I precedenti
La destra al governo va all’attacco della Rai, cercando di sostituire i personaggi più “scomodi”: in questi giorni si parla dell’addio di Fazio alla Rai, dopo quasi 40 anni di lavoro, sollevando un coro di proteste e di polemiche senza fine. Beh?, ma cos’è tutta questa sorpresa sulle epurazioni e i “licenziamenti” in RAI? Non è mica una novità che la destra mandi a casa le persone che infastidiscono politicamente la sua mancanza di cultura e di intelligenza! I regimi in generale – e non solo qui da noi – non tollerano le critiche e i confronti, dato che per loro sono sempre penalizzanti. Non amano i giornalisti con la schiena dritta, ma adorano i pennivendoli che fanno le interviste in ginocchio. Non vi ricordate più le epurazioni in Rai già dagli anni ’50 di Vianello e Tognazzi, quella di Dario Fo e Franca Rame, dalla Canzonissima degli anni ’60? E avete dimenticato l’editto bulgaro di Berlusconi, contro Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi??
Eravamo nel 2002, giusto il 18 aprile, quindi esattamente 21 anni fa, e ci sembrò di sprofondare in un incubo senza fine. Ma era solo l’inizio. In realtà le epurazioni e poi le reintegrazioni si susseguirono per quasi un decennio, fino a quando nel 2010 il cavaliere nei panni del Presidente del consiglio, assunse anche ad interim la carica di Ministro dello Sviluppo economico e minacciò di non firmare il contratto del servizio pubblico. Non solo: disse anche che “per quanto riguarda la Rai è prevista la sua privatizzazione con il mantenimento di una sola rete per adempiere alla sua funzione di servizio pubblico”. A questo punto il conflitto di interessi era talmente palese e gigantesco che ci fu una rivolta generale. Ma oggi è diverso e forse molto più pericoloso: il cavaliere faceva affari e il potere politico gli serviva per sistemare i suoi, che all’epoca erano in un mare di guai, ma questi vogliono il potere per cambiare ogni cosa e lo vogliono assoluto, per stravolgere la verità e perfino la storia, senza che nessuno intralci i loro piani o informi i cittadini dei loro disegni oscuri. Oggi non è più tempo di golpe militari: basta sostituire i generali in capo dei vari corpi con fedelissimi. Lo stanno già facendo, del resto, e alla luce del sole.
Il punto è che, nel caso Rai, non si tratta solo di sostituire persone genericamente “di sinistra”: gente come Fazio non è arrivata lì perché ce l’ha messa qualcuno politicamente potente. E’ arrivato lì perché è bravo ed in grado di fare realmente informazione. E questo è il punto fondamentale, intollerabile e insormontabile per questa destra di mezze calze raccomandate, segnaposto umani, burattini da comandare. Inoltre i professionisti epurati - o da epurare - sono tanti, molto bravi e non ci sono abbastanza rimpiazzi credibili nella parte avversa. Per questo Piersilvio Berlusconi, che dirige Mediaset, è così preoccupato che non vengano a reclutare gente, a far man bassa saccheggiando le sue reti. Non si tratta infatti solo di Fazio e della Littizzetto, ma si fanno i nomi anche di Amadeus, di Flavio Insinna, di Corrado Augias, forse di Sigfrido Ranucci di Report (la Gabanelli l’hanno già fatta fuori tempo fa), di Lucia Annunziata, Bianca Berlinguer, Federica Sciarelli, Marco Damilano, etc. Certo non cacceranno tutti insieme, perché sarebbe uno scandalo gigantesco e un problema davvero insormontabile sostituire tutti adeguatamente e d’un sol colpo, ma a scaglioni certamente verranno “licenziati” in molti. Fiorello ha scherzato con amarezza sul suo futuro e si è rivolto ai suoi collaboratori: “Ragazzi io non voglio essere epurato, occhio a quello che dite. Già immagino la riunione dei vertici Rai: 'C'è uno bravo, che facciamo? Cacciamolo via. C'è uno che fa guadagnare la Rai, via. Ci sono quelli che dicono che il programma costava, ma funzionava... Amadeus? Ora a casa! Siate meno bravi e soprattutto non dite cose sconvenienti, perché io voglio rimanere qua in Rai".
