La transizione ecologica non è una scelta, è un obbligo che deriva dall’aggravarsi della crisi climatica- che provoca disastri ambientali e danni enormi alla vita delle persone - con costi economici inaccettabili. Per questo occorre accelerare il passaggio da un’economia e una vita sociale fondata sulle fonti fossili e sullo spreco delle risorse naturali verso una basata sulle fonti da energie rinnovabili e sulla circolarità del ciclo produzione/rifiuti.
Una transizione epocale, richiesta anche dall’accelerazione dell’esaurimento delle risorse naturali, conseguente alle aberranti logiche di spoliazione e sfruttamento, quale riportano i dati impressionanti dei rapporti UNEP. Sfruttamento e logiche dominate da interessi di parte, che, in concorso con aridità e siccità che investono aree sempre più estese del pianeta riguardano anche il drammatico ridursi dell’acqua, irrinunciabile bene comune dell’umanità. Questa transizione deve vedere il nostro Paese tra i protagonisti, con politiche mirate ed efficaci, con capacità tecnologica innovativa e con significative realizzazioni, come finora è accaduto purtroppo in modo parziale e inadeguato.
La guerra ha spinto in secondo piano l’impegno corale - faticosamente conquistato solo un anno fa - degli Stati del pianeta a convergere nello sforzo per limitare la crescita dell’aumento della temperatura entro 1,5 gradi, condizione indispensabile per contenere l’alterazione climatica in corso, pena prospettive disastrose.
Occorre che ogni Paese riprenda con determinazione e forza quel percorso, altrimenti sarebbe inevitabile l’estendersi di povertà e fame, in contrasto con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, fino a livelli di inabitabilità di intere aree del pianeta. La stessa reazione alle conseguenze della guerra e della crisi energetica deve cambiare in profondità.
Il tragico conflitto scatenato dalle decisioni scellerate di Putin ha evidenziato, anche nel discorso pubblico, la necessità di sostituire le fonti energetiche gas e petrolio, e non solo limitatamente alle importazioni dalla Russia.Tuttavia fino ad ora deboli e perfino regressivi sono stati l’attenzione e gli interventi verso le fonti energetiche rinnovabili: le uniche in grado di garantire l’autonomia energetica del nostro Paese, disponibili e già oggi tecnologicamente mature, economicamente più convenienti e, socialmente, di uso sempre più esteso.
Al contrario, proprio su questo passaggio verso le rinnovabili, si registra il punto più debole delle scelte fatte (o non fatte) negli ultimi 20 mesi dal precedente governo e che non sembrano essere finora considerate dal nuovo.
Infatti, il 2022 si chiuderà con un aumento delle energie rinnovabili assolutamente al di sotto del necessario rispetto all’obiettivo 2030, cioè i nuovi 70 GW più volte confermati dal precedente Ministro della Transizione Ecologica. Peggio, con una preoccupante lontananza dalla richiesta di Next Generation EU di realizzare il 40% degli obiettivi energia-clima 2030 entro il 2025, che comporta 30 GW in più di rinnovabili entro quella data. Il nuovo Governo dovrà, allora,essere in grado di assicurare l’allaccio alla rete di almeno metà dei 60 GW di rinnovabili, che le industrie del settore si dichiarano pronte a realizzare entro i prossimi tre anni. Dai primi passi emerge, purtroppo, la scelta di investire ancora nella filiera del gas, procrastinando così il modello fossile e pagando, inoltre, un caro prezzo economico, ambientale e climatico anche alle difficoltà di approvvigionamento:
Sui risultati omogenei con Next generation EU e gli obiettivi al 2030, difficili ma non impossibili, si valuterà la credibilità del nuovo Governo nella battaglia contro la crisi climatica. E si metteranno al riparo le ulteriori destinazioni previste per l’Italia dal Recovery Fund, che non è affatto scontato siano erogate in assenza di fatti significativi, non surrogabili con promesse che, come quella sul ventilato ricorso all’energia nucleare, andrebbero ampiamente al di là del 2030.
A questo Governo chiediamo, come avevamo già fatto col precedente, di convocare rapidamente una conferenza nazionale per preparare un nuovo piano energetico nazionale con l’obiettivo di uscire dal giorno per giorno, dalla affannosa rincorsa alle emergenze. Giriamo la proposta al nuovo Ministro e al nuovo Governo: dimostrino di comprendere l’esigenza di una svolta epocale nella direzione delle energie rinnovabili.
Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci
Massimo Scalia coordinatore scientifico