C’è una domanda che, in molti ci poniamo : il 25 aprile. Ha ancora senso, a 76 anni dalla Liberazione, considerarlo una festa nazionale, con celebrazioni ufficiali, cerimonie, gonfaloni, sindaci con fascia tricolore e bande musicali e manifestazioni popolari ?
A me sembra che il nostro Paese, sia assai poco a quello immaginato dai protagonisti della Resistenza, che con le armi liberarono l’Italia dai nazifascisti.
Non è il Paese che loro sognavano !
. A DISTANZA DI 76 ANNI ABBIAMO QUESTA REALTA ‘
- Dopo oltre 30 anni di arretramenti da parte dei lavoratori e dei loro sindacati... dopo l’implosione del Partito Comunista con la distruzione del progetto di cambiamento di sistema... dopo la distruzione dei diritti del lavoro, dello stato sociale, delle pensioni, dei salari, della sanità, dei beni pubblici comuni, dell’ambiente , del potere di contrattazione sindacale, .. è arrivata anche la pandemia da Covid , che porta oltre al dolore per i morti anche disoccupazione e povertà;
- In questa realtà gran parte del popolo Italiano (quasi il 50%) vota a destra non solo Lega e Forza Italia, ma anche Fratelli d’Italia che è un partito che come “valori” si richiama direttamente al ventennio fascista , Inoltre siamo anche in presenza di gruppi come CasaPound e Forza Nuova che hanno recuperato dei clichè fascistoidi del ventennio mussoliniano, aggregando giovani soprattutto negli stadi;
- C’è un pezzo “di popolo” che pratica il Camaleontismo, conformismo, il trasformismo, il gregarismo, e che vede nella destra coloro che riescono a dare risposte al riemerge del bisogno di sicurezza ed identità di molte persone ;
- è in questo contesto di declino del politico come sfera decisionale autonoma, che da anni viviamo nella quotidianità , delegando le scelte a poteri sovranazionali, con una gran parte di elettorato che è alla ricerca del capo capace di risponde alle loro paure ... che ha finito per vincere il governo dei tecnocrati guidato da Draghi ;
- Oggi ha presentato un progetto chiamato Piano Nazionale di Ripresa e Resilenza, (PNRR) che verrà gestito da un Comitato ristretto di tecnici e ministri (Governance) sotto la guida politica del Banchiere Draghi Con percorso tecnocratico, che parla di una inesistente neutralità , ma che finisce per alimentare percorsi decisionali classisti e liberisti, nell’ambito dei processi economici globalizzati... ;
- Il Piano verrà presentato alla UE senza nemmeno una vera discussione parlamentare.
Di esso sappiamo solo per capitoli il come verranno spesi i 221,5 miliardi: digitalizzazione, transizione ecologica, infrastrutture, istruzione e ricerca, inclusione e coesione, sanità...
- non sappiamo cosa sarà la riforma della pubblica amministrazione, del fisco e della giustizia civile... ma sappiamo già bene che non ci sarà niente per i pensionati e che anzi gli verrà tolta quota 100, che continueranno ad esservi tutte le forme precarie di lavoro compresa la legge “Biagi” e l’abolizione dell’art,18, continuerà ad esservi il Jobs Act .
Quindi il panorama oscilla tra una gran parte di elettorato che è alla ricerca del capo che risponde alle paure e che vede in Draghi la Persona giusta .... Ma che esercita il potere attraverso un “autoritarismo salvifico “, apparentemente bonario, ma ancora ribadendo le vecchie scelte volute dalla Confindustria , con crescita delle disuguaglianze, frantumazione del mercato del lavoro, riduzione dei diritti e dello stato sociale , ecc... . ed da un’altra parte vediamo anche che una sinistra radicale esiste... è fatta di movimenti sociali , piccoli partiti politici, di associazioni, di comitati ed anche intellettuali lucidi... sempre alla ricerca di una nuova via unitaria, ma che al massimo riescono produrre lotte su problematiche locali che nascono e muoiono senza veramente mai unificarsi e senza cambiare le leve del comando ... e quindi che diventa sempre una via di ricerca di coalizioni dall’eterno del frammentato politico presente e mai una ricerca di unità che nasca dal un vasto movimento di lotte rivendicativo .
In questo contesto, in molti militanti della sinistra di classe, “regna” l’angoscia , lo scetticismo, la disillusione, il disincanto , la sfiducia ... assieme alla ricerca ( e consolazione) di dare senso al tempo che passa e quello avvenire, attraverso il mantenimento dei rapporti tramite i “social” e la partecipazione a “piccole lotte territoriali”
Credo quindi che abbia senso continuare a celebrare la «Festa d’aprile», ma a condizione di uscire dalla rassegnazione e si ridiventi capaci di sviluppare lotte vere su un progetto rivendicativo alternativo nei luoghi di lavoro, nei territori ed a livello nazionale.
Eppure sappiamo abbiamo una Costituzione che è figlia della lotta di liberazione ed è ancora tutta da applicare !
Umberto Franchi