La Presidente del Consiglio, nonché di Fratelli d’Italia e dei Conservatori europei, ha esposto i suoi obiettivi. La legge di bilancio non è un bottino di cui vantarsi. L’aumento del debito, un punto di Pil, serve a prolungare per 3 mesi le misure di Draghi per ridurre il caro energia (gas ed elettricità) ma è sparita la riduzione per i carburanti, quindi l’inflazione salirà. Per coprire il 2023 servono altri 60 miliardi. L’aumento dell’inflazione porterà a maggiori entrate, ma le risorse verranno dalla “tassa” più ingiusta su chi non può difendersi.

In 3 mesi non rientreranno fiammata dei prezzi e rischio penuria dell’energia, tanto più che la guerra in Ucraina non lascia intravvedere la cessazione dei combattimenti.

Il Governo poteva accelerare gli investimenti nelle rinnovabili (fotovoltaico ed eolico) per sostituire le fonti fossili e raggiungere una maggiore autonomia nazionale, ma sono prevalsi gli affari e il vecchio modello. Malgrado Terna confermi che sono richiesti allacci di rinnovabili alla rete per 305 GW. Di queste potenzialità per contrastare il cambiamento climatico stiamo usando briciole.

Si parla solo di ponti, strade, autostrade, infrastrutture varie. Eppure le rinnovabili sono investimenti per il futuro energetico ed ambientale, per occupazione di qualità, mentre trivelle e rigassificatori alludono all’affanno delle forniture di gas a prezzi molto più alti.

Le risorse restanti della legge di bilancio vengono da un attacco frontale al reddito di cittadinanza, dagli extra profitti derivanti dall’energia, solo 2,5 miliardi contro i 10 previsti da Draghi, dalle pensioni ben 17 miliardi in 3 anni per il taglio del recupero dell’inflazione oltre 4 volte il minimo, altri tagli.

Per cosa? Visco ha calcolato che i condoni fiscali costeranno almeno 1,6 miliardi, a cui vanno aggiunti il calcio e le cartelle cancellate fino a 1000 euro. Il condono penale tolto dopo le proteste tornerà perché lo chiedono quanti hanno portato capitali dall’estero infrangendo norme penali.

La flat tax per le partite Iva ha creato un’ingiustizia verso i lavoratori dipendenti – le giustificazioni di Meloni sono ridicole – svelando chi vogliono favorire le destre.

Purtroppo le misure per incentivare assunzioni di giovani sono a favore del Nord in un rapporto 10 a 1. Gli altri interventi sono segnaposto delle destre, con le solite giustificazioni: pochi soldi, tempi stretti, ecc.

Meloni sembra pensare che gli spazi di intervento saranno pochi anche in futuro e quindi ha aperto la campagna per cambiare la Costituzione puntando all’elezione diretta del Presidente della Repubblica, che se non fosse più un garante come oggi ma il capo della fazione vincente alle elezioni dovrebbe spingere a cambiare mezza Costituzione per costruire i contrappesi istituzionali.

Meloni ha taciuto sull’autonomia regionale differenziata, che nella versione Calderoli spinge alla secessione dei ricchi e alla rottura dell’unità nazionale, delineando 20 scuole regionali, così nella sanità, nel lavoro, nell’ambiente, ecc. Eppure Calderoli si agita molto.

Presidenzialismo e autonomia regionale esasperata vanno in direzioni opposte.

Il Governo delle destre, visti i pochi spazi di manovra, punta sulle modifiche della Costituzione, ma ci sono obiettivi diversi.

I livelli essenziali di prestazione, di cui parla la legge di bilancio, per essere uniformi nel territorio nazionale hanno bisogno di tanti quattrini che Giorgetti non ha. L’alternativa è avere cittadini di serie A, B, C.

Bisogna fermare Calderoli e imporre che le vere decisioni sull’autonomia regionale differenziata le prenda il parlamento.

Oggi si punta ad un accordo tra Governo e Presidenti delle Regioni, relegando il parlamento alla ratifica.

La proposta di legge costituzionale per modificare gli articoli 116 e 117 può aiutare ed essere firmata sul sito www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it.

La modifica sbagliata del titolo V nel 2001 e le successive scelte di Bonaccini hanno aperto un varco che va richiuso.

La Lega teme un rinvio e punta all’autonomia ora, lasciando il presidenzialismo sullo sfondo, Meloni fa il contrario. Le destre non sono unite. Solo la clamorosa assenza di una opposizione efficace non fa esplodere queste contraddizioni.

La Costituzione è il terreno comune su cui ricostruire l’opposizione. Occorre una svolta, gli errori vanno corretti.
Presidenzialismo ed autonomia regionale differenziata deformano la Costituzione, non sono modifiche puntuali e coerenti.

La Costituzione più bella del mondo non esisterebbe più.

Occorre una forte risposta di difesa e attuazione della Costituzione, antifascista.