In politica “l’uomo che prende gli schiaffi” è sinonimo di chi è diventato bersaglio comune, capro espiatorio di una situazione difficile. E la fine del governo giallo-verde, voluta dalla Lega oggi, la è. Pochi sanno però che la definizione prende lo spunto da un film muto del 1924 di Victor Sjöström, che appunto aveva questo titolo. La trama era fortemente drammatica: uno scenziato di talento pensa che intorno a lui siano tutti buoni, si fida della moglie ( che lo tradisce sistematicamente), del suo più caro amico ( che è l’amante della moglie e gli ruba le invenzioni) e ha fiducia nel suo prossimo. Quando si rende conto della realtà, disgustato e ferito scappa via di casa e si unisce a un circo, dove diventa famoso come il clown “che prende gli schiaffi”. Inutile dire che il film ha un epilogo tragico.
Pur non essendoci i margini per una chiave drammatica come questa, tuttavia DiMaio ricorda il povero protagonista del film. Anche lui credeva di poter fare alcune riforme e si fidava del suo “socio”, che invece non ha fatto altro che pretendere e fare quello che voleva, fargli lo sgambetto appena poteva e metterlo in cattiva luce con tutti (compresa la base pentastellata, altrettanto ingenuotta) e adesso, dopo una serie continua di ricatti e minacce di staccare la spina al loro sgangherato governo, Salvini finalmente si è deciso e questo pomeriggio lo ha fatto davvero.
Se il leghista ci ha messo tanto ad arrivare a questa decisione, è perché stava prendendo tempo e valutando quanto poteva convenirgli aprire la crisi: non era sicuro di voler rischiare di finire coi vecchi alleati di una volta, ma andare a nuove elezioni lo condannerà per forza – per poter governare, non avendo abbastanza voti – a scegliersi un altro partner, che sarà certamente meno malleabile, sprovveduto e ingenuo di DiMaio. Ma il punto oscuro è che il nome che sarà certamente fatto da Forza Italia è quello di Berlusconi, che in questi ultimi tempi non faceva che pressare Salvini perché si decidesse. Evitare il cavaliere, se Salvini vuol fare un governo di destra (e non vedo cos’altro potrebbe fare) è impossibile: la Meloni infatti non ha abbastanza voti, dunque a destra davvero non resta che lui, la vecchia mummia, che si porta dietro un bel po’ di scheletri e una quantità indefinita di incognite e di pericoli, compresi i tradimenti e la compra-vendita di parlamentari.
Inoltre alla base leghista l’uomo del bunga-bunga non è mai piaciuto, ma non certo per remore morali! E’ che non gli lasciava fare la Padania per conto loro e però pretendeva che votassero le sue leggi ad personam. Ma adesso i rapporti di forze sono cambiati, il vecchio leader ha perso la metà dei suoi voti e dei propri supporter, mentre Salvini gode di una popolarità inimmaginabile prima e ha più voti di lui. Così la contrattazione fra i due deve essere stata lunga e laboriosa, ma alla fine devono aver trovato un accordo, accettato da entrambi. Le minacce di crisi, gli scontri sulla TAV, sui migranti e altri infiniti temi, erano dunque solo un paravento che copriva le trattative fra Salvini e Berlusconi. Inoltre Salvini voleva trovare un modo di far naufragare questo ridicolo governo, addossando nel contempo le colpe a DiMaio.
Il casus belli è stata la votazione sulla TAV. Ma che questa sarebbe stata terreno di scontro fra 5Stelle e Lega si sapeva da subito!Che gli uni non volessero che si facesse e che gli altri invece volessero farla, questo era chiaro fin dall’inizio e dunque fin da subito c’era un bel punto interrogativo nel loro futuro, sulla data di scadenza del loro esperimento governativo. E questo era l’elefante rosa nella stanza che tutti fingevano di non vedere.
Oggi è stata una giornata pesante in Parlamento e le minacce si sono fatte più pressanti: evidentemente Salvini stava raggiungendo un accordo con Forza Italia, sbrindellata al suo interno, ma sempre bramosa di potere e perciò desiderosa di arrivare a un accordo. E alla fine, con la solita azza da bullo, il leghista dichiara la fine del governo e asserisce che non vuole un rimpasto, o un governo tecnico di transizione e che si andrà invece alle urne a ottobre. Come se fosse lui a poter decidere come e quando, e non ci fossero ben altre figure istituzionali a stabilire i modi e i tempi: un presidente del consiglio e un presidente della repubblica, innanzi tutto, e, terzo ma non ultimo, un parlamento.
A meno che Salvini stia facendo questo teatro solo per togliersi dai piedi 4 ministri pentastellati che gli stanno sullo stomaco: a partire da Toninelli (ministro alle infrastrutture), per finire con Tria (economia), Costa (ambiente) e Trenta (difesa). Lo ha detto lui stesso nel comizio di Sabaudia, nella sua continua e inesausta campagna elettorale. Col miraggio di un rimpasto può darsi che quei boccaloni dei 5Stelle abbocchino: chissà! E così, libero dai ministri che non gli piacciono sarebbe ancora più facile mettere in berlina davanti al proprio elettorato web, DiMaio e Conte. Tutto è ancora da vedere, anche perché Conte ha fatto un discorso durissimo su quello che non sarà più disposto a sorvolare.
Che succederà dunque, adesso?
Molto dipenderà anche dai risultati dei sondaggi, dopo lo strappo di oggi, che ci diranno cosa ne pensano i rispettivi elettorati. Ma Salvini – social dipendente – sa bene che non ci si può fidare molto di questi rilevamenti e basta poco a far crollare quei numeri precari. E noi? Staremo alla finestra a guardare?
Per sconfiggere la destra cialtrona, ignorante e violenta che è davanti a noi, nel nostro futuro prossimo, ci vorrebbe un po’ di creatività, un pizzico di fantasia, un brivido di azzardo e trasgressione, un’ombra di fiducia nel futuro, una punta di ottimismo e spregiudicatezza q.b. (quanto basta), come si dice nelle ricette… e cioè??
Beh, intanto, per esempio, per cominciare si potrebbe pensare non tanto alle possibili alleanze di Salvini e la destra, ma spostare la nostra fattiva attenzione a degli accordi, delle alleanze, magari anche a tempo, mirate a raggiungere alcuni obiettivi fondamentali per noi tutti e il nostro Paese, fra 5Stelle e PD, o meglio altri partitini e movimenti della sinistra. E perché no? Ne abbiamo viste tante di mésalliance in questi anni! E non si potrebbe una volta tanto allearsi per fare qualcosa di utile? Hai visto mai…
E’ da anni che prima si cercano e poi si respingono, chissà se questa volta avranno il cervello e l’audacia di compiere una scelta finalmente utile non solo a loro stessi e che trascenda la loro sconfinata boria e meschina paura. Mah…
Cosa diceva quella bella canzone di Tenco? “ Un giorno dopo l’altro la vita se ne va e la speranza ormai è un’abitudine…”
Barbara Fois