Il governatore Cirio a Torino nel convegno celebrativo della Corte dei conti ha rilanciato sull’autonomia differenziata. Forse per la presenza di Mattarella ha aggiunto una mozione degli affetti richiamando la bandiera italiana (Stampa Torino, 02.10). Ma le carte cantano. E le pretese del Piemonte per quel che si sa sono ricopiate da quelle del Veneto, mentre è firmato l’asse con la Liguria (Repubblica Genova, 24.09).
Il separatismo nordista attacca. Il 15 ottobre si terrà in una scuola di Padova un incontro sull’autonomia differenziata, organizzato dall’ufficio scolastico regionale, ambito territoriale di Padova e Rovigo. Sarà relatore Bertolissi, ordinario di costituzionale a Padova, e membro della delegazione trattante con il ministero. Lo stesso Bertolissi sul Corriere della sera del 23 settembre ci informa che al Nord tira una brutta aria. È autore di un libro sull’autonomia di cui la giunta veneta ha deliberato di acquistare mille copie, al prezzo scontato di 6 euro ciascuna. Nelle parole di Zaia «… fornisce un prestigioso contributo scientifico alla tematica dell’autonomia differenziata … l’Amministrazione Regionale intende acquistarne un congruo numero di esemplari per la loro diffusione …» (Gr Veneto, 30.07.2019, in Bur n. 27.08.2019, n. 97).
Una campagna pubblicitaria. Sulla iniziativa del 15 ottobre bene hanno fatto le segreterie regionali scuola Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda a sottolineare che la discussione andrebbe «allargata anche ad altre presenze di pensiero divergente. In caso contrario sarebbe utile annullare l’iniziativa». Ci chiediamo cosa pensi il ministro Fioramonti – quello che l’autonomia nella scuola non si fa – della sua organizzazione periferica. Un anticipo di co-dipendenza funzionale?
Sulla scuola gli aspiranti secessionisti mantengono alta la pressione. Le ragioni sono ovvie. Anzitutto, è l’occasione di mettere le mani su una massa di manovra elettoralmente preziosa di decine di migliaia di docenti e personale scolastico. Inoltre, alla bassa cucina si affianca una motivazione strategica: avere gli strumenti per costruire una cultura separatista che nobiliti lo strappo. Un obiettivo che in specie Zaia da tempo persegue. Ricordiamo il protocollo d’intesa trionfalmente firmato con l’allora ministro Bussetti (leghista) per l’insegnamento della storia e della cultura veneta nelle scuole (Il Gazzettino.it, 16.10.2018).
Si onora l’accordo con i sindacati scuola siglato il 24 aprile dal precedente governo? Non fa argine – e speriamo sia solo apparenza – la posizione di Boccia. Le sue aperture sulla scuola sono in diretto contrasto con Fioramonti. Anche Provenzano è su una linea diversa. Dunque, sull’autonomia un indirizzo di governo non c’è. Non si capisce quale sia l’orientamento della maggioranza. Una posizione condivisa sarebbe quanto mai opportuna, prima di parlare. Perché intanto Boccia non rende pubblici i 36 rilievi che – leggiamo – ha presentato ai governatori? O riprende la trattativa segreta in stile Stefani?
Si aggiunge ora la nota di aggiornamento del Def a firma Conte e Gualtieri. Tra i ddl che il governo dichiara collegati alla decisione di bilancio uno reca «interventi per favorire l’autonomia differenziata ai sensi dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione attraverso l’eliminazione delle diseguaglianze economiche e sociali nonché l’implementazione delle forme di raccordo tra Amministrazioni centrali e regioni, anche al fine della riduzione del contenzioso costituzionale».
L’ambiguità continua. Favorire? E come? Il richiamo alle diseguaglianze sembra legarsi ai livelli essenziali delle prestazioni. Si intende che debbano essere stabiliti in via prioritaria, al fine appunto di «favorire»? E che sono le «forme di raccordo»? Strumenti di concertazione permanente da sostituire in tutto o in parte alle intese? O invece da affiancare ad esse per contenere i danni? Ridurre il contenzioso, come? Fontana e Zaia potrebbero dire che è appunto quel che vogliono, ritagliando competenze e funzioni.
Sull’autonomia differenziata il governo rischia la babele. Qui le differenze sono anzitutto a Palazzo Chigi, mentre il fronte separatista è compatto. Ma la pubblicità ingannevole lasciamola a Fontana e Zaia. Perché stiano sereni non diciamo che gli antichi giuristi di Roma avevano in tempi assai risalenti già inventato la categoria giusta per loro: il dolus malus.