ANNO NUOVO

di Francesco Baicchi - 04/01/2023
Davanti a noi nei prossimi mesi si presenta un quadro drammatico: dai rischi nucleari connessi alla assurda guerra combattuta sul terreno ucraino alla incapacità di bloccare la corsa al degrado ambientale, alla crescita esponenziale della povertà a fronte di una insopportabile concentrazione della ricchezza.

Con il 2023 si apre senza dubbio una fase totalmente nuova della storia della nostra Repubblica.

Per la prima volta dalla sua nascita alla guida del nostro Paese ci sono forze che non si sono mai riconosciute nei Principi Fondamentali e negli obiettivi sociali che consentirono alle varie culture rappresentate nella Costituente di trovare una piattaforma comune.

La circostanza che questo avvenga in coincidenza con la generale involuzione autoritaria di molte altre nazioni costituisce una aggravante e giustifica quanti, speriamo a torto, parlano di crisi irreversibile del modello democratico rappresentativo.

Il caso italiano è forse particolare perché conseguenza anche di una legge elettorale che non consente una corretta rappresentazione della volontà popolare e può, come è accaduto lo scorso 25 settembre, addirittura capovolgerla. Legge che, non casualmente, è stata voluta e imposta da una forza politica lontanissima erede dei partiti che si erano opposti al fascismo.

E’ dunque necessario prendere atto che a questa situazione siamo giunti per pesanti responsabilità delle forze politiche che potremmo definire ‘democratiche’, che per prime hanno tradito lo spirito della nostra Costituzione, trasformandosi in meri comitati elettorali e, soprattutto, operando in assoluto disprezzo dei più basilari principi etici, riuscendo così ad allontanare fasce crescenti della cittadinanza dall’esercizio attivo della democrazia.

Davanti a noi nei prossimi mesi si presenta un quadro drammatico: dai rischi nucleari connessi alla assurda guerra combattuta sul terreno ucraino (ma provocata con responsabilità differenziate e alimentata dall’aspirazione imperialistica di Russia e USA), alla incapacità di bloccare la corsa al degrado ambientale, alla crescita esponenziale della povertà a fronte di una insopportabile concentrazione della ricchezza.

Non appare ragionevole che ad affrontare le necessarie profonde modifiche delle politiche che ci hanno portato a questa situazione sia un governo di minoranza, con legami espliciti a culture che pensavamo superate da tempo, senza un largo coinvolgimento dei cittadini e delle cittadine che ne stanno pagando il pesantissimo costo.

E i cinque anni della legislatura sono troppo lunghi e sufficienti a cancellare l’unità e la struttura democratica del Paese.

Se dunque è indispensabile e urgente l’approvazione di una nuova legge elettorale che risponda ai principi della rappresentanza democratica, è altrettanto necessario organizzarsi per consentire alla opinione pubblica di far sentire la propria volontà, anche se fuori dal Parlamento.

In questa fase un ruolo importantissimo può essere giocato dalla vasta rete dell’associazionismo tradizionalmente operante nel nostro Paese, nella quale una posizione preminente svolge l’ANPI, erede diretta di quella Resistenza che, al prezzo di tanto sangue versato, consentì all’Italia di recuperare una immagine dignitosa dopo la vergogna del ventennio fascista.

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