Caro Elettore incerto, cara Elettrice incerta tra il SI e il NO,
capiamo le tue obiezioni: il Parlamento è così inefficiente, i parlamentari rappresentano così poco il popolo che li ha eletti e dipendono da partiti presi dai loro piccoli interessi e incapaci di lavorare per il vero bene del Paese, che il taglio del numero dei deputati e dei senatori sembra un primo passo per una riforma del sistema politico. Meno parlamentari, si dice, significherebbe risparmio, maggiore possibilità di controllo da parte degli elettori, maggiore efficienza del Parlamento, meno “fannulloni” sulle “poltrone”.
Sembra, ma non è così. Si può certamente discutere sul numero dei parlamentari ma non è questo il problema più importante e affrontarlo per primo è una illusione o addirittura un inganno. Il Parlamento è in crisi perché i parlamentari, col sistema delle liste bloccate, non sono scelti dagli elettori ma dalle segreterie dei partiti e da queste dipende la loro rielezione. Non sono gli elettori a controllare il lavoro dei parlamentari ma i partiti. Con la conseguenza che il rapporto dei parlamentari con le aspirazioni, le esigenze, i veri interessi degli elettori è ridotto al minimo, viene meno la possibilità stessa di una vera rappresentanza.
Il Parlamento è poco efficiente non perché sono troppi i parlamentari ma perché sono troppe le Camere. Solo superando il bicameralismo paritario – due camere che fanno le stesse cose e rallentano il lavoro del parlamento - si può pensare di ridargli efficienza.
Prima di decidere se votare SI o NO è necessario mettere in chiaro ciò che sta veramente sotto questa riforma e che rischiamo di non vedere se non usiamo il cervello.
Il taglio del numero dei parlamentari infatti non è voluto per rendere più efficiente il Parlamento ma è il primo passo voluto per affossarlo. In realtà il successo del SI rafforzerebbe un progetto complessivo di riforme pensate e proposte dal M5S contro il Parlamento, di cui il “taglio” è soltanto l’esca per attrarre il voto degli scontenti parlando alla “pancia”, ingolosita dal miraggio di un risparmio irrisorio (il costo di un caffè all’anno per cittadino) e al qualunquismo diffuso, con l’immagine volgare delle forbici di carta che tagliano le poltrone della casta, ostentata davanti a Montecitorio dai grillini plaudenti.
Il taglio dei parlamentari, nelle intenzioni del M5S, è un tassello di una più ampia riforma diretta a sostituire alla democrazia rappresentativa una sorta di democrazia diretta – che già sperimentiamo sulla nostra pelle con la piattaforma Rousseau-Casaleggio - di cui fanno parte altre due proposte di modifica della Costituzione ancora in corso di esame: l’introduzione di un referendum propositivo per i casi in cui il Parlamento non accolga una proposta di legge di iniziativa popolare, che comporterebbe una inaccettabile delegittimazione del Parlamento stesso; l’introduzione del vincolo di mandato per i parlamentari, che ne renderebbe irreversibile il pieno assoggettamento alle direttive del partito di appartenenza. Riforme di natura evidentemente antiparlamentare.
Altre sono le riforme di cui il Paese ha bisogno per recuperare il parlamento alla sua funzione e rinsaldare la democrazia:
Superamento del bicameralismo paritario con attribuzione alla sola Camera dei Deputati della funzione politica – fiducia e controllo del Governo - e della funzione legislativa.
Modificazione della legge elettorale in senso assolutamente proporzionale, con ragionevoli soglie che assicurino la partecipazione delle formazioni minori ed evitino una eccessiva frammentazione delle forze politiche.
Introduzione del principio proporzionale nella Costituzione per impedire che le leggi elettorali siano in balia e modificabili a piacimento da ogni maggioranza di governo.
Eliminazione delle “liste bloccate” e reintroduzione della preferenza unica nel voto.
Introduzione della “sfiducia costruttiva” (un governo decade soltanto se il Parlamento ne esprime, con la fiducia, uno diverso).
Solo dopo si potrà anche ridurre il numero dei parlamentari, su misura delle necessità effettive, non con un taglio a casaccio.
Ovviamente per realizzare tutto ciò è necessaria una forte e convinta mobilitazione della parte più consapevole dei cittadini, che richiami i partiti alla loro funzione originaria, che valorizzi ciò che di nuovo e spontaneo nasce nella società civile.
Riteniamo che votare NO ad una riforma antiparlamentare e antidemocratica sia un primo passo in questa direzione.
Auguri di buon voto!