La giustizia del sofista Trasimaco e quella dei potenti di oggi

di Rossella Guadagnini - left.it - 31/10/2024
Nel secondo anniversario di governo Meloni autocelebra sé e il suo esecutivo nel sito ufficiale di Palazzo Chigi e festeggia con i suoi in tutto il Paese, da Bari a Milano, mentre sfugge le conferenze stampa e invia video urbi et orbi agli italiani per ottenere consensi. Ma il contrasto con la realtà dei fatti è sotto gli occhi di tutti

«La giustizia è l’utile del più forte», afferma il sofista Trasimaco. Chi era costui? Nato in Calcedonia, intorno al 460 avanti Cristo, è stato un filosofo (e oratore) greco. Della sua vita sappiamo assai poco: è incerta perfino la data del suo decesso. Forse morì suicida. Perché lo ricordiamo allora e perché lo ricordiamo proprio adesso? La sua fama è dovuta al Libro I della Repubblica  di Platone, dove è interlocutore di Socrate.
Cosa è giusto. Ciascun governo – spiega Trasimaco – «istituisce leggi per il proprio utile; la democrazia fa leggi democratiche, la tirannide tiranniche e allo stesso modo gli altri governi. E una volta che hanno fatto le leggi, proclamano che il giusto per i governati è ciò che è, invece, il loro proprio utile, e chi se ne allontana lo puniscono come trasgressore della legge ed ingiusto». Giusto, dunque – dice il sofista – è «l’utile del potere costituito. Ma, se non erro, questo potere detiene la forza. Così ne viene, per chi sappia ben ragionare, che in ogni caso il giusto è sempre identico all’utile del più forte». In tutti i casi, quindi, la giustizia si riduce «a uno strumento del potere costituito, che sia esso democratico, aristocratico o tirannico, finalizzato al suo utile».

Chi è il più forte. Socrate, nel frattempo, dopo aver detto di essere d’accordo sul fatto che il giusto sia qualcosa di utile, sostiene di non aver chiaro il senso dell’aggiunta “del più forte”. E comincia a interrogare Trasimaco: se il giusto è l’utile del più forte, e questi, ingannandosi, ordina ciò che gli sembra utile, ma non lo è, i deboli che gli ubbidiscono non fanno in realtà l’utile del più forte. Trasimaco pensa che Socrate voglia tendergli una trappola e precisa che per “più forte” intende colui che «è più competente e non sbaglia: il governante, in quanto è al governo e fin tanto che riesce a rimanerci, non sbaglia, e stabilisce il giusto come suo utile». La sua precisazione connette strettamente potere e conoscenza: «chi è al potere, lo è perché ha una competenza tale da permettergli di mantenere la sua posizione».

La competenza. Socrate, allora, passa a esaminare quale sia il contenuto di questa competenza. L’esperto di una “téchne” si qualifica come tale non tanto perché sa badare al proprio interesse economico, ma perché sa fare l’utile di ciò di cui la “téchne” stessa è oggetto: «un bravo medico, per esempio, non è in primo luogo un abile uomo d’affari, ma uno che sa curare i malati. Analogamente, un buon governante non si occupa tanto del proprio utile, quanto di quello dei suoi sudditi».

Obbedire. La giustizia secondo Trasimaco funziona, perciò, così: il più forte governa; chi governa fa leggi nel suo interesse; chi governa, finché conserva il potere, non può errare nella valutazione del suo interesse; il giusto è obbedire alla leggi imposte da chi è al potere.
I giusti e gli ingiusti. I “giusti”, sostiene Trasimaco, nelle relazioni con gli “ingiusti” “perdono sempre: sia nei contratti d’affari, sia quando si tratta di pagare le tasse, sia quando si tratta di ricoprire una carica pubblica. L’ingiusto, che sa soverchiare gli altri è, invece, felice: e la massima felicità si realizza con l’ingiustizia perfetta, cioè con la tirannide”.

