La cultura europea occidentale scritta comincia con la storia di una guerra: quella di Troia, o Ilio. Sto parlando ovviamente dell’Iliade di Omero. La cosa non è casuale, visto che la storia dell’Umanità intera è fatta soprattutto di guerre: provate a sfogliare un qualsiasi vecchio manuale di storia ( di quel tipo di storia che i Francesi chiamano con geniale sottigliezza histoire événementielle ) e vedrete che è fatta solo di paci e di guerre, di papi e di re. Manuali che sembrano più elenchi telefonici, fatti di nomi e di numeri, che libri di storia. Una storia di fatti e non di motivazioni, di “solisti”, contro quella corale delle masse, quest’ultima nata sulle pagine de Les Annales la rivista storica fondata da Marc Bloch, Lucien Lefebvre, e Henry Pirenne e che dopo di loro hanno portato avanti Le Goff , Braudel, Duby…
Me ne sto andando per fratte, lo so. Ma sto cercando di ragionare e di spiegare soprattutto a me stessa come mai la nostra storia sia costantemente costellata di guerre, già dagli albori della nostra civiltà. Ragioni economiche, ci insegna il buon vecchio Materialismo Storico ed è vero: segui i soldi e non sbagli mai. Ma siamo arrivati ad un punto di autodistruzione che non si giustifica più nemmeno col guadagno più insperato. Ora stiamo lottando per avere l’ultima parola sul controllo delle fonti energetiche e per raggiungere questo scopo stiamo ammazzando intere popolazioni e distruggendo la natura stessa del nostro pianeta. Ci vogliono centinaia, migliaia di anni per costruire delle città e adornarle di opere d’arte e ci vogliono pochi secondi perché delle bombe distruggano tutto e ammazzino le persone che le abitano. Non sono concetti complicati da capire, ma sembra che i governanti di tutti i paesi del mondo siano i più stupidi, ottusi, ignoranti e avidi bipedi che abitano questo bel pianeta. Ma dietro a loro chi c’è? La risposta che si dà sempre è vaga e inquietante: i poteri forti. Ma chi caspita sono questi poteri forti? Hanno un nome e cognome? Sì e no. Nel senso che se nel passato potevi attribuire a Menelao e ad Agamennone la colpa di aver organizzato la guerra di Troia, oggi non è possibile farlo per nessuna guerra. E mentre capisci benissimo che anche allora il tradimento e la fuga di Elena erano solo la scusa per impossessarsi di un territorio così strategicamente importante come quello sullo stretto dei Dardanelli che dipendeva da Ilio, oggi seppur capisci le ragioni di una guerra e i suoi reali obiettivi, non sai più chi e cosa c’è realmente dietro. Appunto: poteri forti. Già… non persone, ma strategie complesse di società economicamente differenziate, con tempi che travalicano la vita fisica di una singola persona. Così è molto più difficile fermarle queste maledette guerre. E sono tante: circa 170 in tutto il mondo e in cui sono coinvolte 891 organizzazioni militari e paramilitari, regolari e mercenarie, politicamente orientate o “in vendita” al miglior offerente… insomma di tutto e di più. Del resto fare la guerra oggi è diventata una professione e questo perché è un modo semplice e rapido di fare soldi.
Magari per capire ancora meglio forse dovremmo chiederci: se Netanyahu o Putin miracolosamente sparissero dalla faccia della terra le guerre in quei paesi si fermerebbero? Vorremmo poter dire di sì, ma al momento non ne siamo tanto certi.
Forse ci può essere utile riflettere su qualche dato e considerazione che troviamo in un articolo de l’Avvenire del 2018: “Cinque dei sei Paesi massimi esportatori di armi sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu. Ovvero di quell'organismo che fu concepito proprio per prevenire le crisi e tutelare i diritti umani fondamentali nel mondo. Se è questa l'architettura della governance globale, non può stupire il dato che nel 2017 fossero ben 378 i conflitti, tra cui 186 crisi violente e 20 guerre ad alta intensità. Sono diminuiti i conflitti non violenti, di tipo politico-territoriale, mentre sono aumentate le crisi violente: dalle 148 del 2011 si è passati appunto alle 186 del 2017 (più 25,7%). La disponibilità di strumenti bellici è una delle cause della profonda instabilità politica che colpisce grandi regioni in Africa, Asia, Medioriente. E senza contare i danni umani incalcolabili di una guerra, sapere che una mina antipersona costa 3 dollari ma ce ne vogliono 1.000 per neutralizzarla dà la dimensione della cecità della politica mondiale, che l'anno scorso ha permesso il record di spesa per gli armamenti dai tempi della Seconda guerra mondiale.”
