Desolante è lo spettacolo che hanno portato in scena i nostri parlamentari. Prima in commissione e poi in seduta plenaria si sono autoassolti assolvendo l’On. Margiotta dagli arresti domiciliari, scaturiti dall’inchiesta sulle tangenti del petrolio in Basilicata. Si sono autoassolti prevaricando la costituzione; ormai loro sono la legge, ci fanno vivere in uno stato a democrazia vigilata; non è più la carta costituzionale che vigila sul mantenimento della democrazia, ma sono i parlamentari che stabiliscono i livelli di libertà e democrazia. Dopotutto un parlamento non eletto dal popolo non può che rispondere a sè stesso, considerando il resto dei cittadini come appendice fastidiosa.
La Costituzione Italiana stabilisce in proposito che il parlamento debba verificare se un potere dello stato (la magistratura) non possa prevaricare e sottomettere un altro potere dello stato (l’organo legislativo), attraverso l’individuazione, nell’ordinanza di richiesta di misura cautelare di un onorevole, di un fumus persecutionis connesso alla attività politica dello stesso. I nostri parlamentari nella fattispecie hanno rigettato la richiesta della magistratura entrando nel merito dell’attività inquirente: secondo “loro”, infatti, non vi erano le prove necessarie per la misura cautelare. Si sono cioè eretti a giudice, smentendo così le risultanze di un giudice vero,il GIP del tribunale di Potenza. Si sono autoassolti nella consapevolezza che prima o poi toccherà a qualcuno di “loro” aver a che fare con la giustizia; e ciò alla luce del tasso di corruzione e della commistione tra politica e imprenditoria esistente in Italia.
Non meno deprecabile lo spettacolo offerto dal Presidente della Giunta Regionale di Basilicata, che ha usato l’istituzione regionale per fini personali. Ma prima di chiarire il gravissimo abuso commesso dal Presidente De Filippo, occorre precisare che i cittadini italiani (ad esclusione di quelli menzionati nel lodo Alfano) sono chiamati a rispondere sempre in prima persona davanti alla Legge, soprattutto poi se coinvolti in fatti penalmente rilevanti. Nel caso specifico il Presidente della Giunta Regionale De Filippo deve rispondere come persona e non come Istituzione da lui rappresentata. Questi sono elementi fondamentali che fanno la civiltà di un popolo.
De Filippo dunque, chiamato in qualità di indagato nell’affare petrolio, ha invece usato la sua figura istituzionale per una arringa difensiva, attaccando tutto e tutti davanti ad una “giuria popolare” composta dai suoi consiglieri regionali, che gli hanno dedicato una calorosa standing ovation di assoluzione. De Filippo ha abusato della sua funzione di Presidente della Giunta Regionale per autoassolversi davanti al Consiglio Regionale, chiamato in quella sede ad approvare la legge finanziaria. La circostanza e l’abuso perpetrato dal Presidente De Filippo è così grave che in altra società sarebbe stato dimesso dalla sua funzione, o meglio, lo stesso, prendendo coscienza del grave atto consumato, si sarebbe dimesso.
Ma nonostante il grave abuso, De Filippo nemmeno per un attimo ha sentito l’esigenza di dimettersi per ridare dignità all’istituzione regionale di cui ha abusato.
Per comprendere meglio il politico De Filippo, è fondamentale riportare alcuni passaggi della sua arringa difensiva di quattro pagine letta in Consiglio Regionale, con le nostre dovute riflessioni.
De Filippo recita “Eppure troppe cose sono accadute contro il corso felice del suo destino.” Crediamo che si riferisca al destino della Basilicata, a quella Basilicata del messaggio elettorale “Basilicata che bello!!!”. Il destino di questa regione, come ormai tutti sanno, è nelle mani di 10-15 personaggi che davanti a tavole imbandite decidono anche dell’aria che dobbiamo respirare, devastando e depredando la nostra regione, per meri e squallidi interessi personali. Solo episodicamente la bramosia di questi personaggi è interrotta da qualche solerte magistrato che si fa guidare dalla Costituzione e dai codici penali e da pochi e valenti giornalisti; ecco perché nella sua arringa il Presidente parla di difendere la Basilicata “dall’aggressione mediatica e l’irruenza giudiziaria che ormai quasi quotidianamente irrompe sulla scena istituzionale…”. Tradotto: non vogliono essere disturbati, il popolo bue deve al massimo ascoltare e vedere le veline e i servizi giornalistici trasmessi dalla televisione regionale amica, che osannano le buone azioni quotidiane dei politici.
