Non si tornerà alla situazione precedente. Abbiamo fatto e stiamo facendo una nuova esperienza, sia come società, sia come individui. Accanto alla necessità di sentirci parte di un gruppo sociale, nazionale ed europeo, ma soprattutto parte della specie umana, abbiamo recepito quanto sia importante poter contare sulle reciproche garanzie e tutele. Questo è stato l’elemento che il Governo ha colto ed utlizzato per individuare il sostegno necessario. Sostegno di cura in primis e poi psicologico e culturale e concretamente economico. La circostanza ci ha evidenziato alcune fragilità “di sistema”, quali ad es. la mancanza di una pianificazione progettuale puntuale ed efficiente, pur con le articolazioni regionali, ma coordinata ed interna ad un progetto nazionale, e, se davvero l’Europa esistesse e funzionasse concretamente, europeo.
Abbiamo scoperto che è più probabile trovare il coinvolgimento di Stati e potenze lontani dai nostri usuali riferimenti, con interventi di aiuto che sono giunti all’Italia dalla Cina, dalla Russia, da Cuba, dall’Albania. Non abbiamo visto ad oggi molta altra partecipazione.
Ripensiamo ai contesti in cui si sviluppa la pandemia e vediamo come più le convivenze sono strette ed articolate , maggiori sono i rischi di contagio. Tutte le “Istituzioni totali” come Case di riposo, caserme, carceri, convitti, conventi,scuole, lungodegenze, strutture di recupero funzionale e riabilitativo espongono ad un rischio maggiore, così come i grandi esercizi commerciali e le strutture industriali, fabbriche, trasporti collettivi, etc. Oltre quindi ad assumere decisioni strategiche in grado di controllare e ridurre gli accessi, è opportuno mirare a distribuire sia il materiale di protezione in primis a queste persone maggiormente esposte, ma anche e soprattutto utilizzare i mezzi più diffusi ed alla portata di tutti (TV, Radio, INTERNET) per informare sulle modalità preventive.
La TV di Stato, cui siamo obbligati a pagare il canone, non ha svolto la propria funzione in modo decoroso: avrebbe dovuto e dovrebbe almeno offrire informazioni sui rischi diretti e su quelli conseguenti all’isolamento, facendo conoscere la necessità di prevenire e contrastare le violenze domestiche, diffondendo programmi interessanti ed utili a conoscere il mondo in cui viviamo e le possibilità di utilizzare al meglio il tempo, in questi ... “arresti domiciliari” particolari e spiegare le modalità di prevenzione , ad es. come si usano le mascherine equal è il senso sociale delle misure restrittive.
Avrebbe dovuto e dovrebbe evitare di concentrare tutta l’attenzione solo sul coronavirus, dimenticando le notizie relative a situazioni di rilevante importanza: ha attuato in tal modo una censura, che ha determinato una caduta di informazione molto grave. Avrebbe dovuto e dovrebbe approfittare di questo momento per proporre corsi di formazione all’uso delle tecnologie informatiche, superando un analfabetismo tecnologico da cui occorre uscire per conoscere ed agire in modo consapevole e responsabile. Certamente la nostra capacità di usare questi strumenti potrà essere un volano sia per lo sviluppo economico sia per una nuova socializzazione culturale in grado di superare barriere e schemi riduttivi e condizionanti. Purtroppo non si è ancora colta l’occasione per portare a tutti contenuti e progetti di conoscenza sia in ambito artistico, musicale, letterario, cinematografico, sportivo, paesaggistico, etc. per mettere a disposizione di tutti il know-out che i vari mezzi possono offrire e consentire alle persone di crescere in competenza, cultura, socialità, nel rispetto dei valori umani.
Diamoci da fare per programmare le nostre giornate, vedendo anche le occasioni di miglioramento che sono rappresentate da questo periodo. La nostra mente ha bisogno.
Usciti dall’emergenza, ci troveremo ad affrontare il cambiamento dei modelli relazionali, lavorativi, economici, culturali, sociali, dei consumi, etc.
Cambierà la scuola e gli insegnanti potranno essere i coordinatori del lavoro di apprendimento, che saranno gli alunni a condurre: sarà una scuola del tutto diversa, che comporterà novità e prospettive molto interessanti e che rivoluzionerà la cultura ed il mondo del lavoro. Il telelavoro si estenderà, cambiando anche il sistema gerarchico oggi vigente. Verrà in tal modo privilegiata la competenza, ed una diversa maniera di concepire l’efficienza. Sarà in gioco una nuova socialità con nuove modalità interattive, per poter coordinare e funzionare nel lavoro come nella scuola, nello sport. Cambieranno le nostre città, con una diminuzione del traffico, dell’inquinamento e dei consumi, molti dei quali non saranno più perseguiti come “possesso”, ma strumenti ad utilizzazione temporanea, ad es. i trasporti e molti consumi. Ovviamente anche le produzioni industriali andranno incontro a modificazioni importanti. Si potrà lavorare meno e condividere meglio il tempo libero, con sviluppi di apprendimenti e fruizione diffusa dei beni culturali. Si dovrà finalmente porre fine alla produzione di strumenti di distruzione, dalle mine, alle armi, agli F35, alle navi da guerra, etc. Dovremo puntare a diventare eticamente responsabili dell’ambiente di cui siamo parte, superare i fanatismi religiosi ed ideologici, che sono sempre la maschera di interessi economici e di potere.
Con una maggiore conoscenza di ciò che è utile porre in essere per la prevenzione della malattia e per il superamento delle terribili barriere poste da miseria, emarginazione sociale, sfruttamento, dovremo puntare a stare tutti meglio, ad una società più equa, ad una corretta responsabilità sociale, individuale e collettiva.
Il lavoro diverrà parte di una vita più completa, in cui troveranno posto la cura di sé e delle relazioni, scoprendo il bisogno di giocare con i bambini, di avere cura della famiglia, degli amici, di noi stessi sia per la salute fisica, sia per quella della mente. Troveremo il tempo per leggere, ascoltare musica, ballare, vedere spettacoli, praticare sport, conoscere le magnifiche opere d’arte custodite nei musei, esprimere la nostra creatività, vivere con pienezza le nostre vite, senza chiuderci nel guscio di un individualismo miope e soffocante, per non trovarci spersi e confusi a guardare retrospettivamente la nostra storia personale rimpiangendo quanto non si è fatto, non si è voluto vedere, non si è saputo costruire. Perché di vita ne abbiamo una sola, bisogna che impariamo a vivere bene ed in modo pienamente responsabile.
Abbiamo capito che siamo maturi e che dobbiamo smettere di consumare insensatamente: ci basta molto meno per una buona qualità di vita. Nessuno deve morire di fame, di guerra, di miseria, di ignoranza, di fanatismi religiosi od ideologici. Né patirne. Solo così potremo vincere tutti insieme i coronavirus presenti e futuri. Questa è l’unica via di scampo e prima la imboccheremo e meglio sarà per tutti.
Gemma Macagno