E’ un pezzo che stiamo lì a guardare prima i corteggiamenti, le avances, le lusinghe, fra PD e M5S, poi i passi indietro, i ripiegamenti, le ritirate, i passi laterali, il cambio di partners e di nuovo le fughe in avanti, gli approcci improvvisi, le pirouettes, come in una contraddanza paesana, senza poter intervenire, dire la nostra, anche mandarli a quel paese.
Qualcuno, mentre eravamo distratti, ci ha interdetto, come fossimo dei vecchi babbioni, dei relitti immemori, incontinenti, bavosi e ci impedisce di far valere la nostra opinione e le nostre reali priorità. Ma in fondo chi sono questi signori della “casta” ( più che mai sarebbe giusto dire della “crosta”)? Gente che - il più delle volte - nella vita ha tirato a campare, non ha un lavoro, una professione, una occupazione, nemmeno un hobby. Gente miracolata da un voto dato a caso, la cui unica aspirazione è quella di continuare a galleggiare fra privilegi, prebende, compensi, mazzette. Tutte cose e opportunità che nella vita mai si sarebbe sognata di avere e per mantenere questa posizione è disposta a qualsiasi compromesso, cedimento, abiura. Come caspita è successo? Come abbiamo potuto permettere tutto questo? Come abbiamo fatto a cadere tanto in basso da lasciare a costoro il potere di decidere per noi?
A ripensarci abbiamo perso tanti di quei treni, che, quanto a numero, nemmeno Trenitalia, Italo e tutte le FS messe insieme ci batterebbero. Intendo noi della sinistra, ovviamente. Ooohhhh sì, è vero, questo discorso l’abbiamo già fatto e un bel po’ di volte e senza arrivare a nulla. Perché parlarne è facile, ma riuscire davvero a incidere nella realtà è un altro paio di maniche e noi forse siamo invecchiati, ma non siamo diventati abbastanza saggi, distaccati, realisti. In noi - nonostante la nostra scellerata leadership assomigli ai capponi di Renzo e ci abbia costantemente deluso - resta sempre una infantile fiducia nel futuro, una ottimistica visione delle cose, come un mieloso film con l’immancabile “happy ending”. Qui, comunque vadano le cose, però, non ci sarà un finale felice, semplicemente non ci sarà un finale.
Tutti volevano solo togliersi dai piedi l’ingombrante e imbarazzante Salvini ed erano disposti a qualunque cosa. E adesso che lui si è tafazzianamente eliminato da solo, è come se per M5S e Pd lui fosse proprio sparito del tutto dal panorama politico: il re era nudo, ma nessuno l’aveva capito prima e adesso che il marziano è diventato un uomo qualsiasi, si sprecano le pernacchie: Flaiano docet. Oggi nessuno prende più in considerazione il leader leghista, nessuno lo teme più, gli altri politici hanno tirato il fiato e le brutte abitudini sono tornate fuori: si litiga e si contratta di nuovo per ogni cosa, come se ci fosse tutto il tempo del mondo, ma soprattutto come se il bene comune non fosse mai stata una priorità. Si stanno mettendo i paletti e contrattando centri di potere, poltrone e ruoli. Niente di nuovo, insomma: la solita pastetta all’italiana. Ma la novità assoluta è la benedizione di Grillo a tutta l’operazione. Forse ci siamo distratti un’altra volta, ci siamo persi qualche passaggio…
A questo punto davvero ci importa sapere se la nave salperà e come sarà composta la ciurma che salirà a bordo? Davvero farà la differenza un nome piuttosto che un altro? E quanto ci costeranno gli accordi fra le parti, in termini di democrazia, di tempo, di qualità e di risultati? Certamente meno di quello che costerà agli inglesi, a proposito di gente distratta, il colpo di mano di Boris Johnson con la chiusura del loro Parlamento. Come dire: stiamo in campana, che al peggio non c’è mai fine.
Barbara Fois