Cosa bolle nella pentola della destra?
Ammettiamolo: è stato una sorpresa per tutti questo risultato così vasto ed eclatante. Se potevamo augurarcelo a Roma, sperarlo a Torino, non potevamo aspettarcelo a Latina e a Varese!! Questo generale risultato negativo per la destra è un dato che va analizzato con più attenzione e con una certa prudente circospezione. Anche e soprattutto perché i dati che riguardano le proiezioni delle intenzioni di voto alle politiche non solo non sono scese, per quanto riguarda Fratelli d’Italia e la Lega, ma sono anche leggermente aumentate. E comunque FdI, secondo quelle proiezioni, continuerebbe ad essere il primo partito d’Italia. Ma chi le ha volute queste proiezioni? Ma soprattutto come ha fatto la Meloni a portare il suo partito dal 4% fino all’attuale 20%, nel giro di poco tempo? Mah… misteri italiani….
Comunque sia, visto che le intenzioni di voto sono rimaste quelle che erano prima delle elezioni comunali, come mai l’elettorato della destra non è andato a votare? Direi che proprio questo è il punto della situazione. C’è un messaggio in questo rifiuto del voto? E quale sarebbe? Che sarebbe stato meglio scegliere candidati meno improbabili? Più competenti, credibili, preparati e meno portati alle gaffes? O non sono gradite le violenze, i prepotenti, i neofascisti? Perché l’elettorato di destra è in gran parte fatto da quella che una volta si chiamava “maggioranza silenziosa”, che non si espone mai, che tiene un basso profilo, che non ama gli schiamazzi, i disordini, le proteste di piazza, i contrasti, le violenze. Gente che vuole il quieto vivere, il conformismo, il benessere, il rispetto dei ruoli e dei propri privilegi e che non può andare d’accordo con chi metta in subbuglio e a rischio il loro ristretto, ovattato mondo piccolo borghese.
Oppure – come ha sostenuto il deputato FdI Lollobrigida – Forza Nuova viene usato come spauracchio, per far paura alla gente? Ma usato da chi? Nessuno può credere davvero che gente come Fiore e Castellino siano stati mandati dalla sinistra!!! Ma non scherziamo!! E tuttavia quel numero alla CGIL, pateticamente scopiazzato dall’attacco al Capitol Hill di Washington, del gennaio scorso, non ha certo giocato a favore della destra meno istituzionale. Infatti a Trieste e in Calabria ha vinto Forza Italia, mentre Lega e FdI hanno perso – come si diceva prima – anche delle roccaforti, come Varese e addirittura Latina. Ma a Latina non c’era quel Durigon che voleva intitolare i giardinetti ad Arnaldo Mussolini? Dunque l’elettorato di destra vuole stabilità, vuole stare al centro, segue le tracce della vecchia DC; ecco perché il cavaliere ha ripreso fiato, forse perché dall’elettorato della “maggioranza silenziosa” è il più riconoscibile come leader centrista? Forse. Adesso però loro devono ricompattarsi e darsi una lustratina davanti all’elettorato, per tranquillizzarlo: tutto va ben madama la Marchesa, tutto va ben, tout va très bien… Ecco perché la riunione di mercoledì di Lega FI e FdI, nella nuova villa romana di Berlusconi, li vede in posa in varie foto di gruppo e con tanti di quei sorrisi, che sembra proprio che si mostrino i denti a vicenda.
C’è un gran daffare fra quelle fila… E forse non è solo un tentativo di restailing che il processo Ruby ter si sia concluso, giovedì 21, con una piena assoluzione del cavaliere, funzionale certo ai rumors di una sua candidatura al Colle… roba da pazzi! Ma ve lo immaginate l’ex re del bunga-bunga al Quirinale dopo quel signore di Mattarella? Ma andiamo!! E’ scandaloso solo pensarlo! La gente ha davvero una memoria corta in politica, qui in Italia! Ma all’estero però di sicuro se lo ricordano, eccome…
E comunque se la destra sovranista ha dei grossi problemi, anche FI non è da meno: la quasi rivolta della Gelmini, della Carfagna e di Brunetta irrita il cavaliere, che li bacchetta. Scrive La Stampa: “A fungere da detonatore del malessere che cova da alcune settimane è l'elezione del nuovo capogruppo a Montecitorio, dopo che Roberto Occhiuto e' stato eletto alla guida della Regione Calabria. Un'assemblea movimentata, «scossa» dal duro j'accuse della ministra Mariastella Gelmini, che invoca - posizione condivisa dagli altri ministri azzurri e dall'ala cosiddetta “governista” - un ritorno a pieno regime di Silvio Berlusconi al timone del partito, partito che deve riconquistare la leadership all'interno dell'alleanza e smetterla di appiattirsi su posizioni che nulla hanno a che vedere con la stessa storia di Forza Italia: non è più il tempo dei falchi, è la sintesi. Ma è proprio l'intervento del Cavaliere, che in una lettera designa Paolo Barelli quale nuovo presidente dei deputati azzurri, a sparigliare e acuire i malumori. “
Il fatto è che dentro FI si è aperta una spaccatura difficilmente sanabile. Nei giorni scorsi un documento è stato firmato da 26 deputati, compresi i 3 ministri: Brunetta, Carfagna, Gelmini, nel quale si chiedeva di procedere all’elezione del nuovo capogruppo con uno scrutinio segreto. I firmatari avevano scelto Sestino Giacomoni, da sempre collaboratore del cavaliere, mentre l’ala più vicino alla Lega voleva Paolo Barelli, sostenuto anche da Tajani. Il cavaliere, dopo aver detto di partecipare alla riunione per la scelta del candidato, ha invece mandato una lettera, in cui veniva designato Barelli come successore di Occhiuto. Punto. Quella parte di FI che, lontano dal cavaliere, aveva imparato ad usare la testa, c’è rimasta molto male. E ha protestato, ma Berlusconi li ha zittiti subito: il padrone è sempre lui, anche dentro e fuori dalle cliniche. E se lui decide che la linea migliore per FI (e dunque per sé) è la più prossima ai sovranisti, quella è la strada da percorrere. Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare, come direbbe il nostro Dante.
E a sinistra che succede?
Già, la sinistra è quella che ha vinto… eppure quando ho sentito i toni trionfali di Enrico Letta, mi è venuta la pelle d’oca. Mi sono ricordata della “gioiosa macchina da guerra", la coalizione guidata da Occhetto alle elezioni del 1994 contro Forza Italia: dell’entusiasmo e della certezza del trionfo che l’animava e invece dei risultati forieri di sciagure infinite, dopo le elezioni e per circa vent’anni a seguire… per non parlare del quasi pareggio di Prodi, annunciato come una vittoria travolgente… mai vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato…
Beh, sono state tranvate disastrose per il Paese, ma anche per la sinistra e infatti ancora c’è un bel caos dalle nostre parti e del resto noi non siamo abituati a serrare le fila, anche a denti stretti. No, noi dobbiamo sempre litigare fra noi, dividerci, fare i distinguo su dettagli insignificanti, come facevamo mille anni fa negli anni del ‘68: “definisci democrazia…” e giù a discutere inutilmente per ore, per settimane, per mesi… non siamo cresciuti, siamo solo invecchiati. E intanto la sinistra piano piano è sparita, ingoiata da bla bla inutili, cancellata da personaggi improponibili, autoreferenziali, narcisi e divisivi. Abbiamo perso la spinta ideale, il senso del nostro ruolo, la voglia di cambiare il mondo. Ci siamo appiattiti su posizioni che erano di altri, alla ricerca continua della conquista di un centro che non era nostro, che non ci apparteneva e che ha sfigurato la nostra identità. Come se poi gli sfruttati, i diseredati, gli emarginati, i disoccupati non avessero più bisogno di noi, fossero spariti dalla faccia del mondo. E infatti non si capisce perché questa crisi di identità: forse perché ci sono troppi democristiani fra di noi? Sì, perché basta guardarsi intorno e non è poi così difficile capire quale dovrebbero essere la nostra strada e i nostri obiettivi, non almeno adesso che la crisi ambientale e quella sanitaria, dovuta alla pandemia, ci dicono chiaramente dove saremmo necessari e i nostri giovani senza lavoro avrebbero diritto di avere maggiori opportunità di crearsi un futuro. E invece noi siamo sempre e solo alla ricerca di conquistare il centro, ma poi per farne che? Quando mai la “maggioranza silenziosa” voterà per noi?!? E dobbiamo anche smetterla di aver paura che vincano gli altri, perché è questo che ci ha cambiato e fatto allontanare il nostro elettorato. Stare all’opposizione qualche volta paga: guardate un po’ FdI!!!! Perché ti fa recuperare la tua identità e rafforza le tue posizioni…
E i 5Stelle dove si collocano? Bella domanda. In alcuni collegi erano col CS ed è andata bene, ma se non si liberano di Grillo, avranno vita sempre più difficile. Intanto si stanno sfarinando come dune nel deserto e se non vogliono restare come un miraggio, devono avere il coraggio di fare scelte radicali ed anche dolorose, ma chiarificanti. Quanto ai partitini che polverizzano il voto a sinistra per il conforto individuale di qualche narciso, sarebbe il caso di non inseguirli e lasciarli estinguere.
Vedremo come verranno usati questi prossimi mesi, quando sarà più chiaro il quadro intorno all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica: chi sarà? Che farà Draghi? Continuo a pensare che Rosy Bindi sarebbe la candidata ideale e dai “mi piace” dei lettori alla mia proposta direi che non sono la sola. E poi, gente: non c’è proprio paragone con il cavaliere, e dài!!!Ma intanto le cose nel governo continuano a muoversi, ma con quale fine? Per esempio vorrei capire perché Roberto Maroni è stato chiamato al Viminale dalla Lamorgese alla presidenza della Consulta «per l’attuazione del Protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura e del caporalato». Per zittire quella zanzara noiosa di Salvini? Può darsi, ma la sua nomina è stata avvallata di concerto oltre che dall’attuale responsabile del Viminale, Luciana Lamorgese, dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, dal ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, e dal presidente del Consiglio nazionale di Anci, Enzo Bianco. Come leggere questo segnale? La cosa più semplice è che per contrastare e zittire quel borbottone di Salvini ci voleva un altro leghista e che non fosse proprio un suo amico. Come è successo con Giorgetti. Mah… non ci resta che stare a guardare…
Barbara Fois