivi ( allora succedeva anche questo!). Secondo gli oppositori l'applicazione della riforma elettorale avrebbe introdotto una distorsione inaccettabile del responso elettorale. I fautori invece vedevano la possibilità di assicurare al Paese dei governi stabili, non ritenendo praticabili alleanze più ampie con i partiti di sinistra, o con i monarchici e i missini. In realtà chi vinceva voleva un potere assoluto e la possibilità di decidere senza il consenso degli altri. Promulgata il 31 marzo 1953 (n° 148/1953), la “Legge Truffa”, composta da un singolo articolo, introduceva un premio di maggioranza consistente nell'assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei Deputati alla lista - o a un gruppo di liste apparentate – che avesse raggiunto il 51% dei voti validi. Ma nella tornata elettorale seguente nessun partito conquistò il quorum richiesto dalla legge e così il premio di maggiornaza fu abolito, senza che fosse mai stato utilizzato. Le norme elettorali riguardanti sia la Camera che il senato furono poi raccolte nel Testo Unico n°361 del 30 marzo 1957.

Fino agli anni ’90 non ci furono altri tentativi di cambiamento, ma con l’inchiesta di “Mani Pulite” nel 1992, si aprì uno scenario politico – quello sì! – completamente nuovo: il re (ovvero la classe al potere) fu denudato e il suo corpo era in decomposizione. Dall’armadio dei partiti uscì una montagna di scheletri, fatti di tangenti, di bustarelle, di corrotti e corruttori e la classe politica per intero toccò il punto più alto nel disprezzo degli elettori. Beh, fino a quel momento, almeno: oggi stiamo sperimentando come non ci sia mai fine al peggio…. Comunque, allora il sistema politico dei partiti era in crisi, la gente chiedeva un cambiamento, un rinnovamento totale, voleva che certe facce inamovibili che nel corso degli anni aveva visto avvizzire e invecchiare, se ne andassero finalmente a casa. Cominciarono processi di vario tipo e natura a tutta la classe politica e i partiti cercarono di rinnovarsi, di offrire una nuova facciata, un nome meno sputtanato. La DC era andata in pezzi sotto gli scandali, il PSI grazie alle note vicende del suo segretario, scappato ad Hammamet, era finito nel ludibrio, i piccoli partiti erano scomparsi e la destra cominciava a pavoneggiarsi e a esibire la propria estraneità agli scandali, conquistandosi il ruolo – come si dice volgarmente – di “giglio nel cesso”. Nessuno disse che non era negli scandali perché era fuori dalla gestione del potere. Come è dimostrato da ciò che avviene oggi, che al potere c’è. Poteva risollevare la cresta, comunque, perché tutti avevano ben altro a cui pensare e perché perfino il Partito Comunista aveva i guai suoi, e non solo a causa di bustarelle e tangenti: nel 1989 era caduto il muro di Berlino, portando con sé ben altro che pietre e mattoni e inoltre se nel 1990 la Germania si era riunificata, nel 1992 era stata ufficialmente sciolta l’URSS. E cominciavano a circolare voci sul comunismo russo e sui gulag, tutt’altro che edificanti. Così l’obiettivo del PCI era diventato quello di rifarsi una verginità prendendo le distanze dalla madre Russia, di farsi accettare dai benpensanti moderati, anche a costo di cancellare la parola comunismo dal suo vocabolario.

Un anno pieno di enormi cambiamenti, quel 1992. Nella politica mondiale, non solo in quella italiana. Il panorama politico si complica, i partiti si modificano e si sbriciolano e così anche il sistema elettorale proporzionale, rimasto in vigore per quasi cinquant'anni, viene usato come capro espiatorio e giudicato erroneamente la causa di parcellizzazione partitica ed instabilità governativa, e quindi abolito tramite referendum il 18 aprile 1993, lasciando campo ad un sistema prevalentemente uninominale, grazie alla legge Mattarella, detta familiarmente “Mattarellum”. (Ancora adesso sono sempre più convinta di aver fatto bene a votare NO.)