Cioè a dire che chi dovrebbe fermare gli scontri, neutralizzare le guerre e portare la pace nel mondo, ci è dentro con tutte le scarpe. E così si capisce bene perché le risoluzioni dell’ONU sono sempre così blande, così velleitarie e senza spina dorsale. E si capisce anche come mai mentre si cerca di disarmare la gente negli USA, nel contempo scoppino guerre ovunque.
Ma si può capire anche come una fiaccolata di pacifisti sia determinante quanto un peto di mosca in una tempesta. Non sto dicendo che sia inutile, assolutamente no: sono figlia di un pacifista!, dico solo che non basta. Dobbiamo trovare delle strategie più incisive. Va bene le manifestazioni, i cortei, le fiaccolate, i documenti, le raccolte di firme etc., ma ci vuole qualcosa di più eclatante, inaspettato, vigoroso. Qualcosa che spiazzi il potere e gli metta se non paura, almeno un po’ di inquietudine. Niente di violento, sia chiaro, ma qualcosa che coinvolga la gente, le apra gli occhi, la convinca a partecipare, la faccia schierare con convinzione, costringendo chi dipende dal suo voto a tenerne conto. Anche solo organizzarci fra di noi potrebbe raggiungere lo scopo, come una volta ci riuscimmo coi girotondi e i movimenti. Ma questa volta senza abbandonare il campo con indignato snobismo. Ah la Sinistra con questa sindrome dell’Aventino! Invece noi dobbiamo, come diceva il compianto magistrato Francesco Saverio Borrelli “resistere, resistere, resistere!!”
Ma veniamo alle guerre in corso oggi. Secondo una recente stima delle Nazioni Unite, nell’ultimo anno di guerra tra Russia e Ucraina hanno perso la vita oltre 7000 civili, mentre più di 12000 sono rimasti feriti. Le valutazioni dell’ONU, però, non si fermano qui: oltre 8 milioni di persone hanno dovuto lasciare il Paese e altri 13 milioni non hanno attualmente acqua potabile e assistenza sanitaria. Per quanto sia importante raccontare e tenere alta l’attenzione su un conflitto così vicino e allo stesso tempo così violento, bisogna tenere a mente che nel mondo, si stanno susseguendo numerose guerre, scontri e violenze, di cui spesso ignoriamo l’esistenza.
E per restare nelle vicinanze: si contano già più di 9000 morti nella Striscia di Gaza nelle ultime due settimane. Si sta consumando un vero e proprio genocidio davanti ai nostri occhi, per colpa di un delinquente assassino come Netanyahu, che si nasconde impunemente dietro alla Shoà e alla miserabile scusa di distruggere Hamàs. E’ una vera e propria vergogna per tutto il mondo civile che non si aiuti la popolazione palestinese e non la si salvi dallo sterminio dell’avido e sanguinario governo di Natanyahu, cui si permette invece qualunque cosa e si promettono ricchi aiuti.
Ma, scusate, riflettiamoci: come deve sentirsi un Palestinese che vede come tutto il mondo sia corso in aiuto dell’Ucraina invasa, mentre loro vengono da anni massacrati nell’indifferenza totale di quegli stessi popoli che invece soccorrono i loro macellai? Ma di che terrorismo stiamo parlando? Giusto poi per citare quella stessa Oriana Fallaci tanto lodata e sventolata da Salvini perché di destra e contro i musulmani: “Chi ama la vita è sempre con il fucile alla finestra per difendere la vita… Un essere umano che si adegua, che subisce, che si fa comandare, non è un essere umano” (da un’intervista del 1979, di Luciano Simonelli). Curioso caso di smemoratezza. O ha diritto di ribellarsi solo un occidentale?
Intanto sento passare a bassa quota i caccia che vanno a bombardare chissà chi e chissà dove. No, non sono in Medio Oriente, sono a Cagliari, nella mia pacifica, assolata e sonnacchiosa città. Ma come sapete la Sardegna è piena di basi NATO e c’è un aeroporto militare proprio a due passi da Cagliari. Per tutta la mattina sono passati, come dicevo, degli stormi di aerei da combattimento, invisibili all’occhio, ma evidentissimi all’ascolto, con un rombo spaventoso e agghiacciante e così vicino alle nostre teste, da suscitare la preoccupazione di un possibile impatto tipo Torri Gemelle (io, fra l’altro, sto all’ultimo piano). Dalla mia terrazza si vede quasi tutta la città, ma non riuscivo a scorgere niente, a parte altri cagliaritani nelle loro terrazze a guardare il cielo come me. Siamo in guerra anche noi, tutti noi, cari amici e compagni, non illudiamoci e non raccontiamoci balle.
Barbara Fois
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