Davvero questi fascisti al governo ormai non hanno più nessun pudore a rivelarsi per quello che sono: dei nostalgici del tristo ventennio, è roba da pazzi! Dopo le sparate di Sangiuliano, ministro della cultura (lasciamo tutto minuscolo, datemi retta) che ha sostenuto che : “Il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri.”, aggiungendo poi che “ La destra ha cultura, deve solo affermarla», adesso è di scena Rampelli…ma andiamo per ordine.
Che Dante fosse di destra è una affermazione talmente anacronistica e falsa che non si può prendere nemmeno in considerazione, ma l’obiettivo è invece da considerarsi e attentamente, anche. Infatti è il tentativo di costruire una credibilità all’esistenza di una “cultura di destra” – che non esiste proprio nei fatti – intestandole addirittura una paternità che è invece patrimonio di tutti, ben oltre le divisioni politiche fra destra e sinistra, che esistono solo da poco più di un secolo emmezzo. Forse rendendosi conto di essersi esposto troppo, Sangiuliano si è affrettato a specificare di non voler lavorare a una “egemonia di destra” che sostituisca quella di sinistra (gli piacerebbe!), ma di generare una cultura “della nostra nazione”.
Questo bisogno di collocare la destra italiana in una cornice un tantino meno grezza del solito, resta comunque permeato da un sentimento nazionalistico autarchico penosamente datato e lo dimostra il progetto di legge di Fabio Rampelli, vice presidente della Camera, che dopo un secolo esatto (1923) torna al vecchio progetto di sostituire tutte le parole straniere con parole italiane, come promosso dall’allora Ministero della Cultura Popolare (detto appunto Min.cul.pop), ma questa volta ogni infrazione sarebbe multata da somme a dir poco esagerate: da 5mila fino a 100mila (!!) euro. Nemmeno il fascismo era arrivato a tanto!
Ma vediamo il testo della legge:
Articolo 1: "La Repubblica garantisce l'uso della lingua italiana in tutti i rapporti tra la pubblica amministrazione e il cittadino nonchè in ogni sede giurisdizionale".
Articolo 2: "La lingua italiana è obbligatoria per la promozione e la fruizione di beni e di servizi pubblici nel territorio nazionale". Ovvero gli enti pubblici e privati "sono tenuti a presentare" in lingua italiana qualsiasi documentazione "relativa ai beni materiali e immateriali prodotti e distribuiti sul territorio nazionale". E ogni informazione presente in un luogo pubblico "ovvero derivante da fondi pubblici" deve essere trasmessa in lingua italiana.
Articolo 3: Inoltre, per ogni manifestazione, conferenza o riunione pubblica organizzata nel territorio italiano è obbligatorio "l'utilizzo di strumenti di traduzione" per garantire "la perfetta comprensione in lingua italiana dei contenuti dell'evento".
Articolo 4: "Chiunque ricopre cariche" all'interno delle istituzioni italiane, della pubblica amministrazione, di società a maggioranza pubblica e di fondazioni "è tenuto" alla conoscenza e alla padronanza scritta e orale della lingua italiana, "le sigle e le denominazioni delle funzioni ricoperte nelle aziende che operano nel territorio nazionale" devono essere in lingua italiana. E anche i "regolamenti interni delle imprese che operano nel territorio nazionale" devono essere redatti in lingua italiana.
Con l'articolo 5 si punta a modificare l'articolo 1346 del codice civile, ovvero diventa obbligatorio l'utilizzo della lingua italiana nei contratti di lavoro: "Il contratto deve essere stipulato nella lingua italiana".
L'articolo 6 della pdl prevede che negli istituti scolastici di ogni ordine e grado e nelle università pubbliche italiane "le offerte formative non specificamente rivolte all'apprendimento delle lingue straniere devono essere in lingua italiana".
Con l'articolo 7 si istituisce presso il ministero della cultura "il Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana nel territorio nazionale e all'estero": sarà presieduto da rappresentanti dell'Accademia della Crusca, della società Dante Alighieri, dell'istituto Treccani, del ministero degli affari esteri, del ministero dell'istruzione e del merito, dell'università e della ricerca, del dipartimento per l'editoria della presidenza del Consiglio e della Rai. Dovranno promuovere "la conoscenza delle strutture grammaticali e lessicali della lingua italiana", l'uso "corretto della lingua italiana e della sua pronunzia" nelle scuole, nei mezzi di comunicazione, nel commercio e nella pubblicità; l'insegnamento della lingua italiana nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle università; "l'arricchimento della lingua italiana allo scopo primario di mettere a disposizione dei cittadini termini idonei a esprimere tutte le nozioni del mondo contemporaneo, favorendo la presenza della lingua italiana nelle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione"; nell'ambito delle amministrazioni pubbliche "forme di espressione linguistica semplici, efficaci e immediatamente comprensibili, al fine di agevolare e di rendere chiara la comunicazione con i cittadini anche attraverso strumenti informatici".
L'articolo 8 tratta il tema delle sanzioni: "La violazione degli obblighi di cui alla presente legge comporta l'applicazione di una sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 5.000 euro a 100.000 euro"
E a proposito dell’Accademia della Crusca: il commento a questa legge è stato “ridicolo”.
