Quando Trump disse che avrebbe ritirato le truppe americane dall’Afghanistan, tutti ci siamo detti che sarebbe stato un assist alle truppe talebane, che in realtà in quel momento stavano perdendo ovunque. Ma non avremmo mai pensato che Biden avrebbe seguito questa scelta e che il ritiro sarebbe diventato una vera e propria ritirata, una fuga a rotta di collo, che, con effetto domino, si è tirata dietro la partenza precipitosa di tutti gli altri, europei e inglesi, presenti nel territorio.
Biden dice, in sostanza, che è inutile continuare a mandare truppe in soccorso di chi non vuole essere salvato e non fa niente per liberarsi dei talebani, ma ovviamente questa è solo una parte della verità, come quando sostiene che gli americani non sono andati in Afghanistan “ per costruire una nazione", ma semplicemente per addestrare il loro esercito a resistere ai talebani, ma che l’esercito afghano non è stato all’altezza. In realtà vent’anni fa, quando per la prima volta gli americani sono andati in quel paese, lo fecero per cercare i colpevoli dell’11 settembre, per distruggere Al Qaeda e fare in modo che non potessero più succedere stragi come quella delle due torri. Ma ci andavano anche per il petrolio e per le coltivazioni di oppio, le più vaste del mondo. Ma è ovvio che vestiranno sempre le loro operazioni di rapina dei panni di Captain America.
Così Biden nella conferenza stampa ha detto “ La scelta che avevo era proseguire l'accordo negoziato da Donald Trump con i talebani, o tornare a combattere", e poi ha spiegato “Dovevo scegliere se rispettare un accordo sul ritiro preso dal mio predecessore o continuare a combattere i Talebani e rimandare migliaia di soldati di nuovo in Afghanistan a combattere”. “Io - ha aggiunto a quel punto - difendo pienamente la mia decisione”.
“I leader politici afghani - ha continuato - si sono arresi e hanno lasciato il Paese. Se qualcosa gli sviluppi della scorsa settimana hanno rinforzato, è l’idea che mettere fine al coinvolgimento americano in questa infinita guerra civile sia stata la scelta giusta”. Biden dunque ha attaccato le forze afghane che “si sono arrese subito”, e ha difeso i soldati americani.
“Non si può ordinare a loro di fare un passo avanti se poi i soldati afghani non l’hanno fatto. L’esercito afghano è collassato, in alcuni casi senza neanche combattere”. “Io sono il quarto presidente - ha dichiarato - a guidare il Paese mentre c’è una guerra in Afghanistan. Non passerò la responsabilità a un quinto. La responsabilità termina con me”. Beh, del resto la fuga del presidente afghano Ashraf Ghani ha dimostrato la sua pochezza di statista e la sua personale vigliaccheria, scappando a gambe levate e lasciando i cittadini del suo paese nelle mani dei talebani. Dopo il primo momento di disorientamento e di panico (abbiamo visto le terribili immagini all’aeroporto di Kabul) la gente sta cominciando a reagire e a sventolare la loro bandiera, ammainata dai talebani. Ma per loro sarà un terribile cammino in salita. L’Occidente ha già detto che parlerà col governo talebano, la Russia e la Cina già lo fanno e Gino Strada è morto. Chi starà davvero ormai dalla parte di quel popolo infelice e martoriato da guerre infinite? E’ pleonastico osservare quanto pagheranno le donne afghane, che in questi vent’anni avevano imparato a vivere una libertà personale mai vista prima, si erano diplomate e laureate, lavoravano come gli uomini, si spostavano da sole e guidavano l’automobile.
I talebani assicurano che “le donne studieranno e saranno al governo, nel rispetto della Sharia”. Mentono e continuano a mentire asserendo che “Nessuno sarà danneggiato, non vogliamo avere problemi con la comunità internazionale», però ha aggiunto il portavoce dei talebani “ abbiamo il diritto di agire secondo i nostri principi religiosi. Altri Paesi hanno approcci e regolamenti diversi, e gli afghani hanno il diritto di avere le proprie regole in accordo con i nostri valori”. Il che vuol dire che faranno esattamente come gli pare. Infatti molte donne si sono già rimesse il burka e se ne stanno chiuse a casa terrorizzate.
