"Ho formulato richiesta motivata di archiviazione": lo dice il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro nella lettera che Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro dell'Interno ha sfoggiato in diretta televisiva e internet.
Il caso è quello della nave Diciotti e dei migranti trattenuti a bordo della nave una volta arrivata in porto a Catania, a fine agosto, che aveva valso al ministro dell'Interno l'accusa di sequestro di persona. La lettera arrivata a Salvini è stata letta in diretta dallo stesso ministro collegato in video su Facebook dal suo studio al Viminale. L'indagine su Salvini era partita dalla Procura di Agrigento.
Successivamente, il tribunale dei ministri ha sentito funzionari del Viminale e ufficiali della Guardia costiera per ricostruire dove il reato di sequestro di persona avrebbe avuto inizio: nelle acque di Lampedusa, come aveva ipotizzato la Procura di Agrigento che per prima aveva indagato Salvini radicando a Palermo la competenza, o in quelle catanesi, visto che per giorni la nave con a bordo i profughi era stata ferma nel porto della città etnea? A complicare il tutto stava la circostanza che nessun divieto di sbarco è mai stato dato dal Viminale, circostanza disvelatrice peraltro dell'ipotizzabile sequestro.
In soli 42 giorni, meno della metà del termine massimo previsto dalla legge, i tre giudici del Tribunale dei Ministri di Palermo chiamati a decidere nel caso Diciotti, si sono spogliati del procedimento, passando la palla ai colleghi catanesi. In un decreto di 60 pagine, trasmesso alla Procura che l'ha girato ai pm etnei, il collegio ha sostenuto di non poter entrare nel merito delle accuse rivolte al ministro, indagato di sequestro di persona per aver impedito lo sbarco di un gruppo di migranti soccorsi il 16 agosto dalla Guardia costiera. E ha indicato in Catania la sede giudiziaria "giusta" per proseguire l'inchiesta
Ma la procedura dinanzi al Tribunale dei Ministri non prevede affatto la trasmissione di atti con richieste del pm, bensì la mera trasmissione al Tribunale , in assenza di indagini (e dunque di spese, checché ne dica a sproposito il soggetto interessato e indagato ) . Il pm deve solo acquisire la notizia di reato. Sono i magistrati sorteggiati a comporre il tribunale per i ministri che, svolte indagini e sentito il pm (che quindi farà in questa fase le sue richieste), decideranno se archiviare o restituire gli atti al pm perché chieda al Senato l'autorizzazione a procedere. Nel caso di specie ci si doveva aspettare questo e che il Senato, come suggerito dalla Bongiorno che di diritto mastica qualcosa , negasse l'autorizzazione proprio affermando che si era trattato di un'azione" politica".
Cosa politica per definizione e non difficile considerandosi la maggioranza pentastellata. Invece il pm Zuccaro, quello delle indagini su onlus e taxisti del mare finite nel nulla ad oggi, si è "portato avanti", così mettendo in difficoltà i magistrati il cui diverso avviso a questo punto andrebbe solo ad alimentare le polemiche sulla politicizzazione della magistratura.
Quasi che anche il gesto extra ordinem, davvero inusuale dello scrittore di epistole, pm, non possa anche esso essere considerato "politicizzato", se non altro perché non dovuto e anzi escluso dalla procedura. Sorvolo sulla motivazione a sostegno della richiesta di Zuccaro, che appare inconcludente a molti in diritto e semmai adducibile dal Senato, organo politico, a sostegno del diniego della autorizzazione a procedere.
Questo è previsto dal codice. E non si tratta di una lettera personale del pm all'indagato, in cui si avvisa che sarà notificata l'iscrizione a registro indagati. Si tratta qui della notifica che c'è stata l'iscrizione. Mentre non è previsto che si scrivano lettere all'indagato per dirgli che si ha intenzione di chiedere l'archiviazione. Quanti indagati ricevono una tal lettera unicamente personale?
V'e' di piu': Zuccaro si spinge a richiedere , anticipandola all'interessato, l'archiviazione, con una motivazione politica che non gli compete, perché il trattenimento illegale "e' giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per la separazione dei poteri, di chiedere in sede di europea la distribuzione dei migranti in un caso in cui secondo la convenzione Sar, sarebbe toccato a Malta indicare il porto sicuro", pur non negando il fatto , ovvero il trattenimento , così sostituendosi de facto al Tribunale del Ministri.
Insomma insindacabilità dell'agire politico dichiarata dal pm in anteprima assoluta. o riedizione dell'unto dal signore legibus solutus. Chissà che il CSM non ritenga di intervenire come parrebbe opportuno se non necessario a tutela della indipendenza della funzione del Tribunale dei Ministri , della legge uguale per tutti e della stessa funzione del pm. Dello stato di diritto. E della verità dei fatti e di una procedura stravolta. La comunità dei giuristi batta un colpo!