Il protagonismo civile ha incontrato quasi per caso il professor Elia nei primi del marzo del 2003 a Firenze, quando il Laboratorio per la Democrazia convocò un'assemblea. Eravamo tutti preoccupati dall'avanzare di una riforma costituzionale che appariva temibile. In questa assemblea cittadina, cui parteciparono il presidente Scalfaro, e i costituzionalisti Pizzorusso, Grassi e Allegretti, il professor Elia fece l'introduzione disciplinare e ci presentò un quadro analitico-sintetico delle riforme costituzionali tentate in precedenza e di quella che stava prendendo le mosse e di cui ancora non si sapeva nulla (questo convegno del 2003 fu infatti in un certo senso pionieristico).
Il professor Elia ci presentò un quadro analitico cristallino con una sorta di dolcezza della logica, dove la mitezza era accompagnata alla precisione del ragionamento sul filo del rasoio.
L'assemblea cittadina fu un grande successo anche per merito suo, e da allora prese le mosse un movimento spontaneo che, di città in città e di regione in regione, seppe allargare il proprio orizzonte e, stimolato anche dall'ingegno propositivo del professore, riuscì a contaminare con le sue buone intenzioni una larga e vasta opinione pubblica critica, che si riconobbe nel compito fondamentale della difesa della Costituzione. Tale compito è stato assolto con il referendum del 2006 e la Costituzione è stata salvata. Il professor Elia guardava con stupore il fatto che subito dopo questa vittoria costituzionale straordinaria, in cui il popolo italiano aveva in un certo senso riscritto la Costituzione secondo la sua volontà, fosse ancora presente nel mondo politico italiano una tendenza a considerare il successo del referendum come qualcosa da superare rapidamente in vista di ulteriori modifiche costituzionali da intraprendere il più frettolosamente possibile.
In questa temperie culturale di incertezza, il professor Elia ha rappresentato sempre un punto di riferimento sicuro per coloro che non sapevano abbastanza di questa materia, che è difficile, per specialisti e di cui ci si può illudere facilmente di possedere i lineamenti, ma che in realtà sfugge.
Il professor Elia, all'interno di tale situazione, ha costituito un riferimento straordinario per tutto il protagonismo civile con i suoi scritti e la sua presenza. Pochissimo tempo fa egli era intervenuto nella Commissione affari costituzionali del nostro Senato. Noi sapevamo che non stava bene, ma non avremmo mai potuto pensare che quella fosse l'ultima volta che lo stavamo ascoltando. Con un'aria sempre più stanca, ma con il suo ragionamento sempre più affilato riuscì a fare una lezione mirabile, a cui noi assistemmo non stupefatti, ma travolti dalla precisione del ragionamento. Egli fece una lezione mirabile a difesa della Costituzione contro il progetto di legge presentato dal ministro Alfano, di cui smontò tutto il meccanismo, facendone vedere le intime aporie e persuadendo ancora di più, se necessario, noi che eravamo presenti della sua incostituzionalità.
Il professor Elia è stato un custode della Costituzione nel vero senso del termine, perché è riuscito sempre a uscire dalla dimensione della capziosità specialistica ed a comunicare gli elementi fondamentali dei princìpi costituzionali, soprattutto il rispetto dell'eguaglianza, quell'articolo 3, con tutti gli altri articoli a cascata che lo seguono e lo abbracciano. All'articolo 3, al principio di eguaglianza, non ha mai rinunciato e ad esso faceva spesso riferimento nel fuoco del ragionamento.
Non va poi dimenticata l'attenzione ai problemi sociali e al rifiuto della guerra. Ma l'interesse fondamentale era centrato sul criterio principale della Costituzione, ossia la separazione dei poteri costituzionali. Tutte le volte che è intervenuto negli ultimi anni il professor Elia ha sempre tenuto a ricordare che non si può intervenire sulla Costituzione in una maniera legittima e costituzionale se si ardisce toccare il principio della separazione dei poteri, che è il principio fondamentale del costituzionalismo e che noi non possiamo in alcun modo intaccare.
Si è battuto e ha condotto, insieme a tanti altri, una lotta essenziale contro l'idea che questo equilibrio possa essere superato con il rafforzamento strabordante dell'Esecutivo a danno degli altri poteri: è una lezione che noi dobbiamo ricordare in modo non formale. Il rispetto che noi dobbiamo alla statura dello studioso e dell'uomo politico non si può fermare all'encomio solenne, che pure gli spetta con tutto il nostro calore; il rispetto per la sua figura deve contenere anche il richiamo ai principi a cui lui ha sempre tenuto e penso che nel prossimo futuro sarà fatale che qualcuno, nel mondo degli studi costituzionali, proponga - come è doveroso - un convegno di studi in onore del professor Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte costituzionale. In quell'occasione ci sarà la possibilità di esprimere ragionamenti fondati, anche rivolti al futuro, ma saldamente ancorati ai principi di libertà che lui ha sempre saputo rappresentare con la sua straordinaria mitezza.
L'assemblea cittadina fu un grande successo anche per merito suo, e da allora prese le mosse un movimento spontaneo che, di città in città e di regione in regione, seppe allargare il proprio orizzonte e, stimolato anche dall'ingegno propositivo del professore, riuscì a contaminare con le sue buone intenzioni una larga e vasta opinione pubblica critica, che si riconobbe nel compito fondamentale della difesa della Costituzione. Tale compito è stato assolto con il referendum del 2006 e la Costituzione è stata salvata. Il professor Elia guardava con stupore il fatto che subito dopo questa vittoria costituzionale straordinaria, in cui il popolo italiano aveva in un certo senso riscritto la Costituzione secondo la sua volontà, fosse ancora presente nel mondo politico italiano una tendenza a considerare il successo del referendum come qualcosa da superare rapidamente in vista di ulteriori modifiche costituzionali da intraprendere il più frettolosamente possibile.
In questa temperie culturale di incertezza, il professor Elia ha rappresentato sempre un punto di riferimento sicuro per coloro che non sapevano abbastanza di questa materia, che è difficile, per specialisti e di cui ci si può illudere facilmente di possedere i lineamenti, ma che in realtà sfugge.
Il professor Elia, all'interno di tale situazione, ha costituito un riferimento straordinario per tutto il protagonismo civile con i suoi scritti e la sua presenza. Pochissimo tempo fa egli era intervenuto nella Commissione affari costituzionali del nostro Senato. Noi sapevamo che non stava bene, ma non avremmo mai potuto pensare che quella fosse l'ultima volta che lo stavamo ascoltando. Con un'aria sempre più stanca, ma con il suo ragionamento sempre più affilato riuscì a fare una lezione mirabile, a cui noi assistemmo non stupefatti, ma travolti dalla precisione del ragionamento. Egli fece una lezione mirabile a difesa della Costituzione contro il progetto di legge presentato dal ministro Alfano, di cui smontò tutto il meccanismo, facendone vedere le intime aporie e persuadendo ancora di più, se necessario, noi che eravamo presenti della sua incostituzionalità.
Il professor Elia è stato un custode della Costituzione nel vero senso del termine, perché è riuscito sempre a uscire dalla dimensione della capziosità specialistica ed a comunicare gli elementi fondamentali dei princìpi costituzionali, soprattutto il rispetto dell'eguaglianza, quell'articolo 3, con tutti gli altri articoli a cascata che lo seguono e lo abbracciano. All'articolo 3, al principio di eguaglianza, non ha mai rinunciato e ad esso faceva spesso riferimento nel fuoco del ragionamento.
Non va poi dimenticata l'attenzione ai problemi sociali e al rifiuto della guerra. Ma l'interesse fondamentale era centrato sul criterio principale della Costituzione, ossia la separazione dei poteri costituzionali. Tutte le volte che è intervenuto negli ultimi anni il professor Elia ha sempre tenuto a ricordare che non si può intervenire sulla Costituzione in una maniera legittima e costituzionale se si ardisce toccare il principio della separazione dei poteri, che è il principio fondamentale del costituzionalismo e che noi non possiamo in alcun modo intaccare.
Si è battuto e ha condotto, insieme a tanti altri, una lotta essenziale contro l'idea che questo equilibrio possa essere superato con il rafforzamento strabordante dell'Esecutivo a danno degli altri poteri: è una lezione che noi dobbiamo ricordare in modo non formale. Il rispetto che noi dobbiamo alla statura dello studioso e dell'uomo politico non si può fermare all'encomio solenne, che pure gli spetta con tutto il nostro calore; il rispetto per la sua figura deve contenere anche il richiamo ai principi a cui lui ha sempre tenuto e penso che nel prossimo futuro sarà fatale che qualcuno, nel mondo degli studi costituzionali, proponga - come è doveroso - un convegno di studi in onore del professor Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte costituzionale. In quell'occasione ci sarà la possibilità di esprimere ragionamenti fondati, anche rivolti al futuro, ma saldamente ancorati ai principi di libertà che lui ha sempre saputo rappresentare con la sua straordinaria mitezza.