Questa crudele pandemia ha fatto un’altra vittima, a noi molto cara. Si è spenta Lidia Brisca Menapace dopo una lunga e intensa vita. Nata a Novara nel 1924, si era poi trasferita a Bolzano. Partecipò alla Resistenza con il nome di “Bruna”. In seguito ha animato, sul finire degli anni Sessanta, il dissenso cattolico. Per questa ragione e per la scrittura di un saggio su Marx le venne revocato l’incarico che aveva presso l’Università cattolica di Milano, dove aveva partecipato alla nascita del movimento studentesco.
La sua strada si incrociò con quella del Manifesto alla cui avventura partecipò fino in fondo, portando l’originalità dei suoi contributi teorici e politici. Fece parte del PdUP, ma non lo seguì nel ritorno nel Pci alla fine del 1984. Fu a lungo partecipe dell’Unione donne italiane e il femminismo è stata una costante nella sua attività politica e culturale. Come lo è stato il suo impegno per la pace nei movimenti pacifisti, che la portava anche a criticare tutte le terminologie di carattere bellico in uso nel linguaggio politico corrente.
E la sua lotta contro i fascismi e i razzismi di ogni tipo, con una presenza attiva nell’Anpi. Ha ricoperto diversi incarichi istituzionali, da assessora a Bolzano a consigliera comunale di Roma, da consigliera regionale del Lazio all’elezione al Senato per Rifondazione Comunista, il partito cui è rimasta legata fino alla fine della sua vita. Una vita che è parte indelebile della storia del nostro paese e della democrazia italiana. Negli ultimi anni è stata grande la sua attenzione verso le giovani e i giovani, cui ha raccontato e consegnato la sua straordinaria esperienza.
IL Cdc si sente vicino ai suoi familiari e a tutte e tutti coloro che l’hanno amata e stimata. Sarai sempre nei nostri cuori e nelle nostre menti, cara Lidia.