La strage di san Valentino*

di Barbara Fois - liberacittadinanza.it - 15/02/2023
Elezioni regionali: ora 15 regioni su 20 sono governate dalla destra

Alle elezioni regionali in Lazio e Lombardia è successo quello che temevamo. Niente veramente che non sapessimo fin da subito e del resto la Lombardia era già governata dalla destra. Ma come abbiano potuto rivotare Fontana, dopo quello che è successo durante la pandemia, resta davvero un mistero. Evidentemente gli italiani sono un popolo di masochisti. Oppure sono solo dei cretini, incapaci perfino di capire cosa gli conviene di più e non dico a livello ideale, etico, morale, economico, politico, ma più semplicemente e banalmente a livello opportunisticamente personale. E così ora la destra governa non solo a livello nazionale, ma anche in quindici Regioni su venti. Al centrosinistra restano la Campania di Vincenzo De Luca, l'Emilia-Romagna guidata dal candidato alla segreteria del Pd Stefano Bonaccini, la Puglia sotto la presidenza di Michele Emiliano e infine la Toscana, il cui presidente è Eugenio Giani. Resta per conto suo la Valle D'Aosta, a guida autonomista, ma in cui la Lega è il primo partito. Le altre quindici Regioni sono tutte amministrate da una giunta di centrodestra.

E, per favore, nessuno si nasconda dietro il dito dell’astensione al voto. Sì lo so, nel Lazio è andato a votare soltanto il 36% degli elettori: una percentuale così bassa fa pensare che ci vorrebbe una legge che stabilisce un quorum non solo per rendere validi i referendum, ma anche per rendere tali anche le altre votazioni politiche e amministrative.

Evidentemente inoltre l’elettorato assente dalle urne non è certo un mistero che sia quello di CS. Ma questo non costituisce una scusa o un alibi. Anzi, è la riprova di un disamore profondo, di una sfiducia ormai irrecuperabile, di una rabbia e di un rancore insanabili, il segno di un distacco difficilmente recuperabile fra la dirigenza del CS e la sua base. La gente non è andata a votare perché i candidati non erano quelli che si aspettava, nei quali poter riporre la fiducia in un cambiamento radicale. Ha visto che la musica non era cambiata, che i nomi e le facce potevano essere diverse, ma che la sostanza era sempre la stessa e ha disertato i seggi. Non credo che il PD farà tesoro di questa ennesima sprangata sui denti: sembra che proprio non voglia capire che il suo elettorato non ne può più delle scelte sbagliate, come quella di Zingaretti che stava facendo bene come governatore del Lazio, ma ha abbandonato tutto per ambizione personale, per diventare premier e sapevamo bene tutti – meno lui – che non aveva né i numeri, né le alleanze giuste per farcela. Così (chi troppo vuole nulla stringe), ha perso tutto, ma purtroppo non riguardava solo lui l’esito di questa scelta sbagliata. Ed è questo il punto con la dirigenza di tutto il CS: non pensano mai alle conseguenze, a chi realmente pagherà lo scotto delle loro azioni.

E non parliamo del pasticcio in Lombardia, della candidatura da parte del terzo polo di una Letizia Moratti davvero improponibile e invotabile, invece di trovare un nome di prestigio e che andasse bene a tutto il CS.

Alle scorse elezioni politiche il pubblicitario Luigi Crespi, spin doctor e sondaggista, che inventò per Berlusconi il contratto con gli italiani, ha scritto della campagna elettorale del PD “La campagna del Partito democratico per le elezioni politiche 2022, quella con lo slogan 'scegli' e le due alternative secche, "è molto bella da un punto di vista grafico e creativo. Ma è una campagna fatta per perdere"

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"Le campagne servono ad allargare l'offerta politica - spiega - questa invece la restringe. Letta è cosciente di non aver speranza di vincere, il campo largo non si è concretizzato, e allora sta cercando di ottenere il miglioro risultato per il suo partito. E' un arrocco comunicativo, il tentativo di perdere il meno possibile: sai che non vinci, parli ai tuoi, scaldi i cuori ai tuoi, motivi il tuo elettorato". Certo, Crespi ha ragione: se sei consolatorio fin da prima di perdere, parti già sconfitto e la gente non ti va a votare, perché la maggior parte delle persone sono sempre pronte a scendere dal carro del perdente, così come è sollecita nel saltare su quello del vincitore. E poi ancora diceva Crespi a ADNKronos a proposito del numero dei votanti: “Fino al 1976 si recava alle urne il 90% degli elettori. Dal 1979 al 2018, abbiamo perso il 20% dell'elettorato. Qualcuno dice che oggi potremmo andare sotto il 60%. Se accade è una catastrofe politica e sociale. Queste dunque sono le tre grandi incognite, quanto vince Meloni, quanto perde Letta, quanti votano. Il resto è teatro, non c'è partita".

Anche stavolta le cose erano messe così, perché il CS e il PD in particolare non hanno davvero meditato sui veri motivi della sconfitta di pochi mesi prima, perché nessuno vuole ammettere non tanto di avere sbagliato e quanto, ma dove ha sbagliato, in cosa e perché. Dobbiamo solo chiederci se questo verrà fuori una buona volta dal Congresso del PD, se insomma ci sarà finalmente non tanto una palingenesi, ma almeno un chiarimento, una svolta…. già…sono una persona piena di immaginazione, ma chissà perché, la mia fantasia non arriva a tanto…

Barbara Fois

 

*il riferimento al massacro della mafia irlandese da parte di quella italo-americana di Al Capone, il 14 febbraio del 1929, è puramente casuale…

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