Il quadro delineato dai rapporti periodici dell’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), con il lavoro di migliaia di scienziati di tutto il mondo è impietoso... riguarda il peggioramento dello stato del pianeta e delle prospettive per le specie viventi.
L’ultima pubblicazione del rapporto pubblicato nel mese dell’agosto 2021, dal il gruppo del IPCC che si occupa di valutare le nuove conoscenze scientifiche sui cambiamenti climatici e compararle con quelle precedenti, monitorando in pratica le fasi progressive dell’evoluzione della catastrofe climatica in corso sul nostro Pianeta .
Nell’indagine svolta si registra un aggravamento su tutti i fronti, a cominciare da quello delle emissioni dei principali gas serra, che hanno raggiunto concentrazioni di 410 parti per milione (ppm) per la CO2 e 1866 parti per miliardo (ppb) per il metano. Sono le concentrazioni atmosferiche di CO2 più alte degli ultimi 2 milioni di anni, e degli ultimi 800.000 anni per il metano e l’ossido di azoto.
La tendenza è in continua crescita.
.tutti i parametri di valutazione del cambiamento climatico mostrano l’avvicinarsi, e in vari casi il raggiungimento, dei punti di non ritorno.
Il rapporto 2021 del Working Group I del IPCC descrive le linee dello sconvolgimento complessivo del Mondo , della terra, degli oceani, delle piogge, degli uragani, dei ghiacciai, delle correnti marine.
Sconvolgimento che ha già cominciato ad investire in pieno le specie viventi, a partire dall’Uomo .
Gli autori del rapporto delineano CINQUE possibili scenari costruiti in base ai livelli delle emissione future di gas serra. Tutti gli scenari, con varie gradazioni, mettono in conto una crescita della temperatura media globale ben oltre il fatidico 1,5 °C, che era l’obiettivo limite dell’accordo di Parigi del 2015.
Il rapporto prevede l’innalzamento delle temperature fino 1,8 °C entro fine secolo. Un esito comunque catastrofico, visto i disastri già in atto con quel 1,09 °C in più rispetto al periodo di riferimento registrato nell’ultimo decennio.
Nel peggiore dei casi, nell’ipotesi di una forte crescita delle emissioni, ci si aspetta che l’aumento della temperatura possa arrivare a fine secolo fino a 5,7 °C .
GLI SCENARI DEI DISASTRI NEL PRESENTE E NEL FUTURO:
1) Il disastro che attraversa gli oceani, dove sale la temperatura, con cambiamenti
del volume degli oceani assieme all’aumento delle temperature. I mari si ingrossano per lo scioglimento dei ghiacciai.
del volume degli oceani assieme all’aumento delle temperature. I mari si ingrossano per lo scioglimento dei ghiacciai.
Nel ventesimo secolo il livello medio globale del mare è aumentato più rapidamente rispetto a qualsiasi altro secolo degli ultimi tre millenni. Il suo ritmo di crescita con enormi masse d’acqua che premono sulle coste.
2) Il disastro investe l’area del ghiaccio marino, che negli ultimi 40 anni si è ridotta del 10% in marzo e del 40% in settembre, raggiungendo il livello minimo degli ultimi 1000 anni.
La dimensione globale di questo ritrarsi con quasi tutti i ghiacciai del mondo che si contraggono in modo sincrono, non ha precedenti da almeno due millenni. Lo scongelamento e la perdita di carbonio del permafrost è ormai un processo irreversibile in tempi centenari.
3)Il disastro rallenta le correnti. Il rapporto dell’IPCC segnala che l’inversione della circolazione meridionale atlantica potrà indebolirsi nel corso del 21° secolo per tutti gli scenari di emissione considerati. Le correnti hanno raggiunto la velocità minore degli ultimi 1.600 anni, e nuove analisi di Niklas Boers introducono la possibilità di un collasso .
Un collasso innescherebbe reazioni a catena spaventose, interrompendo le piogge da cui dipendono miliardi di persone per il cibo in India, Sud America e Africa occidentale, provocando tempeste e un abbassamento delle temperature in Europa, oltre alla crescita del livello del mare al largo del Nord America.
Un collasso innescherebbe reazioni a catena spaventose, interrompendo le piogge da cui dipendono miliardi di persone per il cibo in India, Sud America e Africa occidentale, provocando tempeste e un abbassamento delle temperature in Europa, oltre alla crescita del livello del mare al largo del Nord America.
4)Il disastro modifica le piogge. Le precipitazioni medie globali sulla terra sono aumentate soprattutto dagli anni ’80 in poi, ed è cambiata anche la loro distribuzione spaziale e temporale.
È aumentata la frequenza e l’intensità delle precipitazioni estreme sulla maggior parte delle aree terrestri, e di conseguenza le inondazioni rovinose, parallelamente alla siccità. Il processo è ancora in corso, e andrà ad intensificarsi qualsiasi sia il livello delle emissioni future di gas serra. C’è solo da decidere se fermare le emissioni climalteranti per contenere l’aumento delle precipitazioni entro i limiti del 5%, o andare oltre.
È aumentata la frequenza e l’intensità delle precipitazioni estreme sulla maggior parte delle aree terrestri, e di conseguenza le inondazioni rovinose, parallelamente alla siccità. Il processo è ancora in corso, e andrà ad intensificarsi qualsiasi sia il livello delle emissioni future di gas serra. C’è solo da decidere se fermare le emissioni climalteranti per contenere l’aumento delle precipitazioni entro i limiti del 5%, o andare oltre.
5) Il disastro che moltiplica gli eventi estremi, come i cicloni tropicali, e rende più frequenti
la combinazione di ondate di calore e siccità, le inondazioni derivanti simultaneamente da tempeste marine, precipitazioni estreme ed esondazione di fiumi, oppure le condizioni meteorologiche calde, secche e ventose, che favoriscono l’estendersi degli incendi.
Particolarmente esposte agli eventi estremi le città, dove la cementificazione amplifica le temperature e di conseguenza le ondate di calore.
Particolarmente esposte agli eventi estremi le città, dove la cementificazione amplifica le temperature e di conseguenza le ondate di calore.
L’urbanizzazione aumenta le precipitazioni e nei centri urbani costieri, la combinazione di eventi estremi sarà foriera sempre più spesso di gravi inondazioni.
Ci troviamo solo all’inizio di una catastrofe inedita, di una dimensione mai provata dal genere umano, già ora generatrice di migrazioni di massa, distruzione, carestie, fame, conflitti per le risorse, estinzione di migliaia di specie viventi. Una crisi epocale a cui il capitale risponde intensificando la distruzione della Natura e l’espropriazione delle comunità umane, oggi anche in nome della FINTA “transizione ecologica”.
Fra il 31 ottobre e il 12 novembre si terrà a Glasgow la 26° conferenza delle Nazioni Unite su cambiamenti climatici (COP26), l’appuntamento annuale degli Stati e delle entità sovranazionali firmatarie della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul tema in oggetto .
La conferenza avrà l’obiettivo di valutare i progressi e stabilire obblighi giuridicamente vincolanti per la riduzione delle emissioni di gas serra, ma visti i risultati, dopo 27 anni di riunioni, forse al prossimo incontro farebbe meglio a dichiarare fallimento.
La conferenza avrà l’obiettivo di valutare i progressi e stabilire obblighi giuridicamente vincolanti per la riduzione delle emissioni di gas serra, ma visti i risultati, dopo 27 anni di riunioni, forse al prossimo incontro farebbe meglio a dichiarare fallimento.
l’Europa e gli Stati sovranazionali che si ritroveranno a Glasgow fra ottobre e novembre, rappresentano in gran parte la continuità di uno sviluppo distorto fondato sull’incremento del PIL ... è quindi Inutile riporre le speranze in Draghi osannato dai capitalisti all’Assemblea della Confindustria... o nelle istituzioni che in 27 anni non hanno fatto niente... e purtroppo non basta nutrire le speranze per una possibile inversione di tendenza nello sciopero globale degli studenti effettato una volta l’anno...
Dobbiamo piuttosto concentrarci su come costruire un grande fronte dal basso in grado di lottare a partire dalla conversione dei prodotti, iniziando dalle aziende che producono armi...
Occorre sviluppare un vero conflitto nei luoghi di lavoro, nei territori e generale, contro le politiche capitaliste e su un progetto di riconversione economica e transizione ecologica globale slegata dal profitto altrimenti il disastro diventerà irreversibile
Umberto Franchi.