L’Agenda Onu 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.
Gli Obiettivi per lo Sviluppo danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità. Questi articoli nascono in questo contesto educativo.
Una internazionale di noi abitanti del pianeta come figli di Madre Terra
Numerosi movimenti, istituzioni e realtà culturali attive operano per la pace. La coscienza di questi organismi associativi pacifisti elabora una sorta di internazionale cittadina che potrà condurre al dialogo interculturale ed interreligioso, attraverso la tutela dei più deboli, dei diversi, degli emarginati.
Siamo tutti migranti negli altrove del sé
Diversità è l’errare nel molteplice significato di smarrimento, del perdersi nel cercare rifugio, il punto di approdo, il riferimento. Siamo tutti erranti nei nostri errori, nelle paure, nei timori, nello spaesamento quotidiano. Siamo tutti migranti nelle nostre ansie, angosce e paure, alla ricerca di un senso e di un significato per l’esistenza.
L’errore dell’erranza e l’erranza dell’errore
Nel percorso divergente che produce l’errore, come percorso per comprendere la complessità, l’erranza è la traccia incerta e malsicura dell’esperienza umana verso la giustizia, la verità e la libertà.
Il “clandestino”, il migrante, il senza fissa dimora, lasciano il proprio paese per incamminarsi verso una meta che intuiscono, ma viene loro vietata dalla logica negativa del progresso capitalista, con le implicanze conseguenti di diseguaglianze e ingiustizie economiche, sociali e istituzionali.
La nostra identità di donne e uomini derivanti dal Pianeta Terra e dall’universo
Come donne e uomini costruiamo un’unica e totale umanità nella pluriappartenenza cosmopolita e internazionale, in un cammino che trasmetta l’esperienza della pluralità, dell’incertezza, dell’emarginazione, della verità, del disagio, nel dubbio, nella precarietà del pensiero, nell’errore, come concezione diversa e alternativa della verità, dove l’erranza della migrazione e dell’esistere diviene esperienza conoscitiva.
La ricerca inesausta della verità nell’errore e i suoi derivati
Colui che crede di detenere la verità diventa insensibile all’errore, considerando negativo tutto ciò che contraddice i suoi presupposti e le sue certezze. Il percorso per raggiungere la giustizia, l’uguaglianza, la libertà e la verità consiste in una ricerca senza fine che transita attraverso il tentativo, l’errore e l’ erranza senza meta, in percorsi itineranti, attraverso la prassi dell’esperienza, nello smarrimento interiore, nel disagio psichico, nel travaglio emotivo dell’avventura del conoscere, tra le cesure e le discontinuità della propria storia, contro ogni tendenza dogmatica, a dispetto dei fenomeni dell’arrivismo, dell’ambizione e dell’egocentrismo.
L’errore e l’erranza affrontano l’imprevisto e il disagio psichico e esistenziale
L’errore è aperto, evolutivo, affronta l’imprevisto, la novità, l’estraneità di un soggetto che cerca, conosce e pensa. La complessità delle differenze consiste in un ordito di eventi, azioni, interazioni, così da presentarsi sotto l’aspetto inquietante della perplessità, di ciò che è inestricabile nel disordine, scomodo al perbenismo sociale, dell’ambizione personale, che si oppone a uno stile di vita caratterizzato dall’incertezza, dall’emarginazione e dalla precarietà dell’esistenza.
L’educazione creativa alla pace e alla complessità del pensiero dell’erranza e delle differenze
La sfida del nostro millennio è l’educazione al pensiero complesso delle differenze, nell’interazione e nella valorizzazione piena delle diversità, per un mondo orientato alla pace, privo di sperequazioni economiche, senza stereotipi, pregiudizi e conseguenti discriminazioni e ghettizzazioni, dove non si escluda il più debole, il bisognoso, con la riduzione in schiavitù dei diseredati del pianeta.
La creatività per vincere l’ignoranza e l’ignoto
Il pensiero complesso delle differenze prevede due tipi di ignoranza: l’uomo che non sa, ma è proteso alla ricerca, all’apprendimento e l’ignoranza, molto pericolosa, di chi crede che la conoscenza sia un processo lineare, cumulativo, che procede, facendo luce nell’oscurità, ignorando che l’effetto della conoscenza produce anche ombre, errori, dubbi, perplessità e incertezze. Occorre imparare a camminare nell’oscurità, nell’instabilità emotiva ed esistenziale, nell’ignoranza, nella confusione e nel disordine caotico delle differenze.
La mondializzazione creativa e in itinere dei diritti dell’umanità intera
Una domanda globale, multidimensionale, un pensiero indagatore e multilaterale possono aprirsi all’avvenire di un’era aperta alla mondialità, orientata all’avventura dell’umano, in una prospettiva di cittadinanza attiva, cosmopolita ed internazionale, nell’itinerario errante e multidimensionale per raggiungere una condizione di pace su tutto il pianeta. La mondializzazione dei diritti umani, della libertà, dell’uguaglianza, della fraternità, dell’equità sociale e del valore universale della democrazia, favoriscono lo sviluppo di una coscienza che consideri la diversità culturale, non come realtà opposta all’unità dell’umanità borghese e benpensante, ma piuttosto quale fonte di ricchezza, di innovazione e cultura, nel superamento dei limiti, dei confini e delle frontiere nazionali.
