Hanno provato già due volte a rovinare la Costituzione. Prima Berlusconi nel 2006, poi Renzi nel 2016. Volevano a tutti i costi svilire il Parlamento e dare maggiore potere al governo. Il loro pensiero fisso era il dominio del presidente del consiglio sulla sua maggioranza, sul Parlamento, sul governo: l'uomo solo al comando, la negazione della democrazia.
Abbiamo sconfitto entrambi, nel 2006 e nel 2016, con piene vittorie popolari. Ora ci riprovano. Ammaestrati dall'esperienza hanno capito che una modifica costituzionale grande e impressionante non passerà mai. Allora usano un trucco ipocrita. Ricominciano da un punto in apparenza meno allarmante. Vi dicono: il Parlamento non funziona, tagliamo il numero dei parlamentari. Hanno già approvato a vasta maggioranza una legge costituzionale che riduce i deputati da 630 a 400, i senatori da 315 a 200. Vantano minori perdite di tempo, maggiore efficienza. E per di più anche risparmio. Ma il pensiero su cui contano soprattutto è questo: siccome i parlamentari sono una massa di nullafacenti, in parte addirittura corrotti o corruttori, meno sono meglio è. Pensano che il cittadino condivida questa idea qualunquista e lo incoraggiano in questo senso.
Dimenticano di dirvi che se i parlamentari sono così dipende dalle leggi che hanno voluto loro. Leggi che vi hanno impedito di scegliere i vostri rappresentanti e che hanno mandato in Parlamento i fedelissimi delle segreterie di partito. Quindi attenzione: se vi lamentate giustamente del Parlamento non dimenticate che vi hanno impedito di eleggere il Parlamento che volevate. Quindi il rimedio non è ridurre gli eletti ma fare in modo che questi siano scelti dagli elettori e garantire al Parlamento il reale esercizio dei suoi poteri, cosa oggi assai difficile. E se si vuole risparmiare è molto più efficace la riduzione dello stipendio.
Il taglio del numero degli eletti avrà il sicuro effetto di ridurre la rappresentanza politica dei cittadini: invece di un deputato ogni 90.000 abitanti, uno ogni 156.000, la proporzione più bassa in Europa. Non solo minuscole minoranze ma porzioni intere dell'elettorato e vaste parti del territorio saranno private della rappresentanza. I giovani, sempre lusingati ma ingannati, saranno le prime vittime di questa contrazione. E il nuovo Parlamento sarà ancora più debole di fronte al governo e ai grandi interessi economici. I più sinceri sostenitori della riduzione, come Salvini, lo ammettono apertamente: questa è la via per arrivare al presidenzialismo. Renzi ha la sfacciataggine di riproporre il Sindaco d'Italia; che per fortuna si svela da sé: una volta che il presidente del consiglio è eletto direttamente dal popolo che cosa conta il Parlamento? Come potrà discutere la volontà di chi può esibire l'investitura popolare?
Chi vuole la sottomissione del Parlamento spera che nel referendum del prossimo 29 marzo i cittadini non si preoccupino della loro rappresentanza e si diano la zappa sui piedi votando Sì. E invece NO!
Cittadini! se pensate che la varietà delle opinioni sia la maggiore ricchezza del paese, se ritenete che la democrazia si alimenti con la diversità degli schieramenti, se volete che il Parlamento esprima la pluralità della società italiana, il 29 marzo prossimo con fierezza e orgoglio votate NO.
Il taglio del numero degli eletti avrà il sicuro effetto di ridurre la rappresentanza politica dei cittadini: invece di un deputato ogni 90.000 abitanti, uno ogni 156.000, la proporzione più bassa in Europa