Ma in che caspita consisteva questo Mattarellum? Non proverò a spiegarlo nei dettagli, anche perché ho trovato io stessa delle difficoltà a capire il senso di certi meccanismi inutilmente contorti e macchinosi e quando mi sono imbattuta anche in formule matematiche per il calcolo dei quozienti, beh, a quel punto mi sono arresa! Comunque, per farla breve, era una formula di passaggio fra il proporzionale puro e il maggioritario e conteneva già una soglia di sbarramento al 4%, almeno per una parte dell’assegnazione dei seggi. Infatti c’erano due modalità di attribuzione dei seggi: la prima parte di essi veniva assegnata in base a un sistema maggioritario a turno unico ( in poche parole: veniva eletto parlamentare il candidato che aveva riportato la maggioranza relativa dei voti nel suo collegio. E c’erano 475 collegi uninominali per la Camera e 232 per il senato…), la seconda parte di seggi veniva assegnata invece con un sistema tendenzialmente proporzionale: e per favore non chiedetemi perché! So solo che alla spartizione dei 155 seggi residui potevano partecipare soltanto i partiti che avevano superato la soglia di sbarramento al 4%... già. Io ho molto semplificato, in realtà non è finita così, ci sono i calcoli dei quozienti, l’attribuzione dei resti, il coseddetto scorporo… viene da chiedersi: ma perché cercare meccanismi così contorti, se non per nascondere altri scopi: primo fra tutti quello di garantirsi un vantaggio?

In quello stesso sfigatissimo 1993, nel vuoto lasciato dai partiti tradizionali, alla ricerca di una nuova identità, l’imprenditore Silvio Berlusconi capisce che la gente ha bisogno di qualcosa di nuovo e fonda il suo partito, lo chiama Forza Italia e vince le elezioni del 1994. Questo nonostante la legge 361 del 1957 - che riguarda l'ineleggibilità al Parlamento - all’articolo 10, reciti:
Non sono eleggibili inoltre:
1)
coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l'obbligo di adempimenti specifici, l'osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta;
2) i rappresentanti, amministratori e dirigenti di società e imprese volte al profitto di privati e sussidiate dallo Stato con sovvenzioni continuative o con garanzia di assegnazioni o di interessi, quando questi sussidi non siano concessi in forza di una legge generale dello Stato
….

Sembrava un articolo fatto per lui, ma nessuno, nella sgangherata sinistra italiana, si preoccupò di farlo valere. Con le conseguenze che ben sappiamo.

Dunque quegli anni 1992-94 sono gli anni della svolta, in cui la vecchia classe politica, messa sotto processo non solo dalla magistratura, ma anche dagli elettori, capisce che il suo potere è fragile e che le può essere tolto. Forse quella gente arrogante non lo aveva nemmeno messo nel conto, ma dal quel momento capisce che la festa può finire di colpo e che ciascuno di loro può precipitare dalle stelle alle stalle. E decide così di blindare il proprio potere. E come? Modificando a proprio vantaggio tutti i passaggi più insidiosi, primo dei quali è quello elettorale. Come togliere di mano al cittadino il potere di dare, ma soprattutto di revocare la delega a rappresentanti? Prima di tutto non dando la possibilità agli elettori di scegliersi i candidati, poi impedendo a piccoli gruppi o partiti di affacciarsi al Parlamento, di rappresentare il dissenso e magari di ritagliarsi un ruolo troppo importante. Ma l’uovo di Colombo è reinserire il premio di maggioranza per chi vince le elezioni. In modo che chi lo conquista abbia praticamente un potere incontrastato e la possibilità di governare senza ascoltare l’opposizione. E questo è il principio di una forma di dittatura. La “Legge Truffa” è stata dunque rispolverata e, come già detto, riproposta nel 2005 da Calderoli. Ma non basta, questa legge ha stravolto ogni legge precedente: sono stati aboliti i collegi uninominali; sono state istituite liste bloccate, per cui l'elettore si limita a votare solo per delle liste di candidati, senza la possibilità - come si verifica tuttora per le elezioni europee, regionali e comunali - d'indicare preferenze. L'elezione dei parlamentari dipende quindi completamente dalle scelte e dalle graduatorie stabilite dai partiti; viene rimesso – come dicevamo – il premio di maggioranza: viene garantito un minimo di 340 seggi alla Camera dei Deputati alla coalizione che ottiene la maggioranza relativa dei voti. Da notare che 12 seggi, assegnati alla circoscrizione Esteri, sono contemplati a parte, come anche il seggio della Valle d'Aosta. Come se non bastasse la legge prevede l'obbligo, contestualmente alla presentazione dei simboli elettorali, per ciascuna forza politica di depositare il proprio programma e di indicare il proprio capo, che sarà il presidente del Consiglio. Esautorando di fatto così il Presidente della Repubblica, a cui spetta il potere di conferire la carica di presidente del Consiglio. Ma non è finita, a tutto questo si aggiunge una soglia di sbarramento: per ottenere seggi alla Camera, ogni coalizione deve ottenere almeno il 10% dei voti nazionali; per quanto concerne le liste non collegate la soglia minima viene ridotta al 4%. Così appare chiaro che ogni cambiamento fatto in questi anni è stato un lento, ma inesorabile avvicinamento al potere assoluto.

