Le firme necessarie per cancellare con referendum la legge sull’autonomia regionale differenziata ci sono. Dobbiamo proseguire per andare molto oltre le 500.000 firme raccolte. Serve il più alto numero possibile di firme impegnandoci tutte e tutti fino al 30 settembre .
Prendo in prestito da Schlein il “non ci hanno visto arrivare”. Arrivare in due settimane a 500.000 firme è una risposta forte a maggioranza e governo che hanno sbeffeggiato osservazioni, critiche, allarmi degli esperti, dal Sud e dal Nord, su questa legge che è il secondo “porcellum” di Calderoli, da cancellare come il primo.
Settori della destra preoccupati propongono iniziative di bloccare il referendum rivelando ignoranza delle procedure democratiche previste da Costituzione e leggi. Quando il quesito referendario verrà presentato, entro il 30 settembre, si metterà in moto un percorso indipendente, dopo che la Corte ne avrà riconosciuto la validità, fino al referendum nella primavera 2025 ed elettrici ed elettori voteranno. Sarà una grande occasione democratica per dimostrare che il quorum si può raggiungere, battendo la sfiducia astensionista.
Le elucubrazioni che puntano a rinviare l’entrata in vigore della legge sono infondate. Quando c’è un referendum bisogna decidere se quella legge va abolita.
Se la maggioranza si fosse convinta che questa legge è stata un errore potrebbe rimediare solo abrogandola prima del referendum, altrimenti si voterà.
Questa legge è stata approvata per un patto di potere interno alla destra che comprende autonomia regionale della Lega, premierato di FdI, separazione delle carriere di F.I. Non importa al governo che queste leggi facciano a pugni tra loro, il governo le impone in forza del premio di maggioranza elettorale che nel 2022 ha concesso al 44 % dei voti il 59 % dei parlamentari, risultato usato ora come una clava.
Chi afferma che abrogare la legge Calderoli non sarebbe decisivo trascura che è un manifesto politico ma soprattutto i cittadini perderebbero la possibilità di esigere gli stessi diritti in materie fondamentali come salute, istruzione, contratti nazionali, ambiente, ecc. Per dare poteri ad alcune regioni si divide l’Italia in 21 staterelli e si rende impossibile allo stato governare l’enorme debito pubblico italiano perché le regioni più ricche terrebbero più risorse per sé. Un guadagno per loro ? Neppure, se lo stato non è in grado di creare solidarietà tra forti e deboli, né interviene a favore delle aree territoriali più disagiate perché non ha risorse condanna tutto il paese ad arretrare, a subire i colpi del crollo della credibilità finanziaria sui tassi e non solo. Questa legge provocherebbe disastri.
Due articoli della Costituzione modificati nel 2001, il 116 e il 117, sono l’alibi per una interpretazione sbagliata della Costituzione italiana, che nei suoi fondamentali prevede un regionalismo solidale, non concorrenziale. Questi due articoli dovranno essere resi coerenti con i fondamenti della Costituzione, per di più hanno provocato oltre 2000 ricorsi alla Corte di regioni e stato, spingendo le istituzioni una contro l’altra.
La legge Calderoli, se attuata, produrrebbe fatti compiuti inaccettabili, per questo va fermata con il referendum abrogativo. Nel febbraio del 2018 furono raggiunti accordi tra Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e il governo Gentiloni, ormai alla fine, sbagliati ma senza effetti paragonabili alla legge Calderoli perché avrebbero dovuto essere tradotti in leggi ordinarie, approvate dal parlamento rispettando Costituzione, le regole finanziarie e la possibilità del referendum.
La legge Calderoli ha emarginato il parlamento, che può dire solo si o no all’accordo finale tra governo e regione, affida le soluzioni organizzative, del personale e dei finanziamenti ad una commissione mista tra governo e regione con un ruolo pressochè sovraordinato al governo, ai Ministri, al Mef, alla Ragioneria dello stato.
L’affermazione che dalla legge non possono derivare maggiori oneri per lo stato è una balla per passare risorse alle regioni ricche a spese di quelle più deboli senza alcuna solidarietà. Chi garantirebbe il debito pubblico impedendo l’impazzimento dei tassi di interesse (dello spread) e quindi dell’inflazione ?
I tre accordi sono stati un errore, ma non avrebbero cambiato di per sé le regole, quindi i provvedimenti attuativi sarebbero stati contrastabili perché il percorso istituzionale sarebbe rimasto quello normale. La legge Calderoli aggira regole e controlli, crea fatti compiuti, sottrae la possibilità del referendum abrogativo, inibisce al parlamento di cambiare le scelte precedenti senza l’accordo della regione. Il parlamento per imporre modifiche dovrebbe adottare provvedimenti draconiani. Una vera follia. La legge Calderoli è un veleno che potrebbe colpire a morte la nostra Repubblica e la nostra democrazia, va cancellata. Continuare la raccolta delle firme fino all’ultimo è un inizio di campagna elettorale per il referendum abrogativo.
Alfiero Grandi