Non mi muovo!

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 29/12/2008
Riccardo Villari darà le dimissioni nel 2009?

Un vecchio film di Eduardo De Filippo, del 1943, si intitolava “Non mi muovo!” e raccontava la storia di un piccolo truffatore che occupava abusivamente, con una serie di  spregiudicati escamotage, un appartamento sfitto e poi , tirando fuori incredibili cavilli, rifiutava  di andarsene. Insomma, una sceneggiatura tutta giocata sulla domanda ansiosa del pubblico: e adesso come uscirà da questo pasticcio?  

Evidentemente (absit iniuria verbis) nel caso di RiccardoVillari, contestato presidente della commissione di vigilanza RAI,  nessuno di noi si chiede con ansia come uscirà da una situazione tanto imbarazzante, anche perché il personaggio in questione gode davvero di poche simpatie, e quelle poche se le sta giocando tutte, rifiutandosi di dare le dimissioni da un posto che è arrivato nelle sue mani in modo  a dir poco avventuroso. E poi, con questi chiari di luna, col massacro nella striscia di Gaza, le tanto sbandierate “social card” poi rivelatesi un vero “pacco natalizio” senza copertura di soldi, con un paese dissestato e governanti poco interessati a salvarlo, il destino del presidente della commissione di vigilanza RAI è davvero l’ultimo dei nostri pensieri.

E tuttavia è una vicenda interessante, sotto l’aspetto antropologico e di costume. Di più: emblematica, potremmo dire, di certa politica  e che racconta molto bene la condizione di degrado etico di questo paese.

Partiamo dall’inizio. Prima di tutto cosa sarebbe ‘sta commissione di vigilanza?  Intanto la dicitura completa ed esatta è Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, ma è nota come Commissione di Vigilanza Rai. Si tratta di una commissione parlamentare bicamerale istituita nel 1975, con la legge n.103 del 14 aprile 1975 e ha come scopo di sorvegliare l’attività del servizio nazionale radiotelevisivo pubblico.

Si arrivò a questa legge in seguito alle sollecitazioni della Corte Costituzionale, che l’anno prima aveva ribadito le stesse decisioni del 1960, esprimendosi in favore di un monopolio televisivo pubblico, piuttosto che privato, ma stabilendo anche la necessità di una legislazione che consentisse un controllo di questo monopolio e garantisse dunque un pluralismo informativo.

Poi ci fu la “legge Mammì”, ovvero la n.223 del 6 agosto 1990, che favoriva la svolta verso il monopolio privato Mediaset; quindi fu la volta della legge Gasparri, ovvero la n. 112 del 3 maggio 2004, tutta tesa a conservare e ampliare ( anche grazie al digitale terrestre) questo monopolio, a discapito del servizio pubblico. La cosa era così scandalosa che la legge ebbe un iter burocratico quanto mai complesso, con un rinvio alle camere dell’allora presidente Ciampi, e una contestata approvazione, dopo 130 sedute e la presentazione di 14000 emendamenti.

Con le modifiche introdotte e tuttora in vigore, non è più prerogativa del Governo ( e quindi dei partiti che ne fanno parte) il controllo e l’indirizzo della RAI , ma dell’intero Parlamento. Quindi il controllo del servizio pubblico è aperto anche alla minoranza, cui per tradizione, spetta di eleggere il presidente. Ecco qui l’antefatto. E arriviamo ad oggi.

L’attuale minoranza (PD più IdV) aveva scelto Leoluca Orlando, ma questa candidatura non piaceva alla maggioranza, che poco democraticamente (ma và?!) la osteggiò. La situazione era in stallo muro contro muro, quando al cavaliere e ai suoi fidi venne una grandiosa idea: scegliamolo noi  per loro! Scegliamolo nelle loro fila….che ne dite di Riccardo Villari? E perché no? Ha un iter politico di tutto rispetto: era democristiano, figlioccio di Mastella, è passato nella Margherita e adesso è nel PD: più rappresentativo di così!! E poi è napoletano, di buon carattere, amico di tutti: perfino di Alfredo Romeo! Massì!!! Ma quell’ingrato del CS non è stato contento di questa sorpresa. Eh, no: pretendeva di sceglierselo da solo, ma vedi un po’, il proprio rappresentante.

