- L’arcivescovo di Bologna parla ai vescovi italiani, quasi una relazione programmatica per riorganizzare la presenza cattolica in Italia nei prossimi anni. L’ammissione che la chiesa è diventata minoranza nel corpo della società.
- Al governo Zuppi chiede forte attenzione sulle questioni sociali: il lavoro precario e malpagato e la difficoltà di trovare casa, indicati come mali endemici che colpiscono in particolare i giovani impedendogli di costruirsi una famiglia. Dalla crisi dovuta all’inverno demografico nasca un nuovo modello di welfare.
- Le scuole cattoliche vanno considerate alleate e non avversarie di quelle pubbliche, e possono dare un importante contributo al cambio culturale di cui c’è bisogno, ovvero la costruzione di una coscienza sensibile alla costruzione di una ecologia integrale «che guarda all’ambiente ma soprattutto alle persone che in questo ambiente vivono».
La Costituzione italiana va applicata in ogni sua parte, e questa resta la principale riforma istituzionale da compiere.
Una presa di posizione non scontata quella fatta propria ieri dal presidente dei vescovi, il cardinale Matteo Zuppi, in apertura del Consiglio episcopale permanente.
L’arcivescovo di Bologna ha tenuto infatti la reazione introduttiva dell’organo di autogoverno della chiesa italiana, toccando molti dei temi ecclesiali e politici più rilevanti; non un semplice contributo all’avvio della discussione insomma, ma un discorso programmatico che colloca il cattolicesimo italiano in una prospettiva precisa, ponendo le radici della dottrina sociale della Chiesa nell’alveo della carta costituzionale.
POVERTÀ E SCUOLE CATTOLICHE
Da qui il cardinale è partito per delineare le priorità economico-sociali del paese, fra le quali ha indicato: il perdurare della precarietà per ampie fasce di lavoratori, l’allargamento della povertà, l’urgenza di disegnare politiche per la natalità in grado di definire un nuovo modello di welfare; e poi la necessità di incrementare i corridoi umanitari per favorire l’ingresso regolare dei migranti favorendo, al contempo, i processi d’integrazione dei nuovi arrivati anche a livello scolastico, il rafforzamento delle politiche in favore di una popolazione anziana sempre più numerosa, l’impegno per la pace.
Zuppi ha anche chiesto di considerare il ruolo attivo che possono avere le scuole cattoliche – che non sono «avversarie» di quelle statali – nel promuovere un nuovo paradigma culturale capace di affrontare i temi di un’ecologia integrale, cioè il rapporto fra ambiente e comunità umane quale sfida fondamentale per il futuro.
Un nodo che, a guardar bene, riguarda sia il mondo laico che le stesse istituzioni cattoliche.
CHIESA DI MINORANZA
Il presidente della Cei ha quindi richiamato la chiesa ad impegnarsi su molti di questi temi, ha detto che il cammino sinodale in corso resta decisivo per costruire la presenza cattolica in Italia, anche a partire dal disagio manifestato da tanti laici credenti e dagli stessi preti.
Peraltro, l’arcivescovo di Bologna ha descritto quella cattolica come «una minoranza creativa», sinetisi dal sapore ratzingeriano che – fuor da ogni retorica e difesa d’ufficio della cattolicità degli italiani – prende atto di un mutamento d’epoca, un passaggio importante nel dibattito che percorre la chiesa alle varie latitudini.
«Anche se minoranza – ha infatti detto il cardinale – la chiesa non può cercare riparo nella chiusura, come se unica via sia estraniarsi dal mondo e la distanza garantisca la salvezza dell’identità. Non vogliamo nemmeno accettare svogliatamente di essere minoranza, in fondo con la paura di prenderci responsabilità e di essere creativi».
ANTIFASCISMO
Importante, in questo contesto, il passaggio dedicato da Zuppi alla Costituzione. «Quest’anno si compiono i settantacinque anni della Costituzione repubblicana, entrata in vigore il 1° gennaio del 1948, nata dal ripudio del fascismo e della guerra, ma anche dalla volontà di guardare insieme il futuro. Varie riforme sono possibili e in discussione, ma la principale resta viverne lo spirito e applicarla fino in fondo e in tutte le sue parti».
Subito dopo, il presidente della Cei, ha voluto ricordare la figura di don Minzoni, personalità legata allo sviluppo del cattolicesimo sociale, ucciso dai fascisti nel 1923. «Desidero ricordare – ha detto Zuppi – anche come si compie quest’anno, nel mese di agosto, il centenario dell’omicidio di don Giovanni Minzoni, arciprete di Argenta. Lo ricordiamo con rispetto e affetto, anche per dire che i sacerdoti sanno vivere e morire per il loro ministero. Lo abbiamo visto durante e dopo la seconda guerra mondiale, lo abbiamo vissuto di fronte alle minacce della mafia e della camorra».
Dopo di lui, Zuppi ha citato don Lorenzo Milani per l’impegno profuso in favore dei giovani e della centralità della scuola quale strumento decisivo «per recuperare gli emarginati e gli scartati».
PRECARIATO E DENATALITÀ
Dopo aver rinnovato gli auguri di buon lavoro al governo e ribadito la volontà della chiesa di offrire la propria collaborazione per sostenere i più deboli, il cardinale ha affermato: «Oggi un lavoratore su otto ha un ingaggio precario, mal pagato, che non consente un tenore di vita adeguato alla dignità della persona e alla costruzione di un progetto di vita personale e familiare. Le associazioni del mondo cattolico, del terzo settore, e la stessa Conferenza episcopale sono pronte a collaborare con le autorità competenti per valutare e proporre strumenti adeguati a disegnare un sistema di welfare che migliori le opportunità di inclusione sociale e lavorativa per ciascuno».
Il ragionamento del presidente della Cei ha quindi toccato, in materia di denatalità e inverno demografico, il tema delle difficoltà per i giovani nel trovare un’occupazione stabile e un’abitazione adeguata, presupposti indispensabili per mettere su famiglia.
«Un grande sforzo», ha osservato Zuppi in tal senso, va fatto «per garantire sicurezza abitativa, capace di dare dignità alle persone e generare vita. Le nuove generazioni non devono essere vincolate ad adattarsi al mondo di oggi, a quello che il presente offre, ma incoraggiate a mantenere alta l’ambizione di cambiare la realtà per costruire un futuro più in sintonia con propri desideri e potenzialità».