Oggi. Che conclusioni trarre da questo dialogo tra Socrate e Trasimaco a distanza di quasi 2500 anni? Non assomiglia molto da vicino alle problematiche sollevate oggi da un governo in cui la ‘governabilità’, e suo efficientamento forzoso, deve essere a ogni costo sostenibile e sostenuta per potersi affermare come fondamentale principio politico in atto? Forza, giustizia, competenza (adesso trasformata direttamente in ‘merito’) vengono stravolte nel loro significato e in tal modo usate dal potere per coprire vuoti di pensiero e di azione. La distorsione dei termini non è solo linguistica, è contenutistica, come si diceva una volta. E la forma è da sé un contenuto.

Il giorno dell’anniversario dei due anni dell’esecutivo Meloni è stata pubblicato sul sito del governo un documento in 58 punti, dove il contrasto con i fatti che sono sotto gli occhi di tutti appare stridente (più sotto ne pubblichiamo la premessa ndr.); ricordiamo solo qualche effetto: provvedimenti autoritari molto contestati, riforme costituzionali non rispettose della Costituzione e/o inattuabili, caos nella giustizia nel tentativo di un riordino, difficoltà e inciampi in politica estera, crisi economica galoppante, tagli a sanità, scuola e ricerca tra i più vistosi della prossima finanziaria, un clima di forte tensione sociale, oltre a scandali, gossip e risibili baggianate della propria squadra e viciniori. Tra gli ultimi rumors, su cui peraltro è stata aperta un’inchiesta, la vicenda della “chiave d’oro (valore circa 12mila euro) – secondo il Corsera – donata dal sindaco di Pompei Carmine Lo Sapio a Gennaro Sangiuliano quando era ministro alla Cultura, che ora parrebbe in possesso dell’imprenditrice Maria Rosaria Boccia.

Continuiamo quindi a chiederci se il problema sia di cultura (istituzionale) o esclusivamente del ministero della Cultura.
“Io sono Giorgia”, dunque, ma chi è veramente Giorgia? Io sono una donna – che vuole essere chiamata il Presidente – sono una cristiana (che ha vissuto con un uomo senza contrarre il ‘sacro vincolo del matrimonio’) – sono una madre (che ha avuto anche una figlia dall’ormai ex convivente Andrea Giambruno), sono italiana. E quando questa italiana farà pace con la realtà del Paese che governa, evitando inutili trionfalismi?

Due anni di Governo Meloni, due anni di risultati e traguardi per l’Italia?
«Il 22 ottobre 2022, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepresidenti Antonio Tajani e Matteo Salvini e i ministri del governo hanno prestato giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica.
Il 22 ottobre 2024, il governo Meloni, il primo nella storia d’Italia ad essere guidato da una donna, compie due anni ed è diventato il settimo Esecutivo più longevo della Repubblica.

Questo documento elenca in modo sintetico i numeri più importanti e i provvedimenti più significativi approvati e avviati dall’insediamento ad oggi, frutto del lavoro corale del Governo con il prezioso sostegno della macchina amministrativa dello Stato.
Stella polare dell’azione di governo è il rispetto e l’attuazione puntuale del programma comune, con il quale la coalizione di centrodestra si è presentata al cospetto del popolo italiano e ha ricevuto la sua fiducia con le elezioni politiche del 25 settembre 2022.

È un percorso che ha consentito all’Italia di acquisire una nuova centralità e un rinnovato protagonismo a livello internazionale, di rilanciare la crescita economica e l’occupazione, di avviare riforme attese da molto tempo, di proteggere il tessuto produttivo e industriale dall’impatto del caro energia e dalle conseguenze delle crisi geopolitiche in atto, di mettere in sicurezza i conti dello Stato e difendere il potere d’acquisto delle famiglie, in particolare quelle con figli e più fragili.
In un orizzonte di legislatura, il governo continuerà a lavorare per consolidare i risultati raggiunti e per rispettare integralmente il patto programmatico sottoscritto con i cittadini». Sic!

L’autrice: Rossella Guadagnini è giornalista e attivista

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