Matteo Madonia osserva ironico e pungente: “ Sostituire un programma di successo come quello di Fazio mettendo magari uomini vicini alle idee di governo – Nicola Porro? Pino Insegno convertito in fine analista politico? Iva Zanicchi dall’alto della sua prestigiosa esperienza da europarlamentare? – difficilmente porterà gli stessi effetti in termini di risultati, quindi share e qualità. Solo che adesso anche giornalisti e personaggi dello spettacolo stanno passando all’incasso, e la spartizione delle poltrone è un gioco che la Rai conosce ormai bene, seppur adesso somigli sempre di più a un metodo da tirannide, con gli epigoni del MinCulPop a scegliere cosa mostrare al pubblico e cosa eliminare. Quindi non ci resta che aspettare con impazienza uno speciale in prima serata con un conduttore di telequiz che ci spiega la crudeltà dei partigiani e una star dei cinepanettoni intenta a raccontarci la bonifica dell’Agro Pontino. Viva la Rai.”
Ma secondo me a loro non importa che gli ascolti calino a picco e gli sponsor si ritirino e non paghino più la pubblicità: non ne hanno bisogno, hanno il canone e i loro rimpiazzi costano molto meno. Ma soprattutto non è questo il loro obiettivo: ma è quello di occupare tutti gli spazi della informazione. E’ una tendenza mondiale: Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, è perseguitato non perché ha diffuso notizie false, ma perché quelle riportate erano VERE.
Fazisti e antifazisti*
Alla notizia dell’allontanamento di Fazio dalla Rai – insieme a un mare di commenti addolorati di esponenti di spicco del mondo della cultura, dell’arte, della politica – ci interessa qui analizzare alcune reazioni scomposte e squallide da parte di personaggi il cui ruolo istituzionale avrebbe dovuto essere garanzia di compostezza, come recita l’articolo 54 della Costituzione, “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. Ovvero evitando pagliacciate, figuracce inscusabili, frasi inadeguate e insultanti, cose per le quali insomma il ministro Salvini è famoso. E neppure stavolta si è smentito, con un twitt davvero disgustoso e meschino (le foto di Fazio e Littizzetto con sopra il commento Belli ciao con tanto di manina che saluta), testimonianza di un infantile spirito di rivalsa personale, una piccola miserrima vendetta di un cattivo gusto davvero desolante. E comunque e in ogni caso indegna di un ministro della Repubblica. D’altra parte Salvini è un noto appassionato del Grande Fratello, tanto da dichiarare qualche anno fa: “E anche quest’anno è andata! Il Grande Fratello è come la Serie A: come si può stare senza per tutti questi mesi?”. È evidente quali siano i suoi interessi culturali, dunque a lui Che tempo che fa non potrà mancare, come certamente non gli è mancato a suo tempo Vieni via con me di Fazio e Roberto Saviano, altro epurato, come Matteo Floris costretto a lasciare il suo Ballarò. Tuttavia la sua reazione, il suo twitt è stato illuminante, perché ha svelato il motivo di base di questa forma di “occupazione” da parte di una destra estrema infelice, ignorante e ottusa: quello di cancellare tutte le idee diverse dalle proprie, perché è l’unico modo per nascondere, nel confronto con altri, la loro sconfortante inadeguatezza. Non mi riferisco solo al commento sguaiato di Salvini - che per altro ha dovuto subito cancellare ( nemmeno ai suoi deve essere piaciuto), per poi sostituirlo con un altro altrettanto penoso, in cui mescolava la tragedia dell’alluvione in Emilia-Romagna con la sconfitta del Milan (proprio non ce la fa, è inutile!) - ma parlo anche del commento di Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, che vorrebbe essere ironico e invece è solo penosamente pesante, sull'addio di Fazio all'azienda pubblica, scrivendo: "Come potrebbe sostituirlo la Rai? Propongo di lasciare vuoto lo spazio televisivo mettendo un'immagine fissa al posto di Fazio. Come si può immaginare una televisione pubblica senza Fazio e senza i suoi dibattiti notoriamente equilibrati e privi di accenti polemici? Se Fazio se ne va Rai 3 lo sostituisca con qualche ora di silenzio senza trasmissioni, nessuno è pari a Fazio, nessuno potrebbe sostituirlo. Tanto nomini nullum par elogium". E’ evidente che nessuno gli ha mai spiegato che per usare l’ironia ci vuole intelligenza, cultura, leggerezza e buon gusto, tutte cose che evidentemente gli sono ignote.
