Parteciperò a Torino come sardina tra altre sardine. Spinto dall’imperativo etico riassunto nel titolo di un recente libricino di Luciano Canfora: “Fermare l’odio”! Spero di incontrare a piazza Castello il 10 dicembre alle 19 molti amici e molte amiche.
La loro o in ipotesi nostra comunicazione è data dai corpi di tante sardine come loro o noi in piazza. Dove il loro sta per noi e viceversa in un mare aperto. Significa rifiutare o non praticare il politichese o frequentare i talk show e nel non pontificare per “arrivare” o esibirsi.
Il leader è allora un’aberrazione e comunque una contraddizione. La macchina dei media e i tanti ambiziosetti che giocano anche inconsapevolmente al leader facendosi irretire dai media rischiano di essiccare il mare espellendo quel che sta nuotando in esso e sarebbe molto per fermare l’odio prima che l’odio si impossessi dei più.
Sentire che il simpatico Mattia Santori avrebbe risposto in un’intervista al Fatto quotidiano alla domanda sul referendum del 4 dicembre 2016 dicendo che ha votato sì alla (de)riforma Renzi/Boschi, lui intervistato da chi lo qualifica “leader“ delle sardine, è forse segno di sincerità. Ma ancor prima una trappola che svuota quel mare.
Il popolo che a grande maggioranza bocciò la deforma (in)costituzionale sta dentro quel mare con la Costituzione repubblicana nel cuore e in mano.