Lo aveva detto già nell’ottobre del 2018 che nell’autunno del 2021 non si sarebbe ricandidata. E così ha fatto. Per noi italiani questa coerenza è sconvolgente! Ma quanti dei nostri avevano detto che se ne sarebbero andati e poi se ne sono allegramente dimenticati? L’esempio più eclatante è quello di Renzi, ma non è certo il solo: DiBattista, la Boschi, Letta, Grillo… Il vizio dei politici italiani è quello di fare un passo indietro solo per prendere la rincorsa e risaltare sul carro della politica, alla prima occasione.
Sono 16 anni che Angela ricopre il ruolo di Cancelliere, che siede nel futuristico palazzo del Bundeskanzleramt, disegnato e costruito fra il 1992-98 dagli architetti Axel Schultes e Charlotte Franke, e inaugurato nel 2001. La donna è stanca: sono stati anni intensi e questi due ultimi, grazie alla pandemia, sono stati davvero massacranti. E noi non abbiamo dimenticato i suoi tremori alle braccia e diffusi in tutto il tronco, del 2019. Così non stupisce che lei non abbia detto, come fanno molti in queste circostanze, continuerò a fare politica, a dare il mio contributo al paese. No. Ha detto: me ne vado, basta politica. L’aspetta finalmente un po’ di vita privata – che evidentemente le è mancata – e di tempo tutto per sé, per seguire i suoi hobby e le sue passioni, come quella di fare dolci e in particolare la sua famosa torta con le prugne. Ha rinunciato insomma al potere, al titolo di “donna più potente del mondo” e alla guida di un paese che certamente l’ha amata molto, fino a chiamarla addirittura “Mutti” (mamma).
Ma certo non è stata sempre una “mamma” per tutti: il suo ruolo è infatti legato anche a scelte molto controverse e che hanno afflitto tanta parte dell’Europa: l’austerity, la disciplina di bilancio da imporre con le buone o con le cattive ai paesi troppo propensi a far debiti e a godersi la vita, e che hanno subito le ingerenze e le prepotenze d’un paese molto incline a guardare i vizi altrui e a sorvolare sui propri.
Questo rigore le viene dalle sue origini: nata nella DDR del socialismo reale e cresciuta in una famiglia guidata dal padre, pastore luterano evangelico, ligio alle gerarchie della sua chiesa e alle disposizioni del regime comunista, inquadrata nelle file della Gioventù Socialista, è donna di razionalità e di concretezza. Del resto è laureata in Fisica ed è stata ricercatrice all’Istituto Centrale per la Chimica Fisica dell’Accademia delle Scienze di Berlino Est. Lì conseguì anche il dottorato in chimica quantistica. Donna concreta, scienziata, ma inizialmente non interessata alla politica. A questo proposito raccontano ( ma chissà poi se è vero) che quando cadde il Muro di Berlino non se ne accorse subito perché era in piscina.
E’ stata poi la delfina, chiamata “la ragazzina”, da Helmut Kohl, il padre dell’unificazione tedesca, che l’ha cresciuta politicamente e che lei rottamò senza problemi, togliendogli la sedia del cancellierato da sotto il sedere, senza nessuna remora. «Non ce la può fare», aveva pronosticato con stizza rancorosa Kohl, ma lei invece ha governato per 16 anni la Germania, parlando in russo con Putin, in inglese con gli altri leader mondiali, con una capacità di analisi dei fatti, accurata e impietosa, che quasi nessuno dei suoi colleghi e avversari possiede. Fra l’altro nel bene e nel male Angela sa come scegliersi i compagni di viaggio: come il super-ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble – il rigorista che ha strangolato l’economia greca e obbligato i «Pigs» (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) a fare in fretta i compiti a casa e mettere in ordine i conti dello Stato – e Ursula von der Leyen, una potenziale rivale, piazzata prima alla Difesa, quindi spedita alla Commissione Europea.
Ma Angela è stata anche “Mutti”, quando, nel momento più acuto della crisi dei profughi sulla via dei Balcani, ha avuto il coraggio di dire che i migranti andavano accolti, perché è un dovere e comunque “ce la faremo”. E la è stata anche con noi, all’inizio della pandemia, fornendoci mascherine e respiratori e offrendoci dei posti nelle loro terapie intensive, quando ancora non ci eravamo organizzati. E poi anche aderendo alla politica della condivisione dei debiti.
Il suo successore designato ora, in queste elezioni è Armin Laschet del CDU, figura molto anonima al suo confronto e che ha preso oggi meno voti del suo avversario socialista della SPD, Olaf Scholz. Infatti CDU è al 24%, mentre lo SPD è al 26%. Il CDU ha perso il 9% dei suoi elettori e non è certo uno scherzo. I verdi che avevano candidato al cancellierato Annalena Baerbock e che hanno raggiunto il 14%, salendo di ben 6 punti, potranno certamente entrare in una alleanza di governo, ma con chi? Infatti da domani cominceranno le trattative per formare una coalizione che poi dovrà avere la fiducia del Bundenstag, cioè del Parlamento tedesco. Si prevede che ci vorranno almeno due mesi per formare il nuovo governo e si spera che il nuovo cancelliere sarà eletto entro Natale. Nel frattempo il Cancelliere resta la Merkel, ovviamente. Avremo così modo e tempo anche noi tutti europei per capire cosa succederà negli equilibri interni all’Europa e cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo corso politico tedesco.
Barbara Fois