Che la destra si blindi è cosa comprensibile: in un certo senso è costretta a farlo, perché proteggendo interessi personali di pochi deve crearsi un consenso, anche fittizio, magari anche indotto in modo “subliminale”, attraverso una informazione asservita, ma soprattutto attraverso modelli di società sempre più cinici e meno sensibili all’etica. Quello che è francamente scioccante è che la sinistra si sia adeguata a modelli che non sono mai stati suoi e usando un linguaggio assolutamente irriconoscibile. Questo snaturamento, questa perdita di identità è avvenuta però solo a livello di dirigenza e non di base e questo spiega il distacco ormai incolmabile fra la casta di CS e quello che una volta era il suo elettorato, che ancora si ribella e la punisce facendole mancare il voto, voltandole le spalle e criticandola pubblicamente, anche in modo aspro e violento.

Se questo conflitto è ben visibile nella sinistra, tuttavia ormai sono sensibili non solo incrinature ma vere e proprie scissioni anche in contesti di destra, anche se quell’elettorato è sempre stato molto meno critico e informato. Sta di fatto che fra il povero cittadino che va a votare e la gente che si siede in Parlamento il solco ormai si è fatto sempre più ampio, tanto che pare non esserci nemmeno più una qualche relazione fra le due parti. E sempre meno gente va a votare, perché la possibilità di esprimere la propria volontà è stata annullata da leggi che hanno continuamente, sistematicamente e regolarmente blindato una classe dirigente sempre più invisa. Insomma: puoi votare per un partito o per una coalizione, ma non puoi sceglierti le persone: è il partito e la coalizione che sceglie per te, così i primi delle liste vengono eletti coi voti degli ultimi, magari. E troppo spesso, come abbiamo detto, fa parte dei primi posti gente che tu non avresti mai votato perché sono quasi sempre persone senza nessuna credibilità e nemmeno nessun seguito, ma sono invece molto addentro ai meccanismi di gestione del potere. Un tempo erano quelli con le tasche piene di tessere che vincevano i congressi e le elezioni, adesso non è nemmeno più necessario: basta mettere in lista qualcuno che porti voti e appropriarsene, come luride zecche che succhiano il sangue di altri.

Ma alla casta bipartisan questo ancora non bastava: bisognava anche disfarsi, a destra e a sinistra, di frange di dissenso, di voci che, pur deboli ed isolate, dicessero cose diverse, dessero altre informazioni e altre versioni dei fatti, risvegliassero coscienze. Così è tornata fuori la scusa della stabilità e lo sbarramento percentuale nelle competizioni elettorali ha la tendenza a salire sempre più in alto, fino a che avrà zittito ogni voce diversa, ogni dissenso. La riprova è lo sbarramento posto anche nelle elezioni europee.

Ma le blindature, gli sbarramenti sono solo un sintomo, non la malattia: non fermiamoci a guardare il dito, ignorando la luna che indica. Stiamo andando verso una espropriazione completa del potere popolare, verso la spoliazione del cittadino di ogni suo diritto. Noi siamo in grave pericolo, in gravissimo pericolo!!

