Qualche giorno fa il Sen. Pancho Pardi, già ispiratore, fondatore e leader indiscusso della nostra associazione ha votato, insieme alla Lega Nord e a tutta la maggioranza, la legge sul federalismo fiscale. Si tratta un provvedimento legislativo strutturale, imposto dalla Lega, proposto ed approvato sotto forma di “legge delega”, qualcosa di cui appena intravediamo la forma del contenenitore, ma ne sconosciamo il contenuto, che progressivamente uscirà dal cilindro del nostro governo sotto forma di “decreti delegati”, subito operativi e non più discutibili in parlamento, ammesso che nel nostro paese, in questa fase storica, esista ancora una dialettica parlamentare.
Il gesto del Sen. Pardi, mi sembra poco coerente con il suo trascorso politico e, soprattutto, con lo spirito del nostro movimento e il nostro impegno in difesa della democrazia, della Costituzione e di tutti i valori che essa esprime.
Su questo tema io condivido pienamente la posizione dell’On. Furio Colombo, espressa alla Camera dei Deputati il 24 marzo scorso con la seguente dichiarazione di voto:
“Signor Presidente,
mi
congratulo con il governo e in particolare con i ministri
secessionisti della Lega Nord per il loro successo: fanno votare
questa Camera per un federalismo fiscale che non è federalismo
perché sconnette l'Italia e riconnette parti disuguali. Non ha
niente di fiscale perché non comprende e non indica numeri, una
cifra o un riferimento alla realtà e alla verità economica.
Mi
congratulo perché, mentre in ogni democrazia del mondo i vostri
colleghi di governo e i nostri colleghi di Parlamento stanno
lavorando giorno e notte per rendere meno aspra la crisi, meno fatale
la recessione, meno duro il destino di chi sta perdendo il lavoro o
sta perdendo l'impresa, voi ci avete tenuto qui inchiodati a
preparare la vostra campagna elettorale che ha a che fare solo con le
vostre ossessioni.
Per cominciare avete invitato gli immigrati
legali islamici ad "andare a pisciare nelle loro moschee".
Poi abbiamo discusso le impronte digitali ai bambini Rom, le classi
separate in regime di apartheid. Ci avete imposto un'emergenza che
richiedeva forza armate nelle strade. Avete, da statisti, studiato e
proposto il reato di clandestinità, i medici spioni e il permesso di
soggiorno a punti.
Quando questo magnamino giro di revisione della
civiltà italiana è stato compiuto attraendo sul nostro Paese
sarcasmo, diffidenza, satira, condanna, siete arrivati forti e
determinati con la legge sul federalismo fiscale.
E' affidata al
vostro buon cuore, che ho appena illustrato, perché è una legge
delega. Come in quel gioco televisivo, ci avete mostrato e fatto
discutere solo delle scatole. Ma, a differenza del gioco televisivo,
non le avete aperte.
Personalmente sento il dovere morale di dire
NO. Non riesco a liberarmi dal sapere ciò che la Lega ha fatto da
Gentilini a Borghezio, da Calderoli a Bossi. E ciò che sta per fare
frantumando questo Paese, sentimenti, leggi, paura, malanimo e
ronde.
No, io voglio dichiarare che la mia Italia è quella della
Costituzione intatta da cui traggo un pensiero di speranza in questo
momento”.
RISPOSTA DI PANCHO PARDI
Caro Quattrocchi,
ti ringrazio per avermi dato l’occasione di rendere pubblica e spiegare una scelta che rischiava di restare clandestina.Prima di tutto: non votato a favore del federalismo fiscale. Ho adottato una scelta discutibile ma diversa: non ho partecipato al voto. Ora provo a spiegare perché non potevo votare contro e perché non ho voluto dare voto di astensione.
Poiché sto in Commissione Affari Costituzionali ho condotto, per il mio partito, tutta la prima fase della discussione sul tema. Insieme ai colleghi del PD abbiamo lavorato per eliminare gli aspetti che consideravamo negativi della legge e abbiamo presentato numerosi emendamenti. Bisogna dare atto a Calderoli di aver mantenuto sempre un atteggiamento dialogante e aperto ai suggerimenti. Alla fine dell’elaborazione in commissione e dopo i ritocchi in aula, il gruppo parlamentare ha deciso che la scelta più opportuna era l’astensione: riconoscimento degli emendamenti accolti e al tempo stesso impegno a vigilare sui decreti attuativi.
Nel passaggio alla Camera la legge è stata ancora modificata e altri emendamenti, nostri e del PD, sono stati accolti. Il gruppo alla Camera ha ritenuto di votare a favore. Io avrei preferito di gran lunga l’astensione e in una riunione dei nostri gruppi parlamentari riuniti ho sostenuto questa opinione, ma la maggioranza ha scelto il voto a favore. Le ragioni principali: ipoteca sui futuri decreti attuativi (che secondo me era meglio garantita dall’astensione); tentativo di sottrarre alla Lega la totale primazia sulla questione.
Quando la legge è tornata al Senato, tutti, PD compreso, davano per scontato che la maggioranza non avrebbe più accettato emendamenti, pena un secondo ritorno alla Camera. Il passaggio dunque è stato assai formale. Nel mio intervento in discussione generale ho concentrato la critica contro la linea di progressiva distorsione costituzionale che vede nel federalismo fiscale il primo passo per giungere infine al presidenzialismo. Ma al momento finale IdV non poteva più smentire il voto alla Camera e ha votato a favore. Io continuavo a essere favorevole all’astensione. Ho preferito far mancare il voto favorevole che non volevo dare non partecipando al voto. Al Senato l’astensione vale voto contrario e pochi giorni prima la mia astensione sulla legge antipedofili (motivata sulla base di gravi mancanze nel testo) era passata nella stampa come voto contrario, e quindi qualcuno ha pensato che fossi a favore dei pedofili. Al contrario, basta leggere gli atti per aver tutto chiaro.
Aggiungo
un’ultima considerazione. Ho grande stima per Furio Colombo, ma
penso che il suo giudizio sul centrodestra sia sbilanciato da un
eccesso di critica contro la Lega. Per spiegarmi: considero
Berlusconi assai più pericoloso della Lega. E senza farmi alcuna
illusione sulla possibilità di un passaggio della Lega dalla nostra
parte vedo però che essa è all’interno del centrodestra l’unica
forza che ha un potere contrattuale in grado di limitare lo
strapotere di Berlusconi. Non ne traggo alcuna conclusione di vasto
respiro ma nella dialettica parlamentare la parziale autonomia della
Lega ha un peso che non può essere trascurato.
Pancho
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Caro Senatore Pancho Pardi,
Ti ringrazio per la risposta immediata, esaustiva, chiarificatrice. Informandomi sul lavoro che precedentemente avevate svolto in sede di commissione e sulla Tua volontaria assenza in quella votazione, mi hai fatto comprendere, in modo sereno e signorile, che le perplessità espresse nel mio intervento, erano del tutto ingiustificate e ingiustificabili. Pertanto sono contento di chiederti venia per quanto ho pensato e scritto.
Confermo la mia fiducia di sempre nei Tuoi confronti, ulteriormente rafforzata da quanto mi hai gentilmente spiegato.
Un affettuoso abbraccio
Pippo Quattrocchi