Se dovessi condensare in una sola formula il motivo per cui ho votato No nel referendum costituzionale niente è più efficace della pubblicità che stava sulla facciata posteriore degli autobus: "Ora o mai più, taglia le poltrone". E lì una cifra inventata per esaltare il risparmio. Espressione triviale che identifica la rappresentanza politica con l'ignavia, l'ozio, la corruzione. Sintesi: meno sono meglio è.
So come tutti voi che la riduzione del numero dei parlamentari ha motivazioni classiche. Ma, appunto, si poteva fare, forse, in un'epoca classica. Ora suona male. Ma ormai è fatta. I cittadini italiani avevano avuto l'imprevista fermezza di bocciare la riforma costituzionale di Berlusconi, e la sorprendente freschezza di cancellare la riforma di Renzi. Ora hanno accettato a gran voce la riduzione.
L'approvazione del taglio del Parlamento si può spiegare almeno in parte con il discredito che il Parlamento ha recato a sé stesso in un non breve periodo in cui ha abdicato alla sua potestà legislativa consegnandola al potere esecutivo.
Sarà interessante vedere quanto la riduzione dei parlamentari ridurrà le file dei suoi più entusiasti sostenitori. Ma l'interrogativo principale che preme su di noi è: quanto questo futuro Parlamento (autoridotto) saprà esercitare la funzione legislativa, stimolare e controllare il governo? Molto dipenderà dalla futura legge elettorale.
La sovranità popolare potrà esprimere la propria rappresentanza politica o questa sarà nelle mani di altri, gruppi dirigenti dei partiti, gruppi di potere economico? Il Parlamento potrà non essere servo del governo?
Cominciamo a chiedercelo se non altro per esigere una legge elettorale che non ci privi della nostra sovranità.