Ma, al di là di tutto, come mai il leghista dalla bocca larga e dal twitt facile non ha mai accettato gli inviti di Fazio? C’è andato perfino Berlusconi!! Di cosa aveva paura: di un confronto che lo avrebbe mortificato? Ma Fazio è un gentiluomo, non ha mai umiliato nessuno dei suoi ospiti! E ne è passata di gente: da tanti premi Nobel, a capi di Stato in carica e in pensione, e persino il Papa, per non parlare di artisti, cantanti, musicisti nazionali e internazionali che sono stati ospiti in quanto consapevoli di trovarsi in un talk di livello, assolutamente credibile. Certo il nuovo direttore della Rai avrà un sacco di lavoro da fare per ripulire l’Azienda da tutta quella gente che vorrebbe inquinare l’informazione, mettendoci dentro un po’ di verità! Davvero un’ impresa disperata! E non possiamo nemmeno sperare in ripensamenti: non è il caso del governo Meloni, a cui evidentemente piacerebbe trasformare la RAI in una versione aggiornata dell’Istituto Luce, unica fonte di informazione del Ventennio fascista.
Dalle lotizzazioni della Prima Repubblica ad oggi
La Rai è stata sempre lotizzata e spartita fra i partiti: durante la Prima Repubblica, dopo la riforma del 1975, era palese che il canale Rai 1 era influenzato dalla Democrazia Cristiana (quella che metteva i mutandoni non solo alle gambe delle ballerine, ma anche a quelle dei tavoli), Rai 2 dal Partito Socialista Italiano e Rai 3 dal Partito Comunista Italiano ( e che la destra chiamava Tele Kabul). Stessa cosa avvenne per i canali radiofonici e relativi giornali radio, dove Radio 1 esprimeva le istanze del centrosinistra, mentre Radio 2 era più vicina all'area di centrodestra; Radio 3 invece fu destinata ai partiti minori (Partito Liberale Italiano e Partito Repubblicano Italiano). Già da allora si discuteva sulla necessità di svincolare l’informazione del servizio pubblico dal controllo dei partiti (come la BBC inglese), ma non se ne è mai fatto niente, anche perché, evidentemente, così com’era andava bene a tutti, a destra e a sinistra. Tuttavia un cambiamento importante per la televisione pubblica fu quello prefigurato dalla legge n. 206 del giugno del 1993, in cui il Consiglio di Amministrazione della Rai sarebbe stato composto da cinque membri nominati dai Presidenti della Camera e del Senato. Questo Consiglio sceglieva tra i propri membri, a maggioranza assoluta, il Presidente della Rai, che aveva la rappresentanza legale dell’azienda, e il Direttore Generale, d’intesa con l’assemblea dei soci. Nel 1994 però accadde un fatto che sparigliò i giochi: si candidò e vinse le elezioni il proprietario del polo televisivo privato, Silvio Berlusconi, che divenne Presidente del Consiglio. Questa coincidenza era un palese conflitto di interessi, che tuttavia non fu mai risolto: non dalla legge Maccanico che almeno però mise in primo piano il problema dell’antitrust - più volte sollecitata dalla Corte Costituzionale - e istituì la Autorità delle Comunicazioni, né da altre riforme successive. La legge n. 122 del 1998 si occupò della “Par condicio”, cioè della parità di trattamento dei soggetti politici nei dibattiti e nei confronti televisivi. Poi il 3 maggio 2004, quindi giusto 19 anni fa, arrivò la legge Gasparri n.112: "Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della RAI - Radiotelevisione italiana S.p.A., nonché delega al Governo per l'emanazione del testo unico della radiotelevisione".
E veniamo a noi: secondo la riforma della Rai del 2015, il consiglio di amministrazione consta di 7 membri, di cui quattro nominati da camera e senato, due dal governo e uno dall'assemblea dei dipendenti. I membri del Consiglio d'Amministrazione hanno un termine di mandato di tre anni anche se possono essere nominati di nuovo. La riforma del 2015 ha modificato anche la nomina del presidente del CdA (scelto ora dal CdA stesso tra i suoi membri), e ha introdotto la figura dell'Amministratore Delegato.
Il Testo unico della radiotelevisione qualifica la Rai come "società di interesse nazionale", ai sensi dell'articolo 2461 del codice civile italiano. E adesso il governo Meloni riformerà la Rai secondo un proprio criterio di occupazione. Un primariato anche in TV? Mah… però così si spiega come sono avvenute le recentissime nomine dei vartici Rai.
Qualche giorno fa si è riunito il Cda, ma sulla nomina di Roberto Sergio si è spaccata l’assemblea degli azionisti e decisivo è stato il voto della presidente Marinella Soldi. Oltre all’unico voto contrario (Francesca Bria, in quota Pd), ci sono state due astensioni, che valgono però nel conteggio come voti contrari: si tratta di quelli di Alessandro Di Majo, in quota M5s (!) e Riccardo Laganà, rappresentante dei dipendenti Rai. A favore si sono schierati Simona Agnes (eletta nel Cda dalla Camera nel 2021 in quota Forza Italia, nonché figlia di Biagio Agnes, a suo tempo direttore della Rai) e Igor De Biasio (Lega) e soprattutto – messa lì da Draghi nel 2021 – la presidente Marinella Soldi, il cui voto, come dicevamo, vale doppio in caso di parità e dunque per questo è stata decisiva. Dopo aver ricevuto la nomina, Sergio ha confermato di voler affidare il ruolo di direttore generale della Rai a Giampaolo Rossi.
Chi sono Roberto Sergio e Giampaolo Rossi
In Rai dal 2004, come responsabile dell’area Nuovi media, Roberto Sergio non si mai allontanato dalla società. In successione è stato presidente di Sipra, il vecchio nome di Rai pubblicità, presidente di Rai Way, direttore della Direzione Radio, membro del consiglio di amministrazione di Rai Net, Rai Click e Rai Com. Il suo orientamento politico viene definito centrista, ma è amico personale di Pier Ferdinando Casini, che è stato suo testimone di nozze, più vicino quindi alle posizioni conservatrici, ma non di estrema destra. Insomma un moderato, nella tradizione dei vecchi “quadri” della Rai.
Ben diverso il background di Giampaolo Rossi, in quota Fratelli d’Italia e tra gli organizzatori di Atreju. Fedelissimo della Meloni, è un uomo di estrema destra, dal piglio squadrista e definito da L’Espresso come l’ ideologo no vax di Giorgia Meloni. Anche lui già in Rai tra il 2004 e il 2012 come direttore di Rai Net, è figura tutt’altro che secondaria in Fratelli d’Italia, avendo animato la festa invernale del partito chiamata “Natale dei conservatori”, nonchè autore del Manifesto conservatore, che ha lanciato il programma politico di Enrico Michetti candidato, perdente, a sindaco di Roma per la coalizione di destra nel 2021.
Per sapere chi sia Rossi del resto basta un’occhiata al suo blog, ai suoi profili social e ai suoi articoli per Il Giornale per farsi un’idea. Fino al 2018, infatti, ha tenuto una rubrica sul sito del quotidiano Il Giornale, ( che ne direbbe il suo fondatore Indro Montanelli, costretto poi da Berlusconi a lasciarlo, della macchina del fango che è diventato? Altro che informazione!), in cui ha espresso le sue opinioni retrograde e insultanti. Qualche esempio: ha definito le attiviste per i diritti delle donne come “femministe vomitate da una caricatura” e “cianfrusaglie travestite da donne”, i partigiani “orchi trasformati in eroi”, ed è sostenitore di quella stolta teoria della “sostituzione etnica” che sembra il tema ricorrente dell’attuale governo. Amante dei complotti, della teoria del Nuovo Ordine Mondiale ha espresso convinzioni razziste, intolleranti e discriminatorie, come quando ha detto che le categorie del nigeriano e del buonista sono la feccia di questo Paese, e che devono essere messe nella condizione di non nuocere. In più è fan sfegatato di Putin, ritenuto come “l’unica speranza per scongiurare una crisi internazionale”, nonché di Trump e di Orban. Inoltre ha più volte contestato il Presidente Mattarella, chiamato “Dracula” e paragonato a un golpista, per la gestione della campagna vaccinale. Rossi è la sintesi perfetta tra Salvini e Meloni, un po’ come quel Marcello Foa - portato al vertice della Rai come direttore generale da Lega e M5S nel 2018 - colui che condivideva fake news come quella delle cene sataniche di Hilary Clinton a base di sperma, sangue e latte materno e convinto che la “…battaglia a tutela della minoranza gay viene usata per tentare di sradicare l'identità sessuale naturale della stragrande maggioranza delle persone [...] è una aberrazione che però si afferma sempre più” . Insomma un illuminato! E adesso Rossi occupa il suo posto e purtroppo a lui verrà affidato il compito di gestire la Rai e tutelare “ la libertà, la completezza, la trasparenza, l’obiettività, l’imparzialità, il pluralismo e la lealtà dell’informazione”, che sono gli obiettivi prioritari nel codice etico Rai, di cui alleghiamo il link. Ci apprestiamo dunque ad avere una Rai fatta a immagine e somiglianza del governo, e non è una buona notizia per il servizio pubblico e per l’informazione.