Stamattina giovedì 6 aprile su La7, nella trasmissione di Omnibus, guidata da Gaia Tortora, Rampelli è intervenuto per spiegare che sarà la pubblica amministrazione a venire sanzionata, non i privati cittadini. Ci dobbiamo credere?
Il regime fascista a suo tempo si diede molto da fare per disciplinare l’intero repertorio linguistico italiano, con l’obiettivo di recuperare “la purezza dell’idioma patrio”, come disse Mussolini in un discorso del 1931. Nel 2014 nel corso di “Venezia 71”, cioè la 71esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, fu presentato un documentario dell’Istituto Luce a cura della linguista Valeria Della Valle e del regista Vanni Gandolfo dal titolo “Me ne frego! Il fascismo e la lingua italiana”, accolto con grandissimo interesse, perché analizza una storia apparentemente marginale e poco conosciuta ai più . il documentario consiste in una carrellata di filmati e immagini d'epoca, molti dei quali degli assoluti inediti, che ripercorrono la campagna linguistica condotta dal fascismo contro gli esotismi, ritenuti lesivi dell’identità e del prestigio nazionali. Questa crociata cominciò, esattamente 100 anni fa, l’11 febbraio 1923, con l’introduzione di una tassa sulle insegne straniere e perseguìta con accanimento attraverso una capillare propaganda intimidatoria che coinvolse la scuola, la radio e la stampa. “Il quotidiano La Tribuna, nel 1932, bandì un concorso per sostituire 50 parole straniere, fra il 1932 e il 1933; il famoso scrittore Paolo Monelli tenne una rubrica sulla Gazzetta del Popolo chiamata Una parola al giorno, dove sceglieva una parola straniera e dimostrava che esisteva quasi sempre una parola italiana da proporre in sostituzione (che poi raccolse in un libro, Barbaro dominio).”
L’adattamento o la sostituzione di parole straniere fu affidato a letterati e linguisti. La sostituzione più famosa è quella ideata da D’Annunzio, che sostituì la parola inglese sandwich con quella italiana tramezzino. Fra i linguisti maggiormente accreditati, Bruno Migliorini, introdusse nella lingua italiana alcune parole destinate a restarci per sempre, come “regista” al posto di “régisseur” e “autista” per “chauffeur”. Per “film” venne adottata la parola “pellicola”, per apache “teppista”, per claxon “tromba o sirena”, “primato” per record, “slancio” per “swing” e negli alberghi i “menu” divennero “liste”.
Questa operazione oggi sarebbe impossibile: la gente vive sui social, dove la gran parte delle cose che vengono scritte fanno parte di una sorta di globish, assolutamente insostituibile.
Per altro è vero che ci sia un eccesso di anglicismi nel nostro parlare quotidiano, ma questo dipende anche dal nostro asservimento politico (e per molto tempo anche economico) all’America. Ci siamo appiattiti su questa sudditanza in modo pedissequo e talvolta ridicolo, al punto da pronunciare parole latine all’inglese: è il caso per esempio di plus che viene pronunciato plas, di junior che vien detto gianior, di sponsor che al plurale qualcuno anglicizza in sponsors, mentre è parola latina che signica garante ed al plurale farebbe sponsores e mai certamente sporsors!! E via via di strafalcione in castroneria, senza nemmeno un dubbio. Per non dire che per ottenere dei fondi di ricerca in ambito universitario, la richiesta insieme alla descrizione della ricerca stessa dovevano essere scritte in inglese. Avete capito bene: una ricerca italiana fatta da un qualsiasi ricercatore italiano, inviata all’organo di controllo italiano, per ricevere fondi stanziati in Italia, doveva essere tradotta in inglese: perché?? Mah… Un argine a tutta questa stupida dipendenza certamente sarebbe un bene augurabile. Così come trovo giusto che le pubbliche amministrazioni si rivolgano ai cittadini in modo comprensibile: già il “burocratese” usato è di per sé difficile da capirsi, se poi lo infarciamo di anglicismi siamo proprio conciati! Ma da qui a stravolgere e punire con multe pazzesche ogni uso e abuso di parole straniere è davvero intollerabile, una censura inaccettabile. Questi sono processi che vanno proposti e non imposti, spiegati e non coartati, vanno fatti coi cittadini, non contro di loro.
Ho letto alcuni commenti davvero molto divertenti in appendice a un articolo sul pdl Rampelli su “Il fatto quotidiano”, che voglio condividere con voi: uno diceva: “Io propongo una legge pro congiuntivo. E la pena di morte per chi scrive pó con l'accento, o qual’è... Scudisciate a chi usa "piuttosto che" come sinonimo di "in alternativa a”... Insomma i termini inglesi è proprio l'ultimo dei problemi dell'italiano medio che usa l'apostrofo al posto dell'accento e viceversa.” E l’altro si chiedeva:” Quei genitori che hanno figli col nome Bryan, Kevin,Ethan,Joshua e Dylan saranno preoccupatissimi…”-
Nel frattempo la Meloni ha depositato, il 25 gennaio scorso, il progetto di istituire un “Liceo sul Made in Italy”. Sarà multata? Ma questi qui non si parlano mai?? Santa paletta!!!
Barbara Fois
Approfondimenti
https://www.fanpage.it/La proposta di legge di Fratelli d'Italia contro le parole straniere a firma di Rampelli: cosa prevede (today.it)