Necessitiamo di una coscienza umana transnazionale
Con l’emergenza di una coscienza umana transnazionale si manifesta chiaramente quanto i problemi mondiali richiedano risposte aperte al dialogo interculturale, contro gli effetti di una civilizzazione, in cui domina il quantitativo, il profitto, il prosaico, l’aggressivo.
L’Islam è il crogiolo fondante della nostra civiltà
L’Occidente deve rendersi consapevole che la sua storia non è monoculturale e monoetnica, in quanto siamo frutto di contaminazioni di popoli e culture e l’Islam è parte fondante della nostra civiltà. Per intercultura non si intende solo immigrazione, ma diaspore, ossia persone e gruppi che si spostano tra paesi diversi, seguendo i cicli stagionali di lavoro, le necessità familiari, le scadenze scolastiche, i progetti matrimoniali e altro ancora.
I differenti significati di intercultura e il dialogo tra genti, etnie, minoranze e popoli
Per intercultura intendiamo tutti i contatti tra culture diverse, di cui i fenomeni migratori sono solo un aspetto, anche se molto importante. L’intercultura, oltre al caso dell’immigrazione di stranieri in Italia e lo spostamento di persone in altri paesi, comprende anche ogni genere di scambi di informazioni, di idee e di esperienze tra aree diverse del pianeta, perché essa non riguarda solo gli immigrati, gli altri, ma noi stessi e le modalità in cui guardiamo e viviamo il mondo e come, in realtà, siamo trascinati dalle potenti correnti di mutamento in corso su tutto il pianeta.
La pluralità identitaria: un ideale non solo utopico per l’umanità intera
Nella prospettiva interculturale, il fenomeno delle immigrazioni e gli imponenti processi migratori in atto nel nostro Paese sono da considerare come un’opportunità per i migranti e per le società che li ricevono, in quanto in un’ottica interculturale il fenomeno migratorio appare molto vario. La prospettiva di apertura, confronto e dialogo tra culture vede la pluralità identitaria come una ricchezza e per questo non si pone come esclusivo obiettivo l’integrazione, che è un’idea prodotta da una concezione inadeguata della civiltà e della pretesa di superiorità morale del mondo occidentale sugli altri, dove l’integrazione, appunto, risulta un obiettivo impossibile, perché la pluralità di lingue, religioni, musiche, culture, tradizioni è un bene da tutelare in un’ottica di interazione, anziché di assimilazione e omologazione ad un modello consolidato nel tempo e prestabilito dall’Occidente.
La cultura della nostra civiltà non può essere monolitica
La prospettiva interculturale respinge il presupposto dell’idea che la cultura sia una realtà monolitica, in quanto essa è un insieme di narrazioni condivise, contestate, negoziate. Partecipando e interagendo con una cultura risulta possibile sperimentare tradizioni, riti, storie, rituali e simboli, strumenti e condizioni materiali di vita, attraverso molteplici narrazioni.
L’accoglienza per formare e creare identità plurime
L’identità si costituisce nella relazione con l’altro da sé, con la famiglia, gli amici, i gruppi sociali reali e virtuali e la concezione aperta all’accoglienza genera un’idea di identità opposta al pensiero fondamentalista, ossia se le società umane non sono omogenee e separate, ma differenziate e caratterizzate da confini permeabili, allora le identità delle persone e dei gruppi non si prospettano come recinti da difendere dalla cattiva influenza dell’esterno e dell’estraneo, ma diventano ambiti di scambio, di dialogo e interazione.
Le narrazioni della creatività umana e astrale
Le persone non hanno diverse identità, ma le costruiscono nelle relazioni quotidiane con gli altri, usando vari strumenti con cui interagiscono con l’ambiente fisico e sociale, come il loro corpo, gli oggetti, le conversazioni, i discorsi e le narrazioni, in un approccio discorsivo, dialettico e dialogico, dove la narrazione non è vista come una produzione mentale individuale, ma come creatività sociale, dialogica, come strumento per riflettere collaborativamente sulle situazioni.
La diaspora delle identità creative e nonviolente: utopie di pace
L’identità prodotta dalle narrazioni è plurale, ma non necessariamente coerente, perché gli eventi narrati possono essere dolorosi e difficili da riferire, in quanto i migranti che hanno vissuto esperienze traumatiche producono narrazioni frammentarie, lacunose, confuse e fondate su esperienze contrastanti, in incoerenze e silenzi tipici delle identità diasporiche. L’educazione interculturale pone come condizione la rinuncia all’etnocentrismo occidentale e la ricerca multiculturale evidenzia le differenze tra comunità, gruppi e categorie sociali, apprezzando le diversità, senza renderle delle barriere impenetrabili, in cui si cerca di osservare come funzionano gli scambi tra persone e gruppi differenti.
Laura Tussi