Evita Melòn

di Barbara Fois - liberacittadinanza.it - 11/06/2023
Come costruire un mito: Giorgia Meloni e il culto della personalità

Allibiti e costernati assistiamo alla costruzione di un mito personale senza precedenti. Il dato più rilevante è la rozzezza con cui la costruzione procede, così smaccatamente evidente, sotto gli occhi di tutti, con escamotage banali, subito riconoscibili. Forse è la sicumera di poter fare tutto quello che si vuole, senza che nessuno possa opporsi. E’ comprensibile che la destra mostri subito di che materia è fatta, dopo tutto è stata parcheggiata per così tanto tempo in un buio mefitico… Sembra di sentirli: “ ora è il tempo del riscatto! Ora gli facciamo vedere noi! Gli portiamo via tutto quello che hanno, cultura compresa! Intanto diciamo che Dante e Manzoni sono nostri, poi vediamo cos’altro intestarci. E poi abbiamo la Treccani che ci dà un aiuto. E la Rai ce la gestiamo noi, scegliamo i dirigenti, scegliamo i conduttori e ci facciamo dei programmi che non fanno pensare…” Il modello ce l’hanno già: è quello di Mediaset di Berlusconi. In realtà è una vecchia ricetta: la cucinavano già i Romani, che erano straordinariamente bravi nelle strategie politiche demagogiche, la chiamavano “panem et circenses” . Cioè: mangia e divertiti (così non pensi). Infatti, come testimonia il poeta satirico Giovenale, “due sole cose il popolo brama sopra ogni cosa: il pane e i giochi circensi”. Era un’epoca in cui chi governava si assicurava il consenso popolare con regolari distribuzioni di grano, a volte accompagnate da elargizioni economiche, e con l’organizzazione di grandiosi spettacoli pubblici, fra cui le cruente lotte fra gladiatori, combattimenti con belve e corse con carri tirati da cavalli… vi suona nuovo?

Ma stavolta c’è di più e per far sì che si evitino figuracce come quelle raccolte a piene mani dai suoi collaboratori, la Meloni si assicura di non organizzare mai conferenze stampa ( avete visto a Tunisi? Non c’era nessuno davanti a lei), ma di quando in quando di rilasciare interviste, soprattutto a giornalisti che non pongono mai domande difficili e insidiose: un esempio a caso? Bruno Vespa. Oppure di costruirsi dei filmati ad hoc, in cui interpreta Giorgia la popolana della Garbatella, una sorta di “ Masaniella”, non certo un Presidente del Consiglio, che dovrebbe essere super partes. Questo perché sa che il suo elettorato la vuole così. E intanto, come in una partita a scacchi, posiziona i suoi pezzi, gente sua di cui si fida, nei posti chiave. E non importa che i pezzi messi lì non siano all’altezza del compito e del ruolo: tanto chi se ne accorge? La sua gente? O una sinistra troppo impegnata a litigare con sé stessa? E, mentre continua a costruire il suo personaggio definitivo, la sua Evita – icona popolare e carismatica, che viene dal popolo per il popolo, che deve tutto a sé stessa – continua e sottrarsi ad ogni tipo di confronto diretto con l’opposizione e questo forse vuol dire che ancora non ha posizionato tutte le sue pedine e che ci sarebbe ancora un margine di manovra per fare una opposizione dura… ma che mi illudo a fare??

Niente confronti con nessuno, comunque, questo è l’imput e se è necessario si smontano anche i meccanismi di controllo: vedi la Corte dei Conti. E poi i ricchi sono dalla sua parte e i poveri si possono imbambolare con la televisione, magari mandando in onda un programma come “Underdog - Ho scommesso su di me”, storie di gente che ce l’ha fatta contro ogni pronostico, esaltazione del self made man, mito americano dell’uomo che si è fatto da solo, dell’homo novus… eh? Pure ai tempi dei Romani, sì… Del resto non l’ha detto proprio la Meloni di sé stessa, nel discorso alla Camera, che ha inaugurato la svolta nella sua carriera politica? Ma guarda che combinazione, proprio un titolo a caso… e poi si affida questa pastetta a una seguace di sempre, una giornalista compiacente, vestale turibolante dell’eroina Giorgia I, regina del fantasy di cui è appassionata. C’è qualcuno tuttavia sull’Espresso e i giornali La Repubblica e Domani che sta provando a dimostrare che così non è, che la vita che ha raccontato nella sua autobiografia non è proprio quella reale e che c’è molto da scavare e da scoprire, soprattutto a livello familiare, ma vedrete che li metteranno a tacere. La destra è famosa in questo: minacce, manganelli, olio di ricino, confino…c’è da scegliere, ma quella è la vecchia versione, oggi basta avere in mano l’informazione e negare l’esistenza di ogni altra verità che quella ufficiale.

Dal canto suo la Meloni si è definita parte "di una destra liberale, cristiana, identitaria e patriottica". Insomma Dio, Patria e Famiglia: una vera novità. Un Dio da Vecchio Testamento, da “occhio per occhio, dente per dente”, niente “porgi l’altra guancia” o “ama il prossimo tuo come te stesso”. Una Patria divisa in regioni di serie A e regioni di serie B e una Famiglia dove c’è posto solo per una mamma e un papà, le altre famiglie non sono tali e pertanto non hanno diritti. Nel loro angusto, ignorante, asfittico mondo non c’è posto per la parola di Gesù, per la comprensione, per la tolleranza, per l’amore di chi in ogni modo e, pur nel diritto e nell’uguaglianza, è diverso. Come se Gesù fosse passato invano su questa Terra, o giusto per fare da facciata ai cialtroni bigotti, razzisti, misogini e omofobi, che infestano e avvelenano la nostra specie umana.

Ci aspettano tempi tristissimi, cari amici e compagni, perché questi non molleranno la presa tanto facilmente, perché sanno che se se ne vanno, non li faremo tornare mai più. Ma intanto a sinistra c’è un silenzio assordante…

 

Barbara Fois

 

https://www.repubblica.it/protagonisti/Giorgia_Meloni/

https://espresso.repubblica.it/politica/2023/05/15/news/giorgia_meloni_una_famiglia_da_film-400237737/

 

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