Mercoledì scorso il Presidente Sergio Mattarella prendendo la parola in
occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Oscar Luigi
Scalfari ha fatto un autorevole discorso per richiamare tutti gli
attori politici al rispetto delle regole. In particolare, intervenendo
nella polemica suscitata dal Ministro dell’interno contro la
magistratura, ha dichiarato:
“nel nostro ordinamento non esistono
giudici elettivi: i giudici traggono la loro legittimazione dalla
Costituzione. Nessuno è al di sopra della legge, neppure gli esponenti
politici”.
Il Presidente Mattarella ha informato il suo mandato ad
uno stile completamente diverso da quello del suo predecessore,
esercitando le sue funzioni con il massimo self restrain. Però non ha
abdicato alla funzione di garanzia che la Costituzione gli ha assegnato.
Anzi nella fase più calda della formazione del nuovo governo non ha
esitato a dire dei no molto forti, come il suo rifiuto di nominare
Savona al dicastero dell’economia. Tale opzione suscitò delle
perplessità perché rischiava di impedire la nascita di un governo
sostenuto da una maggioranza di parlamentari. Tuttavia è innegabile che
con quella scelta il Presidente Mattarella abbia voluto mandare un
messaggio chiaro alla nuova maggioranza, riaffermando il suo ruolo di
garanzia e di custode dei valori repubblicani.
Se c’è una funzione
nella quale è massima la responsabilità di garanzia del Presidente della
Repubblica, questa risiede nel potere di emanare i decreti legge
deliberati dal Governo.
Il ricorso al decreto legge può essere fonte
di abusi gravissimi perché le sue norme vanno immediatamente in vigore,
prima ancora che il Parlamento ne discuta.
A fronte di un
provvedimento palesemente incostituzionale che rischia di provocare
pregiudizi irreparabili, l’unica salvezza è il diniego del Presidente
della Repubblica, che può rifiutarsi di emanare l’atto. Come accadde nel
febbraio del 2009 quando il Presidente Napolitano si rifiutò di emanare
un assurdo decreto legge con il quale il Governo Berlusconi voleva
intervenire nel doloroso caso di Eluana Englaro, sovvertendo le sentenze
dei giudici e imponendo per legge l’accanimento terapeutico. All’epoca
ci fu un braccio di ferro durissimo e i coriferi di Berlusconi non
ebbero vergogna a qualificare Napolitano con l’epiteto di assassino. Ma
Napolitano non deflettè e l’ignobile provvedimento non vide mai la luce.
Ebbene siamo alla vigilia di importanti provvedimenti che il nuovo
Governo vorrebbe adottare sotto la forma di decreti legge. E’ stata già
pubblicata la bozza di un decreto che interviene sulla disciplina
dell’immigrazione. Si tratta di un provvedimento che contiene aspetti
allarmanti di incostituzionalità e che può provocare drammi
irreparabili. Rinviando ad un esame più approfondito, ci basta
considerare alcuni punti critici:
– viene abrogato il permesso di
soggiorno per motivi umanitari, cioè quel permesso di soggiorno
residuale che veniva dato a persone che non potevano essere rimpatriate
perché soggetti deboli esposti a rischi della più varia natura;
– viene raddoppiata da tre a sei mesi la detenzione amministrativa per le persone che devono essere rimpatriate;
Ma la disposizione più assurda è quella che prevede che il richiedente
asilo, sottoposto a processo penale deve essere rimpatriato; nel caso
sopraggiunga sentenza di assoluzione, l’interessato può tornare in
Italia e riproporre la domanda. Peccato che nel frattempo gli ayatollah
gli avranno tagliato la testa!
Presidente non firmare!
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