Fra le tante giornate celebrative (spesso puramente commerciali) dei nostri affollati calendari anche quest’anno mi sembra sia stata praticamente ignorata quella del 10 dicembre, che ricorda l’approvazione nel 1948, da parte della Assemblea delle Nazioni Unite, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Appena uscite dall’orribile massacro della seconda guerra mondiale con i milioni di civili morti sotto i bombardamenti o nei campi di concentramento, le nazioni decisero di dotarsi di uno strumento giuridico che limitasse il loro stesso potere, costruendo una base di diritti inalienabili per tutti gli esseri umani.
A 74 anni di distanza dobbiamo chiederci a che punto siamo nella realizzazione del programma costituito dai 30 articoli della Dichiarazione, che puntava, come indicato nel Preambolo “all'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno ... come la più alta aspirazione dell'uomo”.
Purtroppo la risposta non può che essere tristemente negativa. Cosa pensare, per esempio, della prescrizione dell’articolo 16 secondo comma: “Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi“, alla luce di notizie di cronaca che narrano di matrimoni combinati e perfino di omicidi in caso una delle parti (in genere la donna) si rifiuti? E delle libertà religiose citate nell’articolo 18: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di manifestare …. la propria religione…”, che comprende naturalmente la scelta dell’ateismo, a fronte del carcere e delle violenze subite dalle donne iraniane che rifiutano il chador?
Per non parlare del contenuto dell’art. 23 (“Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana …” .anticipato dall’art. 36 della ns Costituzione)) che la demolizione della L.300 promossa da Matteo Renzi ha cercato di cancellare.
Anche il nostro Paese ha la sua responsabilità, non rispettando ad esempio una delle prescrizioni dell’art. 21 ( diritto a... veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed eguale…) a causa della legge elettorale (‘rosatellum’) che deformando palesemente la volontà degli elettori e non rispettando la loro eguaglianza ha consegnato il nostro Parlamento a una maggioranza numerica di destra, votata in realtà solo dal 40% degli elettori.
Forse l’imbarazzo derivante da questo sconsolato bilancio giustifica il silenzio che ha caratterizzato il ricordo di uno dei momenti più alti della storia.