Si lamenta, il Presidente, è stanco “dell’assedio continuo…” e di “un eventuale reato che non c’entra nulla con appalti e tangenti”. Caro Presidente, qualsiasi ipotesi di reato dovesse interessarla, lei ha un solo chiaro dovere: mettersi a disposizione della giustizia come un comune cittadino. Lei è già un privilegiato, gli avvocati faranno a gara per patrocinarla, i migliori principi del foro locale e forse nazionale si metteranno a sua disposizione, cosa che ovviamente non accade a un comune cittadino. Non solo: c’è anche l’onta che il sostanzioso onorario del suo avvocato sarà a carico della Regione, cioè di Pantalone, nell’ipotesi che lei risultasse estraneo ai fatti contestati. Ci risulta poi che Lei è indagato per aver negato la sua partecipazione ad una cena con l’imprenditore più coinvolto nell’indagine sulla Total. In altre nazioni per molto meno fior di ministri si sono dimessi per non infangare con il loro comportamento l’istituzione che rappresentavano. Per molto meno il Presidente della nazione più potente al mondo è stato sulla graticola di commissioni di indagine istituzionali, senza prendersela con le istituzioni stesse e senza lamentare stanchezza. Filosofo De Filippo, bastava che lei avesse confermato la partecipazione ad una cena con l’imprenditore in questione, che probabilmente non si sarebbe ritrovato nel registro degli indagati, non si sarebbe trovato nell’ordinanza con la quale per alcuni cittadini si sono aperte le porte della custodia preventiva.
Una ulteriore considerazione. Presidente De Filippo, Lei è laureato in filosofia e pertanto sa che Socrate, il padre della filosofia moderna, è noto per aver accettato di farsi giudicare e poi giustiziare, bevendo volontariamente la cicuta, pur nella consapevolezza della propria innocenza. Socrate volle così salvaguardare l’istituzione giustizia, accettando di essere giustiziato da innocente, nonostante i suoi allievi gli dicessero di riuscire a corrompere il carceriere per permettergli la fuga. Lei Presidente De Filippo, ha invece usato l’istituzione regionale per delegittimare un’altra istituzione, la Magistratura, ben sapendo che quest’ultima non può usare lo stesso apparato mediatico per rispondere o ancora di più per potersi difendere pubblicamente. Lei Presidente De Filippo, diventa persino fortemente arrogante quando scrive e dice “….,che non ho parlato mai di nulla con questo imprenditore e sfido giudici, consiglieri e anche Dio, per la mia coscienza, a dimostrarlo.” Lei sfida impunemente Dio, ben sapendo che purtroppo per noi Dio non interviene durante la vita terrena, ci lascia fare per intervenire in quella ultraterrena. Se Dio potesse intervenire durante la vita terrena tutto sarebbe diverso, avremmo avuto nei gangli vitali delle pubbliche istituzioni persone moralmente timorate di Dio. La deblacle “petrolio” nella nostra regione è nota a tutti i cittadini lucani, agli italiani e a molti stranieri, grazie all’attenzione di importanti testate giornalistiche. Era una risorsa che avrebbe potuto invertire l’annoso sottosviluppo lucano, e invece il petrolio si è ridotto ad essere solo uno strumento di colonizzazione da parte delle grandi multinazionali, con la prospettiva di ricevere solo gli effetti negativi dell’estrazione, ovvero l’inquinamento, come già accaduto in Val Basento con il metano.
E che dire delle modestissime royalites, concordate tra l’ENI e i politici locali dotati di ben scarsa lungimiranza e quindi di scarsa capacità politica. Non c’era bisogno della palla di vetro per capire già dieci anni orsono che gli idrocarburi, ovvero l’oro nero, sarebbero stati determinanti per lo sviluppo delle potenze economiche.
Il Presidente De Filippo ancora propone “…la costituzione di una centrale unica degli appalti regionale, con un comitato di sorveglianza autorevole ed allargato, anche all’esperienza di chi ha svolto funzioni in altri poteri dello stato….” Ancora una volta si vuole proporre al nostro popolo aria fritta. E’ ormai di chiara evidenza al popolo bue che funzionari o persone che possano far parte in modo distaccato e morale di un fantomatico comitato di sorveglianza, non esistono più né nella nostra regione e né forse in Italia. Caro Presidente, avete costruito una classe dirigente a vostra immagine e somiglianza, genuflessa alla vostra volontà, sempre pronta a soddisfare i vostri desideri. Al vostro interno non vi sono più “energie morali sufficienti”,
e Lei Presidente ha ancora a cuore le sorti di questa regione, le consigliamo di fare una cosa semplicissima: si doti di un gruppo di assessori tecnici non legati alla politica. E se proprio vuol rompere con il passato ed essere un innovatore, si faccia consigliare dal governo tedesco, nel senso si faccia mandare degli ottimi funzionari dell’apparato statale alemanno, vedrà che la nostra regione in poco tempo diventerà la più efficace ed efficiente d’Italia, così Lei potrà a pieno titolo dire che siamo in Europa. In caso contrario la nostra deriva sarà verso l’Albania.
Se proprio il consiglio di cui sopra è solo utopia, le consigliamo Presidente qualcosa di più semplice e quindi facilmente attuabile. A giorni Lei dovrà nominare tre nuovi direttori generali delle ASL. Ebbene, faccia in modo che siano veramente nuovi: non li vada a pescare nel sottobosco della politica, non nomini gente indagata o peggio ancora sotto processo.
Presidente de Filippo, si faccia guidare dalla morale prima ancora che dalla formalità delle leggi.
Le associazioni:
Cittadini Attivi di Bernalda e Metaponto
Progetto Legalità
Un Cuore per…
DOMOS