Renzi: l’ultimo tradimento

di Domenico Gallo - domenicogallo.it - 15/01/2021
Renzi si è guadagnato un posto nel nono e ultimo cerchio dell’Inferno dantesco, tra gli immersi nel ghiaccio, in compagnia di Ugolino della Gherardesca e degli altri traditori della Patria.

Lo strappo è stato compiuto. Dopo averlo annunciato da settimane, appoggiandosi di volta in volta a pretesti diversi, mercoledì sera il piccolo uomo politico di Rignano ha ufficializzato la sua volontà di liquidare il Governo in carica, aprendo una crisi al buio dagli sbocchi imprevedibili. Tutto ciò accade – superfluo ricordarlo – nel momento in cui il Paese si trova ad attraversare il guado di una drammatica crisi sanitaria ed economica e avrebbe bisogno di una guida rafforzata per resistere alla seconda ondata della pandemia e avviare la ricostruzione sfruttando l’opportunità di un piano straordinario di investimenti, quale non c’è mai stato nella nostra storia, con le risorse che l’Unione Europea ha messo a disposizione.

È stato da più parti sottolineato come una crisi di governo in questo momento, comunque si valuti l’esecutivo in carica, sia in totale distonia con le esigenze di sicurezza sanitaria e con i bisogni urgenti delle categorie più colpite dalla situazione economica. Ma l’appello del Presidente della Repubblica a un atteggiamento costruttivo delle forze politiche «si è scontrato con un istinto demolitorio e muscolare, degno di un bullismo istituzionale […]. Lo strappo renziano accentua la sensazione di un piccolo partito di guastatori» (Massimo Franco, Corriere della sera, 14 gennaio).

Per quanto oggi molti si stupiscano di questi guasti, provocati a freddo e per calcolo di potere, quello che si è consumato il 13 gennaio è solo l’ultimo di una serie di tradimenti politici e istituzionali operati dal bullo di Rignano. Non c’è bisogno di evocare il famoso aforisma «Enrico stati sereno», che evidenziò le modalità complottistiche attraverso le quali il nostro statista ascese alla carica di Presidente del Consiglio. Molto più gravi sono stati i tradimenti di valori repubblicani incardinati nella Costituzione. Basta ricordarne alcuni.

Fra i più gravi c’è l’aver costretto il Parlamento, col solito metodo del bullismo politico, ad approvare una legge elettorale per la Camera dei Deputati (il cosiddetto Italicum) che, dando per scontata la soppressione del Senato, riesumava la legge Acerbo, voluta da Mussolini per consentire a un unico partito di avere il controllo del Parlamento e del Governo: un progetto, combinato con la riforma costituzionale, di onnipotenza politica che tradiva l’impianto pluralista della Costituzione e, per fortuna, è stato spazzato via dal referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 e dalla sentenza n. 35/2017 della Corte costituzionale. Sul piano economico sociale, poi, spicca la riforma del diritto del lavoro, il cosiddetto job’s act, che ha demolito l’art. 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, cioè lo strumento attraverso il quale i princìpi della Costituzione venivano fatti valere nei confronti del potere privato. Più recentemente, ancora, Renzi ha tradito il suo stesso partito (cioè quello di cui si era impadronito): quando è stato allontanato dal posto di comando, ha staccato i suoi fedelissimi dai gruppi parlamentari del PD e ha creato il suo piccolo partito, privo di consenso popolare ma forte di un drappello di parlamentari utile a un’azione corsara per il potere. 

Oggi, nonostante i morti e i contagi, nonostante i disoccupati, aprendo la crisi politica in un momento così delicato per la vita del Paese, senza nessun’altra prospettiva che quella di favorire l’ascesa al governo di una destra fascio-leghista, Renzi ha introdotto un gioco d’azzardo le cui poste sono il blocco/sblocco delle misure sanitarie in atto, il blocco/sblocco del Recovery plan, le elezioni politiche anticipate ovvero un nuovo Governo sotto la sua egida. In questo modo si è guadagnato un posto nel nono e ultimo cerchio dell’Inferno dantesco, tra gli immersi nel ghiaccio, in compagnia di Ugolino della Gherardesca e degli altri traditori della Patria.

17 dicembre 2024
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