E in parte dobbiamo questa nomina al “ machiavellico Decreto Fuortes, architettato dal governo Meloni”. Carlo Fuortes, infatti, nominato AD della Rai ai tempi del governo Draghi, aveva ancora un anno di contratto, ma da mesi era nel mirino del centrodestra che intendeva pensionarlo in anticipo. Ce l’ha fatta con un decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri il 4 maggio, riguardante “disposizioni urgenti in materia di amministrazione di enti pubblici e società”. Il decreto mette il tetto dei settant’anni per gli amministratori di alcune strutture finanziate dallo Stato (come fondazioni, teatri o musei), in modo tale da rimuovere Stephane Lissner dalla direzione del teatro San Carlo di Napoli, offrire a Fuortes quel posto e mettere alla Rai una figura filogovernativa con un anno d’anticipo. Quattro giorni dopo l’approvazione del decreto sono arrivate le dimissioni di Fuortes. Adesso la Rai, terra di conquista dei partiti, è totalmente in mano al governo Meloni, e stiamo già assistendo ai primi effetti collaterali.
Una canzone che è tutto un programma
Il testo di Renato Zero di “Viva la Rai”, canzone orecchiabile e sigla dell’azienda pubblica, è in realtà un testo pieno di preveggente ironia. Leggetelo e cominciate a farvi due risate… a denti stretti, magari:
Viva la RAI
Ci fa crescere sani...viva la RAI
Viva la RAI
Quanti geni lavorano solo per noi...
Viva la RAI
Con il suo impero
Dice la RAI
Soltanto il vero
Viva la RAI
Dimmi da quale parte stai
Viva la RAI
Se sarai buono il tuo Mazinga vedrai
Oppure no...
Dipende dal funzionario RAI
Viva la RAI
Che cosa giusta
E con la RAI
È sempre festa
Viva la RAI
Coi capoccioni e gli operai
In Viale Mazzini
Ci giocano i bambini
Mentre tu, vivi grazie alla RAI/TV
In fondo è la tua mamma
Calata dall'antenna
Mamma RAI, non ti abbandona mai...se no guai!
Viva la RAI
Quante battaglie nei corridoi...
Poveri noi...
Se non si mettessero d'accordo alla RAI
Paghiamo allora questo abbonamento
Per mantenerli in salute e in sentimento...
Perché oramai
Questo cervello
Avrà un padrone lo sai ?
Viva la RAI
Con il suo impero
Dice la RAI
Soltanto il vero
Viva la RAI
Coi capoccioni e gli operai
Barbara Fois
Approfondimenti
https://gigionetworking.wordpress.com/se-un-parente-ce-lhai-allora-mandalo-in-rai-un-po-di-qui-un-po-della-tutta-la-famiglia-buttiglione-ce-sta/ se volete sapere tutte le parentele in Rai
https://thevision.com/attualita/fazio-rai-governo/
https://www.raicultura.it/arte/articoli/2019/06/Un-cavallo-un-mito-805dd8e6-749c-470b-b49b-0da14c707c6a.html sulla statua equestre della Rai
https://quifinanza.it/editoriali/video/rai-fazio-meloni-porro/710160/
https://it.wikipedia.org/wiki/Rai sulla storia della Rai
https://www.policymakermag.it/insider/chi-e-simona-agnes-eletta-nel-cda-rai-dalla-camera/
https://www.rai.it/trasparenza/persone/Igor-De-Biasio-bb5229ce-3cb6-4dd2-b32b-bda417f263ae.html
https://www.rai.it/dl/doc/1501715285227_Codice%20etico_luglio2017.pdf codice etico Rai
https://www.youtube.com/watch?v=M8rla1piIto sigla “Viva la Rai”
* https://www.hffingtonpost.it/politica/2023/05/15/news/fazismo_e_antifazismo-12105728/