Fermate l’Italia, vogliamo scendere.
E’ una battuta, ma fa sempre meno ridere.
Il nostro Paese sta vivendo una fase di caos istituzionale, forse il più grave dalla sua nascita.
Nonostante due referendum (2006 e 2016) abbiano ribadito la volontà delle Italiane e degli Italiani di conservare l’impianto istituzionale contenuto nella Costituzione repubblicana, e anzi di realizzarne le previsioni, la classe politica continua quotidianamente a tradire i Principi di solidarietà, eguaglianza, legalità che ne costituiscono le colonne portanti.
Fra qualche giorno ci verrà proposto di votare su cinque quesiti referendari abrogativi che costituiscono l’ennesimo attacco alla indipendenza e autonomia della Magistratura; il Parlamento dovrà votare se impedire ai Comuni di garantire i servizi essenziali per la qualità della vita dei loro cittadini, affidandoli a aziende private in cui la finalità del lucro prevale necessariamente sulla qualità e economicità del servizio; contemporaneamente siamo a conoscenza (quasi per caso) che il Governo sta svendendo l’unità della Repubblica trasformando le Regioni (il cui disastroso funzionamento abbiamo sperimentato nel corso della pandemia) in ‘repubblichette’ (cit. Villone) con diversi sistemi sanitari, scolastici, di trasporto, ecc …. E lo farà con una procedura che impedirà al Parlamento non solo di decidere, ma nemmeno di esprimere con un voto la propria opinione, e che impedirà eventuali ripensamenti da parte della Repubblica senza il consenso esplicito delle Regioni coinvolte.
Un caos istituzionale di cui portano gran parte della responsabilità quanti sono stati eletti per rappresentarci e accettano invece passivamente di essere esautorati della loro funzione, limitandosi a confermare le decisioni degli Esecutivi, che si sono ormai stabilmente impadroniti del potere di proposta legislativa. Contentandosi evidentemente dei clamorosi privilegi che il loro ruolo comporta.
Vale forse la pena di accennare che il sistema rappresentativo parlamentare è già stato sostituito a livello di Comuni e Regioni da leggi elettorali iper-presidenzialiste, che assegnano a una persona sola (eletta a suffragio universale e inamovibile) tutto il potere in base alla regola che ‘chi vince prende tutto’.
Un caos dal quale dobbiamo affrettarci a uscire, recuperando il modello razionale e funzionante che ci hanno lasciato i Padri e le Madri Costituenti scrivendo una Carta che ha un solo difetto (ma non è un difetto!): non prevede che i cittadini rinuncino alla loro sovranità abbandonando quella democrazia che tanto costò a chi ci ha preceduto.
Invece di scendere, impariamo a guidare.