La crononista di origine afghana Sadid Lailuma dell’emittente Brussels Morning si è commossa per la situazione del suo Paese, da due giorni tornato in mano ai talebani, durante la conferenza stampa in diretta della NATO “Le donne temono per il loro futuro.” ha spiegato Sadid Lailuma, prima di rivolgere una domanda al segretario della Nato Jens Stoltenberg: «Com’è possibile che sia successo tutto questo?». quindi ha pregato l'autorità politica di «non dare riconoscimento ai talebani a nessun costo, come invece fatto dall'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump”. E’ evidente già da subito invece che l’Occidente, USA in testa, sta cercando “un dialogo” con questi barbari ignoranti. Altrochè! E chi se ne frega delle donne afghane. Del resto sappiamo bene cosa è successo a quelle siriane con le ong che avrebbero dovuto salvarle.
L’inviato a Beirut Giordano Stabile, il 27 febbraio del 2018 scriveva “ Cibo e aiuti per i figli e la famiglia in cambio di «favori sessuali». E’ l’ultimo scandalo che il mondo degli aiuti umanitari e questa volta il teatro è la Siria, un Paese devastato da sette anni di guerra civile e con sei milioni di sfollati interni. Proprio le donne rifugiate in campi profughi e altre zone lontane da casa sono state prese di mira e abusate da operatori locali che distribuiscono gli aiuti per conto di organizzazioni umanitarie dell’Onu. A rivelarlo, in una drammatica intervista alla Bbc, è stata la cooperante Danielle Spencer. Un fenomeno così diffuso, racconta, che molte donne siriane ormai si rifiutano di andare presso i centri di distribuzione degli aiuti perché temono di essere ricattate.
«Non consegnavano gli aiuti fino a che le donne non si concedevano», ha rivelato Spencer, che ha parlato direttamente con donne vittime di abusi: «Mi ricordo di una donna che piangeva in una stanza, stava molto male. Una donna che si trova in un centro e aspetta di ricevere cose essenziali per poter vivere come cibo o sapone deve essere protetta. L’ultima cosa di cui ha bisogno è un uomo che la ricatti chiedendole di fare sesso con lei in cambio di quegli aiuti».
Una inchiesta sulle violenza di genere condotta dallo United Nations Population Fund (Unfpa) ha concluso che questo tipo di abusi sono diffusi in vari governatorati della Siria. Il rapporto Voices from Syria 2018 denuncia anche che “ragazze vengono date in spose a funzionari per un breve periodo tempo, per servizi sessuali, in cambio di cibo. Gli operatori locali che distribuiscono gli aiuti chiedono numeri di telefono”, vogliono visitare le case delle donne assistite per “prendere qualcosa in cambio” come “passare una notte assieme”. Il rapporto precisa che sono le donne “senza protezione maschile”, cioè orfane, vedove, divorziate, le più esposte al rischio di abusi sessuali.
Dopo lo scandalo che ha colpito Oxfam e altre Ong, qualche giorno fa anche l'organizzazione umanitaria Plan International aveva rivelato casi di abusi sessuali, anche su minori, perpetrati da membri del suo staff o collaboratori. Sei gli episodi confermati e avvenuti tra il primo luglio 2016 e il 30 giugno 2017. Oltre a questi, l'organizzazione ha autodenunciato nove casi di molestie sessuali o comportamenti inappropriati da parte dello staff nei confronti di adulti.
Non basta: dopo lo scandalo sessuale che ha coinvolto Oxfam, scrive Il fatto quotidiano il 14 febbraio sempre del 2018, altre ong scelgono “…la strada della trasparenza e “autodenunciano” casi di molestie e abusi avvenuti nelle loro strutture. In particolare Medici senza Frontiere ha reso noto che nel 2017 il quartier generale dell’organizzazione ha ricevuto 146 denunce o segnalazioni , molte delle quali riguardanti abusi di potere, discriminazioni, molestie e altre forme di comportamenti inappropriati. Quaranta “sono state identificate come abuso e/o molestia a seguito di un’indagine interna” e “di questi 40, 24 erano casi di molestie o abusi sessuali“, aggiunge Msf. Si è trattato dunque di episodi che hanno coinvolto collaboratori della ong e non prostitute locali, a volte minorenni, come nel caso di Oxfam ad Haiti….” L'accusa dei media inglesi e dell'authority che sta all'origine dello scandalo Oxfam è che i vertici abbiano coperto l'accaduto. Ma questa storia, che comincia ad Haiti nel 2011, è solo la punta di un iceberg che coinvolge in tutto il mondo e in diversi modi ong come Medici senza frontiere e Irc. E la stessa Onu. Ma bene! Allora le donne non debbono temere solo i talebani! Questo è proprio confortante!
Ma torniamo al ritiro delle truppe USA: che ne sarà di questi soldati che tornano a casa? Sappiamo cosa è successo a quelli che sono tornati dalla Guerra del Golfo, dalla guerra insensata e bugiarda contro l’Iraq. Una assurda “guerra preventiva” su sospetti infondati che Saddam Hussein volesse dotarsi di armi di distruzione di massa e sul suo presunto appoggio al terrorismo islamista. Ma naturalmente alla base invece c’era il petrolio, ancora una volta.
Eccoli lì, se ne vanno anche questi… ma che senso ha che ci siano andati? Cosa si può raccontare agli orfani di quei soldati? Che senso hanno quelle morti? Cosa è cambiato in quel paese disastrato? E che ne sarà dei reduci americani, che tornano in patria senza un posto di lavoro, in una america impoverita dalla crisi economica e travolta dalla pandemia? Altro che reduci dal Vietnam…
Scrive a questo proposito, Guido Caldiron sul Manifesto del 5 dicembre del 2015 “Di guerra non si muore solo al fronte. Oltre il 10% dei condannati alla pena capitale negli Stati Uniti, attualmente si calcola siano almeno 300 persone, sono degli ex combattenti, dei reduci dei tanti conflitti nei quali il paese ha impegnato i propri soldati nel corso dell’ultimo mezzo secolo. I dati del rapporto del Centro d’informazione sulla pena capitale, il Dpic, diffuso recentemente a Washington in occasione del Veteran’s day, la giornata in cui l’America celebra i suoi uomini in divisa, parlano chiaro: i problemi psicologici e le conseguenze dello stress post-traumatico che i militari hanno riporato a casa dagli scenari di guerra, sono all’origine di una lunga serie di gravi patologie e di molti crimini efferati.” E chiude “Che nel paese questo sia un tema di grande e drammatica attualità, è stato del resto evidenziato anche dalla scelta di Clint Eastwood di girare lo scorso anno American Sniper, un film che racconta la storia di un tiratore scelto dei Marines, impiegato in Iraq, Chris Kyle, che dopo aver sofferto egli stesso di problemi psicologici una volta tornato negli Stati Uniti, sarà ucciso nel 2013 da un altro veterano, disadattato come lui.”
E cosa ne abbiamo ricavato tutti ( a parte gli speculatori) da questa guerra?Anche noi italiani ci siamo andati e abbiamo lasciato anche noi dei morti, laggiù. Ragazzi che andavano a guadagnarsi la vita e hanno trovato la morte, trattati come carne da macello, ad ammalarsi con l’uranio impoverito, su macchine che saltavano in aria come scatole di sardine… e quelle industrie automobilistiche che fornivano aerei e blindati e che hanno preso dei bei soldi, ora andranno a costruire questi mezzi fuori d’Italia, come ha fatto la FIAT.
Come ebbe a dire 2000 anni fa Marco Porcio Catone “I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori.”
Barbara Fois
https://www.osservatoriodiritti.it/2018/02/19/scandalo-oxfam-abusi-sessuali-ong-onu/
https://ilmanifesto.it/record-di-veterani-di-guerra-tra-i-condannati-a-morte-usa/