Il ‘modello sardo’

di Francesco Baicchi - 26/11/2008
Le dimissioni di Soru da Presidente della regione Sardegna costituiscono a mio avviso un elemento chiarificatore nell’attuale fase di guerriglia interna al PD, che continua a indebolire sempre più il fronte dell’opposizione.

Questa volta nel Consiglio Regionale sardo il PD si è diviso su una norma che intendeva tutelare l’ambiente e porre un freno alla cementificazione e alla speculazione edilizia; la bocciatura di un provvedimento di questa portata non poteva che portare alle dimissioni di Soru, che ne è stato il promotore.
I commentatori si sono affrettati ad interpretare la vicenda alla luce dello scontro Veltroni-D’Alema, e può darsi effettivamente i due schieramenti sardi abbiano riferimenti diversi a livello nazionale; ma credo che non ci si possa fermarsi qui.

I fatti sono fin troppo trasparenti: una parte del PD sardo non vuole o non può opporsi a chi sta distruggendo il territorio regionale con scopi speculativi. Le giustificazioni le conosciamo, e sono le stesse che vengono presentate altrove, dove si verifica la stessa situazione (in Toscana ad esempio): la necessità di mantenere l’occupazione nel settore edile, il miraggio di un modello di ‘sviluppo’ che ormai ha già dimostrato di essere effimero e controproducente, le accuse di estremismo ambientalista, eccetera ….
Naturalmente posso immaginare che le resistenze non vengano solo da grandi gruppi, ma anche da piccoli proprietari con il miraggio di diventare ricchi vendendo il loro pezzetto di terra invece di coltivarlo, e di questo dobbiamo tenere conto.
Ma un nuovo modello di sviluppo e le politiche in grado di evitare la catastrofe ambientale sono due fra gli argomenti fondamentali di qualunque prospettiva politica che punti a interpretare l’area crescente dell’impegno civile e riformista. Negarlo significa rinunciare a riportare questo Paese alla normalità di un confronto fra destra e sinistra per sposare acriticamente come pensiero unico il berlusconismo di rapina che toglie fondi alla scuola per regalarli ai furbetti della CAI.

Allora forse il problema di un PD con vocazione bipartitica non è lo scontro fra due personaggi ‘forti’, ma (non volendo ammettere il proprio centrismo) pretendere di perseguire contemporaneamente politiche progressiste (a parole) e conservatrici (nei fatti), probabilmente equamente presenti nelle sue componenti interne.
Copiando così ancora una volta il modello della maggioranza, che tiene uniti il nazionalismo dei post-fascisti e il secessionismo becero dei leghisti, il clericalismo e la disinvolta immoralità di tanta sua classe dirigente.
Ma ormai nemmeno Fukuyama crede più alla ‘fine della storia’ e che il futuro sia una società senza ideali in cui si scontrano solo cordate di potere. 

Ora Soru, con un gesto di coerenza e dignità che va al di là del merito di quel provvedimento, a mio avviso offre una nuova opportunità di riflessione. Speriamo venga colta, se non altro per il futuro della  Sardegna.

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