Le tensioni tra Turchia e Grecia (che nei giorni scorsi ha chiesto ad Italia, Francia, Spagna e Germania di promuovere un embargo) ripropongono la necessità di uno stop alle forniture militari verso Ankara, come chiesto da tempo dalla Rete Italiana Pace e Disarmo. Nei primi sei mesi del 2020 record storico di consegne di munizionamento per 60 milioni di euro.
Nei giorni scorsi notizie di stampa hanno riportato la richiesta del Ministro degli esteri greco ad Italia, Francia, Spagna, Germania per un’iniziativa di embargo sulla vendita di armi alla Turchia. Una richiesta che trae le sue motivazioni dalle tensioni tra i due Paesi, entrambi alleati NATO, sul Mar Egeo e in generale dalla politica di proiezione militare messa in atto da Ankara negli ultimi tempi. La Rete Italiana Pace e Disarmo, pur non volendo entrare nello specifico del contenzioso tra i due Paesi, rilancia in questo contesto la richiesta di blocco completo del flusso di armamenti verso la Turchia e il regime di Erdogan.
L’evidente autoritarismo del governo turco, le gravi violazioni dei diritti umani e le ingerenze dirette in vari conflitti (Libia, Nagorno Karabakh) e indirette su tutto lo scacchiere geo-strategico del Mediterraneo giustificano una tale richiesta sia secondo i dettati delle norme nazionali ed internazionali sia secondo valutazioni di carattere politico. La nostra Rete pone questo problema in particolare dall’ottobre 2019, quando la Turchia ha deciso di intervenire militarmente nel Kurdistan siriano. L’attenzione di media e politica verso tali ostilità ci avevano permesso di sottolineare la grande rilevanza della Turchia come cliente dell’industria bellica italiana e avevano portato il Ministro gli Esteri di Maio ad una serie di dichiarazioni e decisioni, di cui però non è mai stata rivelato il dettaglio formale e concreto, relative a ripensamenti e rivalutazioni delle licenze di esportazione rilasciate verso Ankara. In particolare il 16 ottobre dell’anno scorso il Ministro Di Maio aveva annunciato di aver firmato un atto interno alla Farnesina per bloccare le «vendite future di armi alla Turchia» e per «avviare un’istruttoria sui contratti in essere».
Nonostante tale presa di posizione l’Italia ha nei fatti continuato a inviare armamenti alla Turchia. Un’attenta analisi dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) dei dati del registro dell’Istat sul commercio estero evidenzia infatti che da novembre del 2019 a luglio del 2020 sono stati esportati in Turchia più di 85 milioni di euro di “armi e munizioni”, una cifra che costituisce il massimo storico dal 1991. Solo nel primo semestre del 2020 l’export si attesta a quasi 60 milioni di euro. Si tratta in gran parte di munizionamento pesante, prodotto ed esportato soprattutto da aziende della provincia di Roma (ad esempio il colpo completo di calibro 105/51 millimetri HEAT-T e di 120 millimetri HEAT-MP-T). Sono tipi di munizionamenti multi-purpose altamente esplosivi che vengono impiegati nei teatri di guerra anche in funzione anti-carro. Ciò significa che sono continuate le forniture alla Turchia di munizionamento militare autorizzate negli anni scorsi.
In generale la Turchia si colloca al decimo posto complessivo per totale di autorizzazioni all’export di armi nell’ultimo quinquennio (2015-2019) con un totale di 954 milioni di euro e al primo posto tra i Paesi non EU/NATO per le consegne effettive nello stesso quinquennio, con 802 milioni di euro di armamenti spediti.
Inoltre la Relazione governativa al Parlamento sull’export di armi (richiesta dalla Legge 185/90) non solo non fa alcuna menzione della decisione del Ministro degli Esteri di ottobre 2019 prima ricordata, ma vengono evidenziate nuove autorizzazioni per oltre 63 milioni di euro e nuove consegne per oltre 338 milioni che fanno della Turchia il primo destinatario delle forniture di armamenti italiani nell’anno. Le 59 nuove autorizzazioni rilasciate nel 2019 – e mai ufficialmente sospese – riguardano anche armi automatiche, munizioni, bombe, siluri, razzi e missili, apparecchiature per la direzione del tiro e aeromobili.
La Rete Italiana Pace e Disarmo reitera dunque la propria richiesta di blocco totale e immediato di qualsiasi fornitura militare verso la Turchia, decisione che si sarebbe già dovuta e potuta prendere senza dover mettere in campo istruttorie e verifiche sul passato, nel pieno rispetto del dettato Costituzionale (art. 11), della legge 185/1990 che regolamenta le esportazioni di armamenti e delle norme internazionali (Posizione Comune UE e Trattato ATT) sottoscritte dall’Italia.