Bisognerà sostenere in tutti i modi l'azione degli avvocati e proteggere la loro incolumità anche con una sovraesposizione mediatica che possa fare da deterrente alla ritorsione dei servizi israeliani che certamente faranno di tutto per fermarli avendo l'appoggio di quelli italiani la cui collaborazione è parte del memorandum. Quindi iniziare a far girare l'articolo del Fatto Quotidiano, facendo si che si aprano delle discussioni su tutte le piattaforme magari con l'invito di questi avvocati in modo che ci possano rendere partecipi del percorso che intendono seguire, creando così un vero e proprio movimento che li sostenga in tutti i passaggi che intendono compiere.
L'azione di dieci avvocati ci fa intravvedere la possibilità di ostacolare concretamente il genocidio dei palestinesi portando a giudizio della Corte Costituzionale il Memorandum di intesa tra Italia e Israele.
Il documento - secretato - di accordo militare è “contro Carta e diritto internazionale” e garantisce “un genocidio non solo israeliano ma anche occidentale”
“Cosa possiamo fare per Gaza?”, ce lo chiediamo tutte e tutti, in questi giorni sempre più carichi di angoscia, e di repulsione per la nostra stessa impotenza. Una risposta concreta viene ora dall’azione di dieci avvocati italiani, rappresentati dal collega Luca Paccione, i quali – agendo in nome della Costituzione italiana, della Cedu e dei Trattati della Ue, nonché della Carta internazionale dei diritti dell’uomo dell’Onu e della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani – hanno presentato una diffida ai ministri degli Esteri e della Difesa per la sospensione, contro il rinnovo e contro l’efficacia del “Memorandum tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa” sottoscritto nel 2003.
Un accordo che, comportando “oneri per lo Stato” e dunque richiedendo una verificabilità da parte del cittadino-contribuente, risulta secretato. Questa intesa tra Stati scorre su una scia di sangue palestinese: il primo rinnovo del Memorandum ha di fatto coinciso con l’operazione denominata “Piombo fuso”, che ha provocato oltre 1400 vittime palestinesi nonché migliaia di feriti a Gaza; il secondo rinnovo con l’evento denominato “Margine protettivo” (oltre 2200 vittime palestinesi); il terzo con l’operazione effettuata dall’esercito israeliano durante la “Grande marcia del ritorno”, (230 vittime nonché 33.000 feriti).
Adesso, notano i giuristi, “il quarto rinnovo rischierebbe di coincidere non più semplicemente con uno stato permanente di incostituzionalità interna, ma con una palese, deliberata, sistematica e intersezionale violazione del diritto internazionale generale, del diritto internazionale pattizio e del diritto umanitario”.
La diffida ricorda che lo Stato italiano non ha mai contestato, e dunque ha tacitamente accolto, le infinite censure inflitte a Israele sul piano giuridico dalle Nazioni Unite. E siccome la constatazione della Corte Internazionale di Giustizia (Cig) sulla violazione del divieto dell’uso della forza qualifica l’occupazione, a tutti gli effetti, come atto di aggressione, qualsiasi attività che supporti o mantenga l’occupazione e il suo apparato può configurare complicità in un crimine internazionale.
E ogni giorno diventa più chiaro che l’occupazione è funzionale a un crimine ancora più grave: il genocidio, cioè la sistematica cancellazione di un popolo attuata attraverso lo sterminio delle persone e la distruzione del patrimonio culturale, cioè del nesso storico con la loro terra. Per questo la Cig ha poi ordinato a Israele di “interrompere immediatamente” le operazioni militari potenzialmente miranti alla distruzione del popolo palestinese.
Da questo deriva “l’inammissibilità e incostituzionalità del rinnovo del Memorandum, ripugnante all’identità costituzionale stessa dell’Italia che ‘ripudia la guerra’ e la cui sovranità appartiene al popolo, che ha il diritto di essere informato sul suo utilizzo, e non allo Stato, che ha invece l’obbligo di conformarsi alle Autorità Onu”.
Se il governo difenderà invece questo accordo – che mette nelle mani dell’Idf armi italiane, e offre a Israele mezzi, software e addestramento – non solo trascinerà l’Italia nel fango morale, ma esporrà i suoi stessi membri (Meloni, Tajani, Crosetto…) a una chiamata di correo per complicità in genocidio: è sempre meno improbabile la possibilità di vederli un giorno alla sbarra, con conseguenze inimmaginabili per il nostro Paese.
Il paradosso è che la stragrande maggioranza degli italiani vorrebbe che l’Italia fermasse Israele: usando lo strumento delle sanzioni, e se necessario arrivando a denunciare la stessa alleanza con lo Stato ebraico. Al contrario, il governo Meloni, attraverso questo Memorandum incostituzionale e illegale, continua ad assicurare a Israele parte degli strumenti materiali con cui compie il genocidio. Il che dimostra ciò che sostiene lucidamente lo scrittore Omar El Akkad, e cioè che questo è un genocidio non solo israeliano, ma anche occidentale ed europeo. Il primo passo per fermare tutto questo, è vederlo: dirlo, gridarlo.
Non rimuoverlo, come fa ancora il Pd che si rifiuta di usare la parola ‘genocidio’; non coprirlo e giustificarlo, come fa Fratelli d’Italia troppo legato alle sue radici fasciste, strutturalmente antisemite, per potersi permettere una così dura critica ad Israele.
E così, mentre la politica è vergognosamente inerte, o addirittura complice, un gruppo di avvocati scuote le nostre coscienze: decisi ad arrivare, attraverso una catena di azioni giurisdizionali, fino alla Corte Costituzionale.
Sostenerli – parlare il più possibile di ciò che stanno facendo – è la cosa concreta che vorremmo poter fare. Per aiutare le persone massacrate a Gaza, e per scrollarci dalle spalle, almeno in parte, il peso insopportabile di un crimine collettivo che grava sulle nostre coscienze di cittadini del cosiddetto ‘mondo libero’.
Che è poi il gendarme coloniale del resto del mondo.
Silvia Franchini - Elsa Flacco
*