Per la verità all’inizio è parso sgomento anche Villari: “ Lo stesso Villari ha spiegato che è stata rotta una “prassi”, e che non avrebbe assunto posizioni in contrasto “con quello che deciderà il mio partito. Non volevamo che accadesse”, ha aggiunto, “ma prendo atto dell’esito della votazione perché credo di avere il dovere di rispettare i presidenti delle Camere e il presidente della Repubblica come rappresentante delle istituzioni”. Queste furono le prime note battute dalle agenzie di stampa. Poi Villari cambiò idea e pensò che era meglio restare e fregarsene del partito. Perché cambiò idea? Chi  o cosa gli suggerì di restare?

Comunque sia il PD non la prese bene e giustamente ( ogni tanto capita anche al CS di aver ragione) ha chiesto al proprio “rappresentante” eletto dalla destra, di dare le dimissioni. Così è cominciata la telenovela “un posto al sole Rai”, perchè l’onorevole Villari  non ci pensa manco p’a’capa di andarsene.

Prima ha detto che restava fino a che non si fosse trovato un nome che piacesse a tutti. Forse era  convinto che non l’avrebbero trovato mai, e invece – ma guarda che sfiga! – l’hanno trovato in Sergio Zavoli: un signor giornalista e una persona perbene. It’s incredible!! Non ci poteva credere nemmeno Villari, che comunque ha deciso che voleva restare lo stesso, anche se non c’erano più scuse per restare.

Forse è stato ispirato da quello che aveva cominciato a fare… di che parlo? Beh, aveva cominciato a imbastire una sanzione contro Fabio Fazio … non certo su indicazione del CS, ci auguriamo, e deve essere stato ispirato dal nome: Fazio… Anche Antonio Fazio aveva resistito al coro unanime di  “DIMETTITI!”, vi ricordate?

Ma ormai la direzione del PD aveva cominciato a perdere la faccia, così ha dato un ultimatum a Villari: o ti dimetti da presidente o ti dimettiamo noi dal PD. E così è stato. Un gesto che doveva piacere a tutto il CS, e invece c’è sempre qualcuno che si fa domande, come Curzio Maltese per esempio, che si è chiesto “Perché, per esempio, l'espulsione di Villari e neppure un cartellino giallo per Nicola Latorre, che durante un talk show ha suggerito con un bigliettino la risposta giusta all'avversario politico Bocchino per mettere in difficoltà l'alleato Donadi? Un distinguo etico fra i due è arduo. Uno politico no. Villari è un cane sciolto, ereditato da Mastella, mentre Latorre è il messo di D'Alema, un intoccabile” ehhhh, poi c’è chi si stupisce che il CS si stia sbriciolando…

Dopo l’espulsione di Villari la destra ha tergiversato un po’, sghignazzando sugli spalti e irridendo ai problemi interni del PD, poi ha cominciato a seccarsi anche lei: beh?? Perché non se ne va? Qui c’è da nominare il nuovo consiglio di amministrazione e come si fa, se non c’è un presidente? Così anche quelli del CD si sono uniti al coro di “Vattene via!!!”. Ma lui niente: granitico nella sua decisione di restare: è un uomo di carattere, ammettiamolo. E non è vero che è uno sfaticato, come dice di lui Mastella: si dà un gran daffare per restare a galla!!

Eh sì, perché ora perfino il cavaliere ha fatto pollice verso  e adesso, tutti insieme ( è riuscito a coalizzarli tutti contro di sé: non male, però!), hanno anche trovato il motivo legale per buttarlo fuori: siccome non fa più parte della minoranza ormai non rappresenta che sé stesso e dunque non può restare. Ma lui indefessamente chiede piagnucolando “Ma perché mi hanno espulso? Che avevo fatto di male io?” e intanto prende tempo, appellandosi a questo e a quello, e resta ben fermo e calzato nella poltrona. E aspettando il nuovo anno e che siano gli altri a stancarsi, come il personaggio creato da Eduardo continua a dire “Non mi muovo!”

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