Ogni giorno un pezzo di civiltà si sgretola e cade nel fango: l’ultima trovata di Berlusconi è di stasera, quella di cavalcare il caso Englaro e con la scusa della pietà per Eluana aprire un conflitto istituzionale con la presidenza della repubblica. Se Napolitano cioè si rifiuta di ratificare il DL sulla obbligatorietà della forzata nutrizione per coloro che sono in coma irreversibile, Berlusconi andrà in piazza e cambierà la Costituzione. Un proclama di una gravità inaudita! Come se non fosse bastata la trovata dei medici delatori degli extracomunitari ammalati. Qualcosa di così ripugnante e inumano, che si è ribellato perfino l’Ordine dei medici.Ora si capisce bene che errore mostruoso sia il premio di maggioranza: altro che stabilità dei governi!. Non era certo questo che intendevano per democrazia e per maggioranza i Padri costituenti.

E tutto questo avviene non solo perché l’ha voluto la destra, ma perché la sinistra glielo ha permesso. Hanno fatto sembrare la pluralità dei partiti come una anomalia, come una malattia, come qualcosa che avrebbe intaccato la stabilità e la governabilità e non come una ricchezza, e come la condizione normale di ogni democrazia europea. Hanno mentito: ci hanno fatto dimenticare quanto sono stati importanti anche i piccoli partiti nella formazione della coscienza civica: il Partito d’Azione è un esempio per tutti. E spesso dai piccoli partiti sono arrivati personaggi importanti: negli anni ‘60, per esempio, il Partito Repubblicano non arrivava all’1%, eppure Ugo La Malfa non solo sedeva in Parlamento, ma è stato anche un Ministro della Repubblica e veniva considerato a livello mondiale un economista di prima grandezza. Oggi non lo farebbero nemmeno entrare a Montecitorio. Sono considerazioni che non possiamo ignorare.

Così come è meglio che facciamo anche una riflessione storica: questa legge maggioritaria voluta dal cavaliere e dalla sua coalizione, e non abrogata dal governo di CS che si avvicendò, è persino peggio della legge Acerbo del 1923 voluta da Mussolini: anche allora la lista che raccoglieva più voti prendeva la maggioranza dei seggi. “Alle elezioni del 6 aprile 1924 il Listone Mussolini prese il 61,3% dei voti (il premio di maggioranza era scattato, come prevedibile, per il PNF): i fascisti trovarono il modo di limare anche il numero di seggi garantiti alle minoranze, alla cui spartizione riuscirono a partecipare mediante una lista civetta (la lista bis) presentata in varie regioni e che strappò ulteriori 19 scranni, mentre le opposizioni di centrosinistra ottennero solo 161 seggi, nonostante al Nord fossero in maggioranza con 1.317.117 voti contro i 1.194.829 del Listone. Complessivamente, le opposizioni raccolsero 2 511 974 voti, pari al 35,1%......La riforma fornì all'esecutivo "lo strumento principe - la maggioranza parlamentare - che gli avrebbe consentito di introdurre, senza violare la legalità formale, le innovazioni più traumatiche e più lesive della legalità statuaria sostanziale, compresa quella che consisteva nello svuotare di senso le procedure elettorali, trasformandole in rituali confirmatori da cui era esclusa ogni possibilità di scelta".  Vi ricorda qualcosa?

Il 10 giugno di quello stesso 1924 veniva rapito e ucciso il deputato socialista Giacomo Matteotti, che aveva denunciato i brogli elettorali delle elezioni appena concluse, in un suo famoso e coraggioso discorso alla camera dei deputati.

« Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai » questa frase, detta con serena certezza, meno di settant’anni dopo non era più vera. Quell’idea fu ufficialmente tradita e uccisa, beffata e vilipesa proprio da coloro cui competeva difenderla, nel lontano e amaro 1992.

Barbara Fois

 

Approfondimenti

Ho trovato un grafico su Wikipedia che vi riporto qui: sono le rappresentanze dei partiti nel Parlamento italiano dal 1895 ad oggi. Se passate col mouse sui rettangoli colorati leggete anche i nomi dei partiti e la loro percentuale. Beh, è una lettura interessante e non priva di sorprese amare e che solleva non pochi interrogativi.

 http://it.wikipedia.org/wiki/Grafico_delle_elezioni_politiche_italiane

 

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