Pasqua 2025, il Cristo affranto continua a chiedere pace

di Tomaso Montanari - volerelaluna.it - 18/04/2025
Non esiste alternativa: non la deterrenza, non il riarmo, non l’occidente, non la nazione, ma la pace, sia con voi. Parole ancora piene di vita, nonostante tutto le uniche possibili.

Difficile immaginare un Cristo più umanamente affranto: tanto da non poterne vedere nemmeno il viso, per non gettarci davvero nello sconforto. Si direbbe disperato, se solo fosse possibile immaginare un dio disperato. Non è il Cristo del Getsemani, né quello deriso della flagellazione: no, i buchi dei chiodi nelle mani e nei piedi ci dicono altro; la passione è già avvenuta, il venerdì santo è passato. Possiamo allora immaginare che sia il Cristo chiuso nel sepolcro nei giorni che lo videro, come ogni umano, sotto il dominio nella morte. O invece pensare, con Erwin Panofsky, che si tratti di una «visione del Cristo eterno che ha portato a termine la sua passione sulla terra, eppure continua a essere torturato dai peccati degli uomini».

ga con cui Albrecht Dürer aveva aperto la serie della Grande Passione, il Cristo si rivolgeva a ciascuno di noi con questi versi: «Queste crudeli ferite io porto per te, o uomo, | E curo la tua mortale malattia con il mio sangue. | Riscatto le tue piaghe con le mie, la tua morte | Con la mia – un Dio che si è fatto uomo per te. | Ma tu, ingrato, ancora fai sanguinare le mie ferite con i peccati; | Sarò ancora flagellato per i tuoi atti colpevoli. | Sarebbe dovuto bastare soffrire una volta | Per mano di ostili giudei; ora, amico, vi sia pace!». Anche in parole così piene di umanità, si insinuava un odio violento, quello verso la diversità degli ebrei: colpiti per secoli, e proprio ogni venerdì santo, dall’antisemitismo della Chiesa cattolica. È una lezione preziosa, per noi che oggi difendiamo le radici cristiane della nostra identità europea ed occidentale: abbiamo forse imparato la lezione? Quel Cristo continuava a patire anche per l’odio razzista dei suoi seguaci cristiani.

E in questo venerdì santo 2025 continua a patire per l’odio congiunto verso l’altro popolo che vive nella sua terra, quello palestinese: anche questo un odio al fondo alimentato da razzismo, dal nostro non considerarli “come noi”. Eppure, in questo Cristo che sopporta in silenzio e non ha la forza nemmeno di guardarci negli occhi, dovremmo pur riuscire a vedere, finalmente, l’unica cosa che conta: la natura umana, piegata e schiantata per mano di altri umani. Chi chiede armi, chi adora il potere, chi non si cura dei corpi avvolti in sudari che sono uguali alla sindone, almeno oggi capisca che queste parole sono dette proprio a lui: «Ma tu, ingrato, ancora fai sanguinare le mie ferite».

La resurrezione è una resurrezione di corpi: lo è per la fede cristiana, lo è da un punto di vista puramente umano. Nel senso che non c’è salvezza possibile che non riguardi le singole persone: la loro irripetibile individualità. Il saluto del Risorto è: «la pace sia con voi». Difficile immaginare pace per i cinquantamila corpi di Gaza (ma alla fine saranno forse quattro volte tanto), difficile immaginare per loro una qualunque resurrezione: perché anche quella, laica, nella mente e nel cuore dei loro cari è minacciata dall’evidente volontà di sterminare un popolo intero. Eppure, non esiste alternativa: non la deterrenza, non il riarmo, non l’occidente, non la nazione, ma la pace, sia con voi. Parole ancora piene di vita, nonostante tutto le uniche possibili. Ma non ce lo nascondiamo: il Cristo di questa Pasqua 2025 rimane questo affranto di Dürer: non solo il venerdì, ma anche la mattina della domenica. Vivo, ma senza balzi dal sepolcro, senza gesti trionfali, senza bandiere. Capace solo di sussurrare, con un filo di voce: «ora, amico, vi sia pace!».

Cristo affranto.jpg  

Albrecht Dürer, Piccola Passione, xilografia, 1511, British Museum Londra

 

Questo articolo parla di:

archiviato sotto: