Le opposizioni hanno sfidato nelle elezioni del 2022 l’alleanza delle destre senza un’iniziativa forte, in grado di impedire il disastro elettorale, oggi cristallizzato in una maggioranza parlamentare del 59% ottenuta con il 44% dei voti. La maggioranza delle destre in ogni occasione impone le sue scelte, senza confronto, e manifesta una forte insofferenza per chiunque le si opponga, tenta la repressione e introduce continuamente nuovi reati, tenta di ridurre al silenzio la magistratura.
Questo ricorda a tutti noi l’imperativo categorico che il disastro del 2022 non deve ripetersi. Sarebbe diabolico. Tuttavia i ritardi attuali e le evidenti difficoltà a costruire uno schieramento credibile delle opposizioni debbono preoccuparci.
Gli errori della sinistra
Nelle elezioni del 2022 si sono sommati diversi errori.
1) Una fedeltà atlantica declinata come subalternità agli Usa di Biden. Il sostegno all’Ucraina invasa non è stato intrecciato con iniziative per trattative e pace, lasciando lo spazio per l’incursione attuale di Trump che sta spazzando via la linea di Biden – e non solo – con il rischio concreto che l’unica vera continuità nel tempo sia la subalternità agli Usa.
E’ evidente che Italia ed Europa sono dentro una contraddizione vistosa, inseguono il riarmo (il parlamento europeo ha votato a maggioranza per lasciare la definizione riarmo sulla proposta Von Der Leyen) e lasciano a Trump l’iniziativa per la pace, incapaci di caratterizzarsi con un’iniziativa propria. Ricordiamo il concetto ripetuto in passato fino alla noia: sulla pace deve decidere l’Ucraina, in realtà l’Ucraina sta decidendo sotto la pressione di Trump, Europa non pervenuta.
La guerra sempre più diffusa nel mondo ha relegato bruscamente in secondo piano la lotta al cambiamento climatico – che ha bisogno di un’ampia convergenza sugli obiettivi – mentre è balzato in primo piano un riarmo forsennato, fino all’ultima della Commissione europea che ha proposto di cambiare i vincoli europei di bilancio, in precedenza ritenuti intoccabili quando si trattava di lavoro, sviluppo, welfare.
Senza trascurare il pericolo del ricorso alle armi nucleari, mentre dovrebbe essere rilanciato un disarmo bilanciato e controllato.
La proposta europea non è la difesa comune europea ma un aumento delle spese dei singoli stati. Spese che in Europa sono già complessivamente paragonabili alla Cina e più alte di quelle della Russia. Più armi non vuol dire più sicurezza ma più acquisti dalle industrie produttrici americane, visto che l’Europa non è in grado di recuperare un ritardo produttivo in poco tempo.
2) I principi fondamentali della Costituzione dovrebbero essere la base naturale per un programma di governo alternativo alle destre, le quali invece nel loro patto di potere puntano a stravolgerla. Dall’autonomia regionale differenziata modello Calderoli che aprirebbe la frantumazione dell’Italia e dei diritti fondamentali, all’attacco all’indipendenza della magistratura, con la separazione delle carriere, lo sdoppiamento del Csm, composto con membri sorteggiati per distruggere l’associazionismo dei magistrati, in sostanza intaccando l’indipendenza della magistratura scolpita nella Costituzione.
Fino all’elezione diretta del Presidente del Consiglio con pieni poteri per schiacciare il ruolo del Presidente della Repubblica e ridurre il parlamento ad appendice del “capo” e del suo governo.
Ritorno all’errore del 2022
Se le destre puntano a stravolgere la Costituzione le opposizioni debbono presentarsi idealmente al paese con in mano la Costituzione, come hanno fatto i magistrati.
L’errore del 2022 è oggi riproposto da esponenti dell’opposizione. Che proposta è arrivare alle elezioni con un accordo tecnico? Poteva essere fatto nel 2022 di fronte ad una situazione disperata, ed è finita come sappiamo: con una destra ingigantita dal rosatellum, che per di più usa come una clava la sua maxi maggioranza parlamentare per mettere a tacere ogni opposizione e ruolo primario del parlamento.
La discussione nell’opposizione non può essere ridotta al salotto dei gruppi dirigenti. Le destre si stanno consolidando, usano il potere che deriva dal governare, galvanizzano il loro elettorato con una propaganda urlata che le opposizioni faticano a contrastare.
Ma la destra al governo in realtà galleggia, non porterà risultati per il futuro dell’Italia, malgrado i miliardi del PNRR, e il trumpismo non ha avuto ancora il tempo di spingere Italia ed Europa in recessione. E’ emergenza economica e sociale.
La destra non ha un progetto, e contrasta l’innovazione
I mesi passano e l’Italia decade, la produzione industriale cala. Alla destra manca il coraggio di un progetto, le interessa solo ottenere la legittimazione per restare al governo e contrasta sistematicamente le innovazioni in tutti i campi.
L’auto è in crisi? La Cina può diventare dominante nelle auto elettriche come lo è nei pannelli solari? la risposta del governo è tagliare 4,2 miliardi di euro all’auto per innovare.
L’economia è decisiva, il PNRR rischia di essere un’occasione perduta per l’Italia. L’Europa ha una spesa militare (almeno il 60% sono acquisti negli Usa) come la Cina ma vuole aumentarla (sempre negli Usa) mentre dovrebbe impegnarsi per la pace e lo sviluppo, puntando al rilancio della coesistenza pacifica tra diversi e semmai organizzare un sistema europeo di difesa, non aumentare le spese dei singoli stati.
L’alternativa a questa destra è un compito primario dei gruppi dirigenti ma per riuscirci occorre rendere protagonisti i cittadini, altrimenti non cambieranno i rapporti di forza.
L’occasione del referendum
Il referendum sull’autonomia regionale differenziata era una potente occasione di convergenza unitaria, insieme ai referendum su lavoro e cittadinanza. La Corte costituzionale ha bocciato il referendum per timore che dividesse l’Italia, dimenticando che l’abrogazione (ex art 75) serve a cancellare decisioni sbagliate già prese in precedenza, ad esempio la legge Calderoli.
Il referendum sull’autonomia era un’opportunità per tutti: dirigenti ed elettori, partiti e società, si cercherà di continuare la mobilitazione in altre forme, anche perché – ad esempio – gli altri referendum debbono essere sostenuti con forza perchè pesano posizioni differenze nelle opposizioni.
Se non si vuole evitare di cadere nella depressione politica occorre partire dalla Costituzione per costruire un progetto credibile per un’alternativa alla destra, prima della scadenza naturale del 2027. Sarebbe diabolico se le opposizioni si trovassero impreparate di fronte ad una sempre possibile crisi di governo. In questi giorni, ad esempio, le tensioni sono molto alte.
Una capillare campagna di partecipazione popolare
Individuare i punti comuni è indispensabile, altri non risolti vanno sottoposti al vaglio dei cittadini, consolidando l’opposizione al governo attraverso una forte, capillare campagna di partecipazione. Scrivendo, votando, mobilitando. Perchè mai rifiutare il positivo di esperienze passate? Il progetto non è solo dei partiti, va costruito con la società e soprattutto con elettrici ed elettori. Prima è meglio è.
Finora mancano l’urgenza, l’emozione, la speranza di futuro. Le opposizioni debbono decidersi a iniziare un percorso importante e straordinario di confronto tra loro e con i cittadini che debbono diventarne protagonisti, puntando sulla fiducia che diventino loro i protagonisti in grado di correggere, suggerire cambiamenti o nuovi obiettivi comuni, quindi di decidere democraticamente le scelte.
Un percorso di massa, ampio e democratico, al termine del quale il progetto alternativo alle destre sia solido e in grado di accelerare la fine di questo governo che sbanda tra tentazioni securitarie e scaricabarile, tra incapacità di scelte vere e l’insofferenza verso le critiche e il ruolo dei poteri di controllo.
Occorre il coraggio di aprire la fase politica della costruzione di un’alternativa alla destra, così le energie esistenti, oggi disperse, si mobiliteranno, altrimenti l’astensionismo crescerà ancora, mettendo in sofferenza la stessa democrazia. Se la maggioranza pensa al consolidamento del suo potere le opposizioni debbono tanto più farsi carico di rendere forti la democrazia e la partecipazione.