LA SCOMPARSA DEL PARLAMENTO

di Pietro Spataro - Unità - 30/09/2008
La legge salva-premier è incostituzionale? La domanda da ieri ha lasciato i litigiosi corridoi del dibattito politico ed è approdata nelle austere stanze della Corte Costituzionale. La decisione dei giudici di Milano apre nuovi interrogativi sul modo di legiferare seguito dalla maggioranza.

Vedremo ora cosa dirà la Consulta. Ma intanto questo nuovo capitolo della saga berlusconiana, che pure riguarda una delle rare leggi approvate dalle Camere, suona come una conferma della preoccupazione espressa dall’insospettabile Famiglia Cristiana: in Italia si sta imponendo una semi-democrazia. È in atto, ha spiegato il settimanale dei Paolini, un "processo degenerativo che svuota il Parlamento sulla scia della Russia di Putin o del Venezuela di Chavez".

Esempi, questi, che ovviamente non lasciano tranquille le persone per bene.

Stiamo per caso assistendo, in Italia, alla scomparsa del Parlamento? I dati che vengono forniti dalle due Camere non sono per nulla confortanti. In quattro mesi di governo Berlusconi sono stati emanati 17 decreti legge, in media più di quattro al mese, nettamente superiori ai 3,72 registrati durante il precedente governo del Cavaliere. Prodi nella scorsa legislatura si era tenuto molto più basso: 1,99.

Il problema diventa ancora più serio se si dà un’occhiata ai temi oggetto della decretazione, che spesso hanno labili presupposti di necessità e di urgenza. Con decreto infatti è stata approvata una manovra finanziaria triennale, si è esclusa la responsabilità civile e penale per le società («affaire Alitalia») e sono state introdotte norme penali di limitazione della libertà personale nel capitolo delicatissimo della sicurezza. Se a questo quadro, già di per sé allarmante, si aggiunge che il governo ha già posto la fiducia sulla Finanziaria o che addirittura la riforma del processo civile viene inserita artificiosamente nella Manovra, il fenomeno della esautorazione del Parlamento diventa consistente. Una delle poche leggi che ha seguito il normale iter parlamentare, pensate un po’, è stata proprio il Lodo Alfano. Con quali risultati si è visto ieri.

La prevalenza del governo, se non è bilanciata, è un fattore di rischio per qualsiasi sistema democratico. In Italia sta diventando troppo alto: le nostre istituzioni sembrano ormai rispondere ad una sorta di «legge di Arcore» secondo la quale si decide in villa, si comunica al Consiglio dei Ministri, si approva il decreto legge e poi si costringe il Parlamento alla semplice ratifica. Tutto questo avviene, inoltre, in un sistema politico in cui la vita interna di molti partiti non risponde a criteri di trasparenza e democrazia. E nel quale, soprattutto a destra, i partiti vengono ormai considerati come esclusiva «cosa del leader».

È un problema talmente grave che lo stesso Presidente della Repubblica Napolitano è stato costretto a intervenire più volte. L’ultima, prima dell’estate, per dire che l’«abuso della decretazione di urgenza deve essere preso in seria considerazione». Ma alla ripresa la situazione come s’è visto è ricominciata tale e quale. Al punto che ormai il Parlamento è scomparso dalle cronache politiche e deputati e senatori si aggirano, spesso spaesati, come strani personaggi in cerca d’autore. Speriamo che questo pericoloso declino non sia inarrestabile. E dunque: i presidenti delle due Camere, che vengono dalla stessa coalizione del premier, non hanno nulla da dire? E l’opposizione, non crede che anche questo sia un tema di inflessibile battaglia politica?

«Ritengo empio e odioso il principio secondo il quale in materia di governo la maggioranza di un popolo ha il diritto di fare tutto», ha scritto quasi due secoli fa Alexis de Tocqueville in quel caposaldo del pensiero moderno che è La democrazia in America. Non vorremmo che l’Italia diventasse un’altra drammatica eccezione. La giornata di ieri non lascia ben sperare.

pspataro@unita.it

 

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