Abbiamo difeso la Costituzione. Ora deve essere applicata!

di Stefano Alì - 12/12/2016

A seguito del risultato del referendum Renzi si è dimesso. Ed è subito “toto-nomi”. Ma perché non ripartire proprio da quella Costituzione che abbiamo difeso?

Il SÌ serviva per cambiare? CAVOLATE! Con questa Costituzione non possono andare oltre nella distruzione dello Stato sociale e dei diritti.

Tant’è che già alcune leggi stanno cadendo sotto o colpi della Corte Costituzionale.

Ma con questa Costituzione anche il jobs act, il salvabanche, l’Anticipo Pensionistico, il Prestito Vitalizio Ipotecario, la “Buona Scuola”, le “riforme” della sanità e tutta una serie di “riforme strutturali” sono incostituzionali.

Occorreva allora cambiare la Costituzione per poter continuare. Per fare in assoluta sicurezza altre “riforme strutturali”.

Standard & Poor’s diceva “se vince il SI sarebbe meglio, ma pure col NO non sarebbe un disastro. PURCHÉ SI CONTINUI A FARE LE RIFORME”.

Oggi, dall’Europa arrivano simili prese di posizione.

Wolfgang Schauble:

non ci sono motivi per ritenere che questo voto possa innescare una crisi dell’euro. L’Italia adesso ha bisogno di un governo che sia capace di agire per continuare le riforme.

Pierre Moscovici:

ci sarà un governo italiano che incarnerà la continuità

Evidentemente non hanno capito nulla.

Il voto pro o contro Renzi? Ma fatemi il piacere!

Se un merito ha avuto, questo referendum costituzionale ha riportato la Costituzione al centro dell’attenzione nel Paese. Ha fatto sì che in tanti si interessassero alla Costituzione, alla previsione dei diritti che in questi anni sono stati calpestati, non solo negati!

All’impatto che questa riforma avrebbe avuto sulla Costituzione. Impatto che, trattandosi della Costituzione, sarebbe andato ben oltre le “semplici” modifiche dei singoli articoli. Non era leggendo il “testo a fronte” che il disegno della nuova “architettura costituzionale” veniva evidenziato.

Negli incontri cui ho partecipato la consapevolezza del contenuto della riforma era elevatissima. Se il 50% dei giornalisti avessero fatto ai politici in TV le stesse domande che venivano poste dalla gente i dibattiti televisivi sarebbero andati diversamente.

Quindi non si parli di voto su Renzi.

Certo, è innegabile che una parte della popolazione abbia votato sotto questa spinta. Ma su Renzi o sulle sue politiche? E se sulle sue politiche, non si sta forse parlando di politiche che hanno fatto carta straccia dei diritti costituzionali?

 

La Costituzione è stata fin’ora stuprata

I nostri figli sono destinati ad essere più poveri di noi. Non avranno mai neppure la pensione. E il diritto allo studio, il diritto alla salute…

Negando il lavoro si nega una famiglia, una casa… Si condanna a una vita precaria e a una vecchiaia fra i cassonetti.

E invece io voglio ancora avere la speranza che i miei figli possano avere un futuro.

E che possano averlo qui, nel loro Paese, senza condannarli ad emigrare.

Voglio ancora la speranza che possa vedere nascere e crescere i miei nipoti.

Ecco perché rifiuto categoricamente che si “prosegua sulla strada delle riforme” come richiesto dalla finanza e dall’Europa.

Ecco perché adesso occorre tenere alta l’attenzione e pretendere l’applicazione integrale di questa Costituzione che abbiamo imparato a conoscere.

Che succede ora?

Non comprendo lo sconforto provocato dalle dimissioni di Renzi. Non comprendo chi sostiene che Renzi (o chiunque sia di turno) sia senza alternative.

Quando, nel rispetto della Costituzione, eleggevamo il Parlamento e non “volti della Provvidenza”, l’Italia è stata portata dalle macerie del dopoguerra ad essere la 5^ potenza al mondo. Da quando eleggiamo “capi” anziché Parlamento siamo andati indietro.

Da quando cerchiamo volti “unti dal Signore” siamo tornati alle macerie.

Occorre che si esca dal frame in cui ci hanno sospinti.

Occorre recuperare la memoria. Occorre ricordare che da quando cerchiamo volti e capi – che per tenersi in sella devono comprare deputati e senatori – ci siamo condannati al declino.

Sessantatre governi in settan’anni, ma solo 24 Presidenti del Consiglio. Con quei Governi “instabili” tenemmo testa alla superpotenza USA (vedi “Notte di Sigonella“).

Se si vota un Parlamento e non un uomo si è nella condizione massima di stabilità. Torniamo ad eleggere Parlamenti e torneremo alla stabilità. Senza scorciatoie che creino squilibri costituzionali.

In fondo, era proprio per costituzionalizzare l’incostituzionale che veniva proposta la riforma:

In questo contesto, mentre le maggiori e più avanzate democrazie hanno saputo gestire il necessario processo di adattamento dell’ordinamento interno alle nuove sfide, rinnovando profondamente le proprie istituzioni, l’Italia si è affidata, da una parte, alle presunte virtù taumaturgiche della legge elettorale, dall’altra proprio a quegli adattamenti spontanei del sistema istituzionale che oggi mostrano con evidenza tutti i loro limiti. (da “Le ragioni della riforma”. Relazione del Governo al DDL di riforma costituzionale)

Ed è con questa stabilità fittizia creata artificialmente da leggi elettorali incostituzionali che, invece, è la superpotenza USA a comunicare a mezzo stampa che stiamo mandando i nostri ragazzi a combattere. Come fossimo una colonia. Nel silenzio imbarazzato dei nostri Governi stabilmente asserviti.

Nostalgia di Craxi e Andreotti? Neanche per sogno! Nostalgia di un Paese che sia sovrano nel suo Paese. Questo sì.

Nostalgia di un Paese che non debba uccidere il suo Popolo per piegarsi a vincoli sovra-nazionali imposti da una “governance economica europea“, come scritto dallo stesso Governo nella relazione al DDL Costituzionale

Svegliati Italia!

Quale legge elettorale?

L’Italicum verrà sottoposto al vaglio della Corte Costituzionale. Ciò che ne uscirà sarà una legge sicuramente conforme alla Costituzione.

Vale solo per la Camera? Vero. Anche per questo la responsabilità è da attribuire a chi con spocchia e arroganza ha ritenuto che la riforma costituzionale avrebbe ricevuto un risultato plebiscitario.

La legge elettorale avrebbe dovuto prevedere pure l’elezione del Senato. Se poi la riforma fosse passata sarebbe valsa solo per la Camera.

Di questo impasse, chi ne ha la responsabilità? Il bicameralismo perfetto o chi ha posto tre fiducie su quell’aborto chiamato Italicum?

In ogni caso, per il Senato rimane in vigore il “Porcellum” per come reso costituzionale dalla Corte Costituzionale.

Con la vittoria del NO ha vinto la speranza ritornare di essere un Paese di cui essere orgogliosi. Sottolineo: la speranza. Col SI si sarebbe persa pure questa.

Abbiamo riscoperto la Costituzione e l’abbiamo difesa. Pretendiamone ora l’applicazione.

Recuperiamo la memoria e usciamo dal frame!