E’ evidente che una parte della destra percepisce il pericolo di perdere consensi, soprattutto nel Mezzogiorno, come conseguenza dell’Autonomia differenziata. Sono emerse contrarietà clamorose in Calabria, in Basilicata - ma non solo - che hanno spinto a cercare di mettere una pezza al grave errore di avere sottovalutato le conseguenze della legge Calderoli, che spalanca le porte ad una procedura senza ritorno pur di concedere l’autonomia regionale differenziata a chi la vuole.
L’ideologo è Zaia che nei documenti della sua regione ha fatto scrivere chiaro che punta a trattenere in Veneto il 90% delle entrate fiscali, in sostanza vuole diventare una regione speciale.
Se le regioni più ricche dovessero seguire questo esempio, ottenendo questo esito avremmo lo Stato in bancarotta perché tutto il debito pubblico, anche quello del Veneto, della Lombardia e altre regioni ricche sarebbe a carico delle regioni meno ricche che non chiedono l’autonomia perché questa legge glielo impedisce in quanto afferma che l’Autonomia regionale differenziata non deve comportare nuovi oneri per lo stato. Nuovi oneri no, quindi nessuna solidarietà, ma oneri vecchi si e ovviamente da pagare con i proventi delle regioni che hanno meno entrate perché più deboli.
L’effetto di questa legge sarebbe che chi è ricco “scappa” con la cassa, chi non lo è si fa carico anche di chi non contribuirà più. Il bilancio dello stato diventerebbe un incubo, i tagli verrebbero fatti – obtorto collo – a valanga, pensioni in primis. Perchè Fratelli d’Italia e Forza Italia abbiano consentito l’approvazione di questa legge che distruggerebbe l’unità nazionale è un mistero. Quelli fuggiti con la cassa avrebbero un’amara sorpresa perché scoprirebbero il giogo dello spread, cioè di un’Italia non in grado di garantire il debito pubblico, con la conseguenza di un aumento del costo del denaro e dell’inflazione, con esiti imprevedibili.
Purtroppo gli allarmi sono arrivati tardi, la maggioranza parlamentare pur di mantenere il potere ha regalato alla Lega questo pegno per il governo. Non hanno ascoltato le audizioni, gli esperti, gli organi di controllo sui conti, oltre che le associazioni che da tempo denunciano con nettezza il pericolo. Dalle risposte di Giorgia Meloni in queste ore non viene un messaggio rassicurante: avanti tutta. Un messaggio alla maggioranza e al governo, uno schiaffo a quanti chiedono rinvii, prudenza, ripensamenti.
Resta solo il referendum abrogativo, certo sulla base delle firme già raccolte, anche se continueremo a chiedere di firmare. E’ già campagna elettorale. Per convincere a votare occorrono centinaia di migliaia di persone convinte, coinvolte e convincenti. La raccolta di firme conferma che a questo si può arrivare.
Se Meloni dichiara che si continua vuol dire che punta ad un referendum senza quorum. Già visto quando qualcuno consigliò di andare al mare, senza fortuna. Se gli elettori capiscono che c’è il trucco reagiscono e in questo caso c’è ragione di fiducia, se riusciremo a far capire che è importante votare, che l’obiettivo vale, perché si bloccherebbe una legge sbagliata concessa alla Lega per restare al potere ma che farebbe danni enormi all’Italia, così il quorum dovrebbe esserci. Non è una certezza ma è possibile e il giochetto furbo di Meloni potrebbe evaporare, anche perché facendo due conti con poco più di 25 milioni di votanti ci sarebbe il quorum e chi spinge per in non voto fa una scelta furba ma solo se il quorum non ci fosse. Inoltre come spiegherà che propone di votare per eleggere il Capo del Governo stravolgendo la Costituzione ma di non votare al referendum ?
Ammettiamo, sperando che non sia così, che il quorum non ci sarà ma ci saranno più di 12.300.000 NO nell’urna (contro la legge Calderoli NdA), cioè più dei voti che la maggioranza di destra ha preso nel 2022. Si scoprirà a quel punto la semplice verità che una maggioranza raccogliticcia, per il potere, ha ottenuto con il 44 % dei voti il 59 % dei parlamentari che usa come una clava per fare passare tutto, compresa l’autonomia regionale differenziata.
Con quale diritto una maggioranza parlamentare posticcia e pasticciona può pretendere di mandare avanti questa legge Calderoli ? Per attuare la Costituzione ? Certo ci sono articoli del titolo V del 2001 come il 116 e il 117 che andranno cambiati perché si sono rivelati sbagliati, tanto che Calderoli li strumentalizza, ma la Costituzione non è solo 116 e 117, anzi queste riscritture sono altro dai principi fondamentali della Costituzione che una parte importante di questa destra mal sopporta, tanto che vuole cambiarla in punti decisivi o consente a una sua parte di stravolgerla pur di restare al potere.
Bene ha fatto la Puglia a sottoporne l’incostituzionalità alla Corte, speriamo seguano altre, i Presidenti Occhiuto e Bardi non hanno nascosto il loro disagio ma potrebbero fare di più, ad esempio sostenere il referendum e presentare la loro istanza di incostituzionalità alla Corte.
Alfiero Grandi