L’Associazione “Salviamo la Costituzione. Aggiornarla, non demolirla” è nata per proseguire e incentivare le attività di valorizzazione e difesa della Costituzione repubblicana del 1948 e per mantenere alta l’attenzione sulla continua necessità di una pedagogia costituzionale a testimonianza dell’importanza indefettibile e dell’attualità dei valori e dei principi costituzionali. Nata nel 2006 sotto la guida del Presidente Oscar Luigi Scalfaro come Comitato per il NO alla revisione costituzionale del Governo Berlusconi, ha proseguito il suo incessante lavoro di analisi e riflessione critica contro ogni tentativo di demolizione degli assetti fondanti la democrazia costituzionale,
concorrendo alla campagna referendaria per il NO anche nei confronti della revisione tentata dal Governo Renzi, 10 anni dopo, nel 2016. In entrambe le occasioni l’Associazione si è trovata in sintonia con milioni di cittadine e cittadini, come testimoniato dallo straordinario esito delle due consultazioni referendarie richiamate, grazie al contributo di tante associazioni e movimenti di ogni cultura politica e ideologia, tutte unite nell’intento di salvaguardare l’assetto costituzionale democratico della Carta del 1948, pur mantenendo ciascuno la propria visione dell’Italia e del mondo e le proprie prospettive politiche.
Nel corso del tempo l’Associazione “Salviamo la Costituzione” ha accentuato il suo carattere di polo “federatore”: luogo di riflessione tra associazioni, studiosi o semplici cittadini appartenenti a diversi orientamenti politici e culturali, ma uniti da una comune volontà di attuazione dei principi espressi dalla nostra costituzione e pronti a combattere in suo nome contro ogni stravolgimento del testo o tradimento dei suoi valori.
Oggi il clima politico e l’azione della maggioranza parlamentare (minoranza numerica nel Paese) che regge il Governo stanno assumendo scelte politiche e professando una cultura di sostanziale ostilità verso la Costituzione repubblicana, attentando ai suoi fondamenti su diversi fronti. Continui sono gli attacchi ai diritti di libertà dei cittadini: in primo luogo il diritto al dissenso, alla libertà di riunione e di manifestazione, alla dignità delle persone detenute nelle carceri, al diritto di critica (abbiamo assistito attoniti ad ingiustificate e brutali aggressioni da parte delle forze dell’ordine a pacifici manifestanti, minorenni inclusi, che esprimevano una civile protesta e del tutto legittime opinioni, senza arrecare alcun pericolo per la sicurezza e incolumità pubblica), alla libertà di stampa e di manifestazione del pensiero (oltre alla sistematica occupazione di tutti gli spazi di informazione e comunicazione pubblica, abbiamo visto ministri della Repubblica intervenire per censurare addirittura le performance dei comici in televisione, attacchi diretti a giornalisti se non ad intere testate non per contestare fatti, ma per delegittimare il pluralismo, le opinioni o le inchieste svolte). Continui sono i tentativi di limitare i diritti del lavoro, ostacolare quello di sciopero, aumentare la libertà delle imprese a scapito della tutela dei diritti e della sicurezza in ambito lavorativo (abbiamo visto ministri utilizzare l’arma della precettazione con una disinvoltura mai prima immaginata). L’incapacità nel governare il fenomeno strutturale delle migrazioni sta facendo venir meno ogni politica di accoglienza e ogni garanzia dei diritti inviolabili che devono essere garantiti a tutte le persone, stranieri compresi (in una situazione dei centri di permanenza e rimpatrio drammatica e disumana). Le politiche sociali vengono sostituite da politiche neoliberiste dimentiche degli inderogabili doveri di solidarietà. Continui sono pure gli attacchi alla indipendenza e autonomia della magistratura (abbiamo sentito sostenere nelle sedi istituzionali più austere che è giunto il momento di ragionare intorno alla necessità di un “superamento del principio della sottoposizione del giudice solo alla legge”). Non abbiamo invece visto riaffermare alcuna volontà di difendere la natura antifascista della nostra Costituzione di fronte a manifestazioni di esaltazione del passato regime; in alcuni casi è stata anche chiaramente espressa insofferenza di fronte a richieste di presa di distanza dal fascismo.
L’aggressione ai fondamenti del costituzionalismo e della democrazia costituzionale sta, inoltre e soprattutto, assumendo la veste formale di riforme legislative e costituzionali pericolose, muovendo un attacco al cuore della Costituzione attraverso stravolgimenti istituzionali molto gravi: l’introduzione del c.d. “premierato elettivo”, la disgregante autonomia differenziata, la compromissione dell’indipendenza della magistratura mediante la progettata separazione delle carriere con il rischio di un potenziale assoggettamento del pubblico ministero al controllo della politica.
Questi processi sono accompagnati da sollecitazioni populiste, mediante i quali esponenti di governo sembrano travestirsi da opposizione per protendere verso un disegno di un’Italia spezzata in fazioni e frammenti, sottomessa a un capo assoluto, scelto dalla minoranza più organizzata e dotato di poteri che modificano profondamente gli equilibri costituzionali, incidendo profondamente sulla tenuta e sulle funzioni delle istituzioni di garanzia: il Presidente della Repubblica per il depotenziamento dei suoi poteri e per la sua più debole legittimazione rispetto al Presidente del consiglio; la Corte costituzionale per il rischio concreto che la nomina dei giudici di
provenienza parlamentare derivi dalla sola maggioranza parlamentare.
Si tratta di un disegno sistematico che unisce tra loro diversi tasselli, ciascuno dei quali capace da solo di incrinarel’unità del Paese e le garanzie costituzionali. Si tratta di posizioni e di progetti a fronte dei quali è impossibile ipotizzare costruttivi atteggiamenti di negoziato anche solo per tentare di migliorare/emendare il disegno di fondo di smantellamento della democrazia parlamentare. È necessario piuttosto elaborare e proporre un progetto di riforme alternative per rilanciare il ruolo del Parlamento, oggi ridottoa votificio di ratifica del decisionismo governativo. La crisi dei partiti e della capacità di governo della classe politica contemporanea non può essere risolta aggredendo le istituzioni democratico-rappresentative e di garanzia.
Per la difesa della Costituzione e il rilancio della democrazia parlamentare è indispensabile costruire nuovamente, come già nel 2006 e, a seguire poi, nel 2016, un grande movimento popolare, un insieme di forze e realtà politiche e associative che faccia della “Scelta per la Costituzione” un comune terreno di incontro.
È tornato il drammatico momento per promuovere la composizionedi un ampio movimento politico e sociale che trovi i propri comuni punti di condivisione sui temi e le modalità di lotta politica e culturale contro gli stravolgimenti costituzionali in atto.
È urgente attivarsi allo scopo di concorrere a costruire interlocuzioni e alleanze in difesa dei valori e dei principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana.
Per questo rivolgiamo un appello a tutti i cittadini italiani, per partecipare, in unità d’intenti, a questo progetto di difesa e rilancio della Costituzione coinvolgendo associazioni, movimenti,
comunità – nazionali e locali – organizzazioni di volontariato e religiose, partiti, sindacati, nonché giuristi, economisti, filosofi, storici, esperti di questioni politiche e istituzionali, cittadini di ogni ispirazione e ideologia, che condividano i valori della democrazia e della Costituzione; della Costituzione come forma e limite del potere, anche di quello legittimato dal voto popolare; perché sia evitato lo snaturamento della democrazia repubblicana tramite l’investitura di un capo e l’attivazione di meccanismi che di fatto escludono l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini alla determinazione della politica nazionale.
Un appello rivolto a chi si ritrovi ancora nei valori fondativi della Repubblica, erede delle culture azionista, cattolica, liberale e marxista, o comunque interpreti il senso e lo spirito di una convivenza civile e fondata sulla fiducia reciproca tra i cittadini e tra questi e le istituzioni rappresentative, e sugli irrinunciabili valori repubblicani.
L’appello è rivolto alle forze sociali, politiche e culturali che si uniscano per dare vita ad un luogo aperto di confronto. L’esperienza della “via maestra” che vede impegnate già ora una quantità di associazioni ed esperienze diverse, sta muovendo i primi passi e può essere proseguita con il convinto apporto di tutte e tutti. Impegniamoci ad evitare il peggio, proponiamoci di costruire il meglio.