E se non podemos? Che famos?

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 28/06/2016
Elezioni spagnole: risultati quasi identici a quelli delle elezioni del dicembre scorso: nessun partito ha la maggioranza e non vuole allearsi con gli altri. E adesso?

Le elezioni in Spagna hanno riproposto una nuova situazione di stallo, esattamente identica a quella nata dalle elezioni  del dicembre scorso: nessun partito ha raggiunto la maggioranza ed è in grado di formare un governo da solo. Anche perché il Partito Popolare ( 33%) e il Partito Socialista Operaio di Spagna, PSOE (22%), che insieme avrebbero la maggioranza, non hanno però nessuna intenzione di costruire se non una alleanza, almeno una collaborazione. Rajoy, segretario del Partito Popolare, ha continuato a proporre durante la campagna elettorale quanto ha sostenuto negli ultimi sei mesi, cioè una gran coalicion ( una sorta di governo dalle ampie intese) con socialisti e Ciudadanos che garantisca per quattro anni la stabilità del paese in un quadro 'europeo'. Il leader socialista Pedro Sanchez  però finora ha risposto 'no'.Sa che perderebbe ogni credibilità davanti al proprio elettorato, contrario al PP e poi non darebbe mai a Rajoy il vantaggio di essere capo del governo. D’altra parte da soli, popolari e Ciudadanos, non arrivano alla maggioranza assoluta di 176 seggi del Congresso. Quanto alla possibilità che il PSOE si allei ai Podemos, gossip politici ci informano di una antipatia personale invincibile fra Sanchez e Iglesias leader dei Podemos.

"Ho scritto un messaggio a Pedro Sanchez per parlare alla luce di questo risultato e non ho ancora ricevuto risposta - ha detto il leader di Podemos, Pablo Iglesias, commentando il risultato delle elezioni - Rimango convinto che sia sensato riuscire a dialogare e lavorare insieme a partire dal terreno comune, condividiamo infatti un modello sociale opposto a quello attuato dal governo dei popolari". In ogni caso non raggiungerebbero la maggioranza assoluta. In realtà nessuno ce la potrebbe fare, infatti né la destra (PP e Ciudadanos = 163) né la sinistra (PSOE e Podemos = 159) arrivano alla maggioranza dei 176 seggi richiesti. La situazione resta dunque nebulosa e fluida ed è difficile capire se ci sarà una svolta e in quale direzione.

Spagna 2016 02

 

Qualcuno potrà certamente insinuare che questa impossibilità dei partiti a trovare un accordo porta a uno stallo insuperabile e che tutto ciò accade perché in Spagna non esiste il premio di maggioranza, cioè quel meccanismo perverso che fa stravincere il partito che conta anche solo un pugno di voti in più sugli altri, come invece esiste in Italia. Non è forse stata questa l’argomentazione che fu usata a suo tempo per inventare un espediente che rafforzasse truffaldinamente  chi era già forte per farlo diventare ancora più forte, invincibile, intoccabile? In nome di una imprecisata, ma tanto sbandierata governabilità, stabilità, etc.

La prima volta che questo escamotage fu proposto era il 1953 e subito fu battezzato “legge truffa” e scatenò un tale dissenso nel paese e nel parlamento che fu abrogata un anno dopo, nel 1954. Ma allora c’erano ancora ideali e politici che avevano voglia di far bene. Passarono 50 anni e sotto il governo Berlusconi, nel 2005, quando l’etica era sparita nelle feste burlesque, fu riproposta e con clausole devastanti e così eccessive che lo stesso estensore, il senatore leghista Calderoli, la definì una “porcata”. Da allora questa legge è nota come “porcellum”, ma nel dicembre del 2013 è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale e sostituita nel maggio 2015 col cosiddetto Italicum, che entrerà in vigore il 1° luglio prossimo, fra qualche giorno, dunque.

L’Italicum è anche peggio del porcellum e confidiamo di potercene liberare, con tutte le altre cosiddette riforme inventate da Renzi e dal suo sciagurato governo, atte a stravolgere la nostra Costituzione e a consegnare il paese legato mani e piedi, incaprettato come un animale.

Ma torniamo alla domanda da cui siamo partiti: dunque che si deve fare per riuscire a governare un paese, se i voti di una elezione non indicano una maggioranza precisa? E’ davvero indispensabile usare un premio di maggioranza  o è solo funzionale a stravincere, schiacciare gli altri concorrenti e far passare poi ogni sorta di legge che serve non al benessere comune, non alle esigenze dei cittadini, ma a quelle personali di un gruppo di politici e dei loro amici? In questi anni quante ne abbiamo viste di leggi “ad personam”? Troppe. E la governabilità è solo una miserabile scusa, ormai è chiaro. Perché anche con il premio di maggioranza questo paese è ugualmente ingovernabile e lo è perché nessuno di quelli che prendono in mano le redini del potere lo fa pensando prima di tutto al bene della gente, ma solo a quello della propria parte e questo vuol dire deludere le esigenze di altre parti concorrenti, che si ribellano e si comprano deputati e senatori, in un osceno mercato, che alla fine vanifica lo stesso premio di maggioranza.

Se invece il primo pensiero fosse il bene pubblico e non  quello privato ( di proprietari di cliniche o di scuole o di università private, o di industrie farmaceutiche, o di industrie automobilistiche o di banche o di enti finanziari, etc. etc.) un modo per governare insieme si troverebbe di certo, fra gruppi e partiti politici. Lo si farebbe attraverso un programma comune e concordato.

Se il bene della nazione, se il benessere dei nostri figli, se l’amore per il nostro Paese fosse al primo posto, non sarebbe necessario inventarsi tanti di questi mezzucci,  scappatoie, ripieghi per poter andare avanti e governare. Invece  per ipernutrire un pugno di parassiti sempre più avidi e sfrontati, ci stiamo infilando in un ginepraio di leggi, di disposizioni, di decreti che stanno snaturando la nostra stessa vita civile e democratica, annullando ogni regola, violando ogni norma.

Quindi osserviamo bene cosa succede in Spagna, vediamo cosa decidono di fare, se riescono tutti insieme a trovare un modo per governare, per venirsi incontro. Potrebbe essere di ispirazione anche per noi.

Spagna 2016 03

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Barbara Fois
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