In medio stat VIRUS

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 11/03/2020
Tutti a casa, anche se forse troppo tardi

Come sempre noi italiani chiudiamo le stalle dopo che i buoi sono scappati. Non solo: siamo arroganti, superficiali, egoisti e cinici. Non abbiamo imparato niente dai cinesi: loro si sono attenuti alle regole e, in modo rispettoso degli altri, si sono messi in quarantena e adesso sembra siano fuori dal gorgo. Noi invece abbiamo continuato a cercare di evitare le responsabilità, a fare i furbi, a tentare di aggirare le regole, o addirittura di ignorarle. Come sempre. E poi ci sono i tanti che non hanno mai voluto rinunciare a niente, che hanno continuato ad accalcarsi in locali poco areati, in una promiscuità demenziale, prendendo in giro chi invece si atteneva alle regole e adesso si lagnano delle misure “eccessive”. Invece le misure sono giuste, anzi: arrivano tardi. Se questo “coprifuoco” fosse stato messo in atto prima, ci saremmo risparmiati il rischio di trovarci davanti a una crisi pericolosissima: quella della mancanza di respiratori. Come in tutto il sud anche qui da noi in Sardegna le disponibilità dei respiratori nei reparti di terapia intensiva sono pochissime e sarebbe criminale che i medici dovessero scegliere chi salvare e chi no. Ma finirà così, se i tanti stupidi continueranno a evadere dalla quarantena, allargando il contagio.

La gente non riesce a capire l’effettiva gravità della situazione e lo vedi dall’assalto ai supermarket di ieri, in tutta Italia, con le persone che – dimenticando le disposizioni e i dettami governativi e non osservando le distanze interpersonali – si accalcavano e si spingevano, tutti attaccati gli uni agli altri, travolti da una crisi di panico assurda e inarrestabile, i cui effetti di contagio purtroppo si pagheranno nelle prossime settimane.

Nessuno vuole rispettare nemmeno le regole fondamentali del buon senso ed è questo il pericolo maggiore, altro che il virus! Ci vuole senso civico, rispetto del prossimo, capacità di sacrificio, tutto quello che insomma manca a questo popolo di smidollati narcisisti, arroganti maleducati ed egoisti, sempre pronti a cercare una qualsiasi scappatoia. E’ il paese di 4 mafie, di amministratori corrotti, di leader marci e razzisti, di arruffoni e di speculatori sul dolore e le disgrazie altrui (nessuno dimentica le risate sul terremoto de L’Aquila), di inquinatori spregiudicati, di collusi e di furbetti e di una classe politica inetta, sempre in campagna elettorale, sempre in cerca di voti per poi non farne niente. Quindi come facciamo a dire che ce la faremo?? Chi ce la farà e a spese di chi? Una volta tanto non mentiamoci: gli italiani non sono “brava gente”. E questo ormai l’hanno capito tutti ed è per questo che ci hanno mollato, voltandoci le spalle. Gli unici che ci danno una mano sono i cinesi, che noi per primi avevamo emarginato. Che lezione di civiltà e di solidarietà!

Ma il virus ci sta insegnando anche altro: adesso tutti stanno sbattendo il muso sui guasti che 25 anni di “liberismo” demenziale hanno fatto nella sanità pubblica, massacrata da tagli continui, così come la scuola e l’Università pubbliche, per favorire i privati, amici degli amici, nel totale silenzio di una opposizione ignava e irresponsabile, quando non complice.

E noi cittadini ignari, contribuivamo intanto con le nostre tasse a costruire strutture private: cliniche belle, lussuose e costose, ma prive delle attrezzature per la rianimazione e la terapia intensiva, mentre veniva smantellata l’assistenza medica pubblica. Oggi, nell’emergenza, queste strutture mostrano nella loro inutilità, tutti i limiti di quella visione superficiale ed edonistica, che ha presieduto a tutte le scelte di questi ultimi venticinque anni, e non sono in grado di aiutare gli ospedali pubblici.

Ora tutti vedono i guasti, le speculazioni, le diseguaglianze, le soperchierie, la miopia politica, i saccheggi della cosa pubblica e vivono sulla propria pelle gli effetti collaterali di questo incessante saccheggio, nel continuo tentativo della casta politica di blindarsi una volta per tutte e diventare una oligarchia, come anche il taglio dei parlamentari aiuterebbe a fare.

E’ così che hanno cercato di blindare anche l’accesso alla professione medica, con insuperabili test d’ingresso alla Facoltà di medicina, e adesso queste scelte si ritorcono anche contro di loro e annaspano e cercano di rimediare alla mancanza di una nuova classe medica, numerosa ed esperta, assumendo giovani laureati senza nessuna esperienza e specializzazione, mentre attrezzature mai usate prima, ormai obsolete e che nessuno ha mai imparato a usare, raccolgono la polvere del tempo negli scantinati dei nosocomi.

Così, anche davanti alla odierna dichiarazione di pandemia, stanno richiamando dalla pensione primari e personale sanitario, scaricando sulle spalle del poco personale medico e paramedico attualmente in servizio, tutto il peso di una situazione ai limiti del tracollo. E’ diventata virale (è il caso di dirlo) l’immagine della povera infermiera crollata dalla stanchezza sul piano di un tavolo, ancora con mascherina, camice e guanti.

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E pensare che ancora il picco non l’abbiamo raggiunto, il peggio deve ancora arrivare e se la gente non la smetterà di cercare di aggirare le regole e non resterà confinata a casa, sarà un massacro, da cui nessuno verrà a salvarci.

Ora l’assalto ai treni, la smania di scappare dal pericolo ha insegnato a molti stolti cosa vuol dire avere paura, essere profughi, così come gli indefessi croceristi, bloccati su navi lussuose, spesso malati, abbandonati, rifiutati da tutti, imparano cosa vuol dire stare su una nave e non poter scendere a terra. Mi direte che gli uni e gli altri certo non vivono i drammi veri dei migranti e dei profughi, però possono cominciare a capire. Almeno me lo auguro per loro e per tutti noi, perché davvero non se ne può più di questa vil razza dannata di arroganti razzisti e xenofobi.

Questo coronavirus, ci sta impartendo una dura lezione, ci sta insegnando una maggiore umiltà e un diverso rispetto degli altri. C’è da sperare solo che non ci dimenticheremo tutto, dopo che l’onda nera sarà passata.

